“Il segno guizza nelle sue architetture primarie (in senso primitivo), nella totale ambiguità, il solco traccia il chiodo per lasciare la sua impronta esistenziale.
La voglia di andare dietro alle cose, dentro alle possibilità significanti — naufragare nel ghirigoro della linea — non sapendo mai se emerge oppure affonda.
La cosa certa è quella di rischiare tutto per vedere fino a che punto si riesce ad approdare al di dentro del proprio io.
Girare – danzare – cantare – vedere come dalle estremità delle dita nasce il segno della memoria.
Il segno emerge dalla memoria avendo una sua vitalità magica.
Correre attraverso le tracce che l’uomo ha lasciato nella sua esistenza, usarle, farle rivivere del loro significato originario, non avendo mai paura di rimanere fuori dal tempo, dato che si riesce a fermare il tempo solo lasciando la propria traccia prolungata all’infinito.
Specchi della memoria che servono al sole ” per specchiarsi “; per poi proiettare i suoi raggi nello spazio, senza un ordine preciso.
Affondano le radici nella terra arata i miei piedi, per trasmettere alla mia mente il profondo respiro di essa.
Musica segnica guizza nelle vene del mio corpo”.
Angelo Casciello, 1982
Tratto dal Catalogo: “Angelo Casciello”
Edizioni Studio Oggetto, Caserta, 1986
Aperto 86 – Biennale di Venezia 1986
