Con il loro simbolico “tessuto formale” e la rarefatta atmosfera onirica, le opere di Stefano Festa bene si prestano ad una lettura in chiave psicoanalitica: quasi un gioco di emozioni, di “scatole cinesi ” che vanno man mano svelandosi una nell’altra.
Intrigante lettura a posteriori, quindi, che dall’esterno verso il profondo dell’Io crea una sorta di filo di Arianna, in un inverso percorso rispetto al lavoro dell’artista e a lui stesso per alcuni tratti sconosciuto.
L’osservatore viene qui catturato nel tentativo di partecipare al “gioco magico” di contrapposizione fra forze psichiche opposte, fra cariche e contro-cariche delle istanze psichiche (Io, Es, Super-Io), in un equilibrio mai statico, continuamente cercato e rinnovato, quasi a provare questo “elastico psichico”.
L’atmosfera è carica, sospesa, trattenuta dalla perenne attesa dell’evolversi di queste forze nel loro “elastico destino”.
E nel bisogno di intervenire in tale gioco di “magiche atmosfere” che ci sentiamo tentati di slegare quel “mondo ” per seguirne la traiettoria oltre la tela.
Per dirla con E.H.Gombrich: “… vorremmo in tale atmosfera compressa e apparentemente immobile liberare le forme nel tentativo di trovarne la naturale conseguente esplosione, in una sorta di sublimazione psichica”.
Il suo è un linguaggio lucido, fra il sogno e la realtà, senza incertezze, senza sbavature e ripensamenti, dove il colore nitido è “origine e confine ” di forme concrete e fantastiche.
In tale tessuto idee preconscie affiorano alla superficie: i fantasmi del passato, i desideri del profondo, i vissuti emozionali, spinti dall’Es e filtrati dal Super-Io, assumono forme simboliche apparentemente chiuse su se stesse, “sigillate ” in una sintesi estrema, dove il mito e l’infanzia si congiungono, dove si fondono realtà psichiche profonde o la personale interpretazione del concreto (dal tempio al globo, ali ‘elmo, ai pesci).
La scacchiera ne è il “supporto spaziale ” privilegiato; misura prospetticamente la scena e al contempo la apre prolungandola al di fuori del quadro, quale pavimento del “palcoscenico della vita” di sapore metafisico.
Le sue emozioni tanto cariche quanto trattenute, vengono “compresse” in misteriose “corazze” cromatiche: gli Elmi.
Forse la forma simbolica più significante nella pittura di Stefano Festa: I ‘Elmo è quasi sempre presente come rappresentazione dell’Io, integro o forte nella sua ferrea sfericità, frantumato nei piani cromatici che ne compongono la superficie.
L ‘Io cosi cromaticamente sfaccettato in molteplici e profonde necessità istintuali, nelle prorompenti e contrastanti pulsioni (Es.), si ricompone nell’Elmo che lo solleva e difende (meccanismi di difesa dell’Io) dall’ambiente visivamente ordinato e controllato della prospettiva metafisico – rinascimentale.
Sulla stessa scena l’Io sembra misurarsi in una sorta di “torneo cavalleresco”, ora con le “corde” del Super-Io, ora con le istanze sociali, di fronte alle quali cedere il passo.
I pesci richiamano più che mai questi ‘fantasmi” dell’Io sociale, quali frammenti di vissuto sociale che dominano rincorrendosi nel mare degli istinti profondi.
In una pittura per contrasti fra colori e forme sempre conchiuse e piene di significati, il motivo della sfera si contrappone alla linea spezzata delle forme piane e sottili, continuamente angolate e forate, a creare l’effetto “scintilla”, la scarica elettrica emotiva.
E cosi che la voluta immobilità scenica si carica di “imminente dinamicità” catturando lo spettatore nell’attesa dell’evento.
Bene si adatta alla pittura di Stefano Festa, enigmatica e diretta al contempo, il concetto di Lionello Venturi, “… toglie il carattere temporale, sembra uscire nella condensazione onirica dal rapporto tempo – spazio.. .”.
L’artista raggiunge, infatti, una sintesi che è condensazione onirica dei significati, in un’avvincente dialettica fra sogno e realtà, con un proprio e ben determinato valore espressivo.
Antonia Cagnoni
Milano, marzo 1997
Tratto dal Catalogo: “Stefano Festa – Archeosofia del futuro”
Comune di Lecco – Assessorato alla Cultura
Musei Civici – Lecco
19 settembre – 4 ottobre 1998
Torre Viscontea – Lecco
Testi di Norman Zoia, Antonia Cagnoni, Vittorio Viola, Maria Olimpia Riva