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Dissonanze e assonanze tra Arte e Mercato

Dissonanze_E_Assonanze_Tra_Arte_E_Mercat_02Strategie di mercato, investimenti, marketing aziendali. Forme d’arte della nuova generazione imprenditoriale, che influenzano e determinano il modo di fare…… arte, arte che parla contemporaneo.
Maestri come icone russe risplendono d’oro nell’olimpo dei più famosi business man, dove si manovrano le fila dell’impero finanziario, con un’abilità prospettica degna di Piero della Francesca.
Punti di fuga convergenti verso Christie’s e Sotheby’s, case d’asta riservate ad una cerchia molto ristretta di artisti. Spazi dove i prezzi lievitano in maniera vertiginosa, sorprendendo perfino gli esperti del settore.
Luoghi, dove l’arte si respira nell’intuito dei galleristi, nei mezzi economici dei mecenati, nel carisma di grandi uomini d’affari.
Una sfera che nella sua perfezione circolare racchiude la sintesi del rapporto arte – potere.
Sinestesie e antitesi riflesse sulla superficie convessa della globalità culturale, ai vertici del controllo commerciale.
E gli artisti? Gli artisti fluttuano, come semplice comparse di un complesso sistema di vendita, tra i dedali di galleristi, collezionisti e direttori di musei.
Lucian Freud, Bruce Nauman, Jasper Johns, sono alcuni dei personaggi del momento, dominati dalle operazioni finanziarie dei potenti e dominanti nella creatività di linee espressive, che traducono il quadro in un buon affare da concludere con prezzi record.
Sofisticate tecniche gestionali e un’ottima percezione cognitiva ne determina il valore in una altisonante altalena di quotazioni.
Dall’alto delle loro cattedrali, Larry Gagosian, Nicholas Serota, Glenn Lowry, tra i tanti, hanno sostituito Leo Castelli, Ambrosie Vollard e Peggy Guggenheim, figure mitiche del mecenatismo. Una missione, la loro, da portare a termine nel rispetto dell’arte e in simbiosi con l’artista.
Logica imprenditoriale e valore simbolico dell’opera, nella coerenza di una scelta che ha catturato la bellezza come dono per l’eternità.
Stili di vita e concezione di pensiero che pone la figura del mecenate come anello di congiunzione tra la storia da leggere e quella da scrivere.
Arte non al servizio del mercato ma, concepita nella profondità di un dualismo tra artista e pubblico, dove il sistema gestionale si polverizza nella codificazione del linguaggio contemporaneo, perché come affermava Schiele “l’arte non può essere moderna è eterna”.

Antonella Iozzo