di Giorgia Mocci.
Questo articolo è parte della rassegna “Altre Ecologie – Quando l’Arte protegge il Pianeta“
Evento in partnership con “La Nuova Ecologia“

Da sempre, l’arte non è solo fine a sé stessa, ma anche portatrice di messaggi, concetti e principi che gli artisti vogliono veicolare per rappresentare la propria visione del mondo. Negli ultimi anni particolare attenzione è stata prestata alla tutela della natura e degli animali: due dimensioni che, vittime dell’esponenziale crescita demografica e del selvaggio sfruttamento delle risorse naturali, sono sempre più in equilibrio precario. Per questo motivo, a livello nazionale e internazionale, sono state tantissime le iniziative artistiche che hanno avuto quale obiettivo quello di salvaguardare le specie animali a rischio d’estinzione e la bellezza della biodiversità.
A livello collettivo è stato portato avanti dal Center for Biological Diversity il Progetto murale sulle specie in via di estinzione con il coinvolgimento di artisti e scienziati per rappresentare con dei murales nelle strade delle principali città e località degli Stati Uniti le specie locali in pericolo, allo scopo di spingere le persone a creare delle connessioni tra conservazione e forza della comunità. Il progetto, guidato dall’artista Roger Peet, vuole sensibilizzare la giungla urbana alla tutela del mondo naturale e delle diverse specie che ne fanno parte.

Uno dei murales più significativi del progetto è quello dedicato ai bombi arrugginiti, api pelose a lingua corta tutelate a livello legislativo dall’Endangered Species Act del 2017 ma che non hanno ancora un habitat protetto: il Center for Biological Diversity sta lavorando per ottenerlo. Il murale è situato nel quartiere di Linden a Columbus, Ohio, ed è stato realizzato dall’artista Kenia Lamarr con l’aiuto di studenti e volontari del luogo.

Endangered Species è un’altra importante mostra curata nel 2018/2019 da Barbara Matilsky presso il Whatcom Museum di Bellingham, nello stato di Washington in cui vennero esposte opere di 60 artisti internazionali che esploravano a fondo il legame tra arte e scienza naturale mediante cinque temi interconnessi. La mostra aveva come obiettivo quello di far capire come l’arte contribuisca in maniera potente alla conservazione della natura, oggi particolarmente in pericolo. I temi trattati dalla mostra spaziavano dalla celebrazione della bellezza e della complessità della biodiversità alla rappresentazione del concetto di estinzione naturale, mediante tutta una serie di opere raffiguranti animali preistorici e libri di storia naturale dell’Ottocento; particolare attenzione poi è stata dedicata alle estinzioni causate dagli uomini, trasformate in ritratti e nature morte, e alle specie attualmente minacciate, portando il pubblico a riflettere sulle proprie responsabilità nei confronti del Pianeta.

Proprio in tema di responsabilità umana e collettiva nei confronti degli animali, l’organizzazione no profit newyorkese SaveArtSpace ha organizzato nel 2022 la mostra d’arte pubblica “Animal Liberation”. Gli artisti scelti, tra cui Kate Louise Powell, Camila Rosa e Philip McCulloch-Downs, si sono concentrati su concetti come l’etica e la libertà, portando l’attenzione sulle lotte contro gli esperimenti sugli animali, molto diffusi nell’industria alimentare e della moda. Il loro messaggio era chiaro: dobbiamo tutelare gli animali e garantire la loro libertà attraverso vere e proprie proteste.
Un altro progetto ambientale è stato portato avanti dal WWF Italia dal 13 al 17 marzo 2024 attraverso la mostra Il panda siamo noi dei fotografi Roberto Isotti, Alessandro Dobici e Alberto Cambon. L’obiettivo era quello di riconoscersi nella natura con lo scopo di imparare a proteggerla perché soltanto così saremo in grado anche di proteggere noi stessi. Dopo un viaggio alle isole Svalbard, Isotti e Dobici hanno deciso di realizzare questa esposizione, articolandola in due sezioni: nella prima i protagonisti sono 12 dittici che comprendono il ritratto di un artista affiancato a quello di un animale appartenente ad una specie a rischio. L’obiettivo di questi dittici è la creazione di una connessione tra specie umana e specie animale, a sottolinearne l’interdipendenza e la mutua influenza. La seconda sezione, dedicata alla biodiversità oggi a rischio d’estinzione, è invece composta da 32 ritratti di animali facenti parte del progetto fotografico Homo ambiens, avviato nel 1993 da Alberto Cambone e Roberto Isotti per documentare i complessi meccanismi della vita e della natura; il nome del progetto, Homo ambiens, vuole sottolineare la necessità, per la specie umana, di ritornare a inserirsi e a integrarsi nella natura, a marcare una vera e propria nuova tappa evolutiva.
Al di là di progetti collettivi o curati da grandi istituzioni, anche a livello individuale sono numerosi gli artisti che si sono occupati di specie a rischio d’estinzione e di animali in generale.

Hrair Sarkissian, ad esempio, è un artista siriano trapiantato a Londra. È un fotografo concettuale e spazia dalla fotografia al video, dalla scultura al suono e all’installazione. In particolare, nell’installazione multimediale del 2018-2019 Final Flight racconta l’Ibis Eremita, un uccello che ha un valore simbolico e culturale in Siria. Nonostante fosse stato dichiarato estinto nel 1989, nel 2002 nel deserto siriano vicino a Palmira è stata scoperta una colonia di sette esemplari sopravvissuti. Quest’ultima è poi scomparsa definitivamente nel 2014 in seguito alla distruzione di Palmira; l’artista ha utilizzato le ultime foto da lui scattate e delle ossa recuperate per realizzare sette calchi di resina che narrano il percorso migratorio dell’ibis, a simboleggiare anche la migrazione del popolo siriano.

Anche l’artista statunitense Jenny Kendler ha utilizzato la propria arte per trasmettere un messaggio ecologista e denunciare le minacce alla biodiversità, concentrandosi in particolare sulle tematiche del cambiamento climatico. Tra le sue opere ecologiste, si ricorda Close to You, installazione permanente presso l’Aeroporto Internazionale O’Hare della Città di Chicago. L’opera riprende il testo dell’omonima canzone della cantante statunitense Karen Carpenter per sensibilizzare in merito alla morte di migliaia di uccelli ogni anno a causa della collisione con edifici in vetro. Le scansioni in 3D dei corpi degli uccelli, recuperati dall’artista stessa, sono esposte in teche che a loro volta recano incisa la forma degli impatti che hanno causato la morte di questi animali, a costituire una sorta di memoriale permanente.

Gli uccelli sono protagonisti anche delle installazioni dell’artista coreana Jean Shin, celebre per la creazione di sculture elaborate per le sue installazioni site-specific utilizzando dei materiali di scarto accumulati. In Pearch, Jean Shin indaga sulla temporalità e sulla rigenerazione, concentrandosi sugli uccelli bobolink, specie a rischio di estinzione, che utilizzano le praterie e i campi di fieno per nidificare. L’artista ha realizzato delle piattaforme scultoree con alberi caduti che possono essere visitate dal pubblico che quindi partecipa al monitoraggio della specie dei bobolink. Le sculture hanno lo scopo di sensibilizzare su questa specie in via d’estinzione e sul suo habitat.

La questione dell’estinzione delle specie è la colonna portante di Extinction Studies, una performance della durata di dodici mesi condotta dall’artista tasmaniana Lucienne Rickard. Il progetto è iniziato il 6 settembre 2019 e, a causa dell’emergenza per la pandemia di COVID-19, si è fermato al 24 gennaio 2021.
L’artista ha poi ripreso i suoi studi nel 2022 passando gran parte del suo tempo nel foyer del Tasmanian Museum and Art Gallery a disegnare una specie in situazione critica. Dopo aver realizzato il disegno, lo cancella iniziando a realizzarne un secondo su un’altra specie australiana in pericolo sul medesimo foglio. L’artista ripete poi la stessa operazione di cancellazione. Questo processo di disegno e cancellazione, che l’artista chiama anche evoluzione ed estinzione, viene ripetuto per dimostrare che la carta si deteriorerà e i trucioli di gomma invece si accumuleranno. Il titolo del progetto, Extinction Studies, connette arte e scienza: uno studio è un termine tecnico dell’arte e allo stesso tempo una pratica con cui si dedica tempo alla comprensione di un determinato argomento.

Analogamente, il fotografo, autore e ambientalista collaboratore del National Geographic Magazine Joel Sartore è specializzato nella documentazione di specie in via d’estinzione e di paesaggi a livello internazionale. 20 anni fa ha fondato Photo Ark, un progetto documentaristico volto a salvare le specie e gli habitat a rischio. Attraverso i suoi ritratti, Sartore vuole far capire che, guardando gli animali direttamente negli occhi, possiamo scorgere tanta bellezza e intelligenza. Tutte le specie sono importanti per la nostra sopravvivenza: l’obiettivo di Sartore è quello di mostrare al mondo il significato di biodiversità e fare sì che tutte le persone abbiano a cuore la salvaguardia delle specie; a suo avviso, quando salviamo una specie stiamo anche salvando l’umanità. Il noto documentarista e Photo Ark sono anche i protagonisti della serie televisiva RARE, dove vengono documentate le specie più minacciate sulla Terra.

Il giovane artista piemontese Marco Grasso si dedica a sua volta a soggetti naturalistici, specialmente specie a rischio d’estinzione, per rappresentare la maestosità e la biodiversità del mondo animale. I suoi soggetti, come la tigre siberiana, il leone, l’aquila o la zebra, sono colti isolati e in comportamenti o situazioni che fanno risaltare le loro peculiarità fisiche e caratteriali.
Sulla stessa lunghezza d’onda lavora Steve McCurry, artista americano che dal 1972 fotografa animali per raccontare storie emotive e relazioni interpersonali. Il suo progetto Animals raccoglie fotografie che indagano sul rapporto tra esseri umani e animali; McCurry riesce proprio a catturare quel legame emotivo che si crea tra le due specie, come nello scatto Kathmandu, Nepal, 2013. Non mancano denunce sui danni ambientali causati dall’uomo: una delle immagini più famose è quella di tre dromedari che attraversano i pozzi di petrolio in fiamme, sottolineando con ciò l’impatto che la guerra del Golfo ha avuto a livello ambientale e faunistico.

La statunitense Laura Ball rappresenta invece gli animali in via d’estinzione con gli acquerelli, la tecnica che più la contraddistingue. In Growing Pains (2010) l’artista raffigura un rinoceronte ad acquerello, il quale al suo interno contiene specie animali in via di estinzione o estinte, a dimostrazione di come quello che può accadere a un singolo animale può accadere anche a tutti gli altri, considerando la connessione che si viene a creare tra tutte le specie. La raffigurazione di questi animali come se fossero un intreccio di specie differenti sembra essere una rappresentazione poetica di come gli esseri viventi sono interconnessi gli uni agli altri, di come ogni nostra azione assume un certo peso sull’ambiente, sul clima e anche su tutte le altre specie animali e vegetali.

La salvaguardia di animali e ambiente costituisce la base artistica di Marco Tarascio, street artist romano conosciuto con il nome d’arte Moby Dick. Oggi è il responsabile per le arti visive di Sea Shepherd, organizzazione internazionale senza fini di lucro che vuole salvaguardare l’ecosistema marino proteggendo anche le varie specie. Nei suoi murales l’artista dipinge grandi balene, giraffe, tigri, squali, granchi e tante altre specie animali protette per lanciare dei messaggi chiari: mettere fine allo sfruttamento animale, alla pesca illegale, allo sterminio di specie in via d’estinzione e al bracconaggio.
Le specie in pericolo sono i soggetti degli otto ritratti realizzati dallo statunitense Cal Robinson nel 2022, con l’intento di celebrare il 50° anniversario dell’Endangered Species Act (ESA), promulgato dagli Stati Uniti per garantire la protezione del 99 % delle specie a rischio d’estinzione. I ritratti di Robinson servono per elogiare gli sforzi effettuati da parte di varie organizzazioni e comunità: ognuno di essi mira a creare una connessione tra spettatori e specie rappresentate, focalizzandosi sugli occhi e sui dettagli espressivi al fine di scoprire i tratti caratteriali di ogni animale. Robinson sintetizza efficacemente il potere incredibile dell’arte: quello di raccontare storie suscitando emozioni. “Portando” le specie a rischio d’estinzione nelle case delle persone, l’artista cerca di creare una connessione emotiva che spinga gli uomini a proteggere e conservare le specie.

Si occupa di ambiente e di animali anche il britannico Jeremy Deller con il suo Bats Project in cui sono inclusi lavori come Exodus, 2012, in cui Deller ritorna in Texas per filmare le grotte di pipistrelli una seconda volta dopo il suo primo documentario, Memory Bucket, 2003. Con Exodus, 2012 l’artista sostiene che ha voluto vivere l’esperienza di milioni di pipistrelli che gli volano attorno.
Gli artisti citati sono solo un esempio dello sforzo, a livello collettivo e individuale, di utilizzare l’arte come veicolo di consapevolezza e sensibilizzazione. La tutela della fauna è un argomento più che mai attuale, nei confronti del quale tutti noi abbiamo una responsabilità condivisa. Essere più consapevoli del nostro impatto sul Pianeta è essenziale per preservarlo per le generazioni future. E l’arte, con la sua potenza emotiva e narrativa, può ora più che mai ricoprire il ruolo che le compete: creare bellezza e sensibilizzare le coscienze ai problemi della nostra epoca.
Giorgia Mocci
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