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Ab ovo: luci, misteri e alchimie – Mostra collettiva
sabato 13 Aprile 2024 - domenica 2 Giugno 2024
sede: Castello della Rovere (Vinovo, Torino).
cura: Giordano Berti, Letizia Rivetti.
“Tutto nasce da un uovo”… Da questa semplice considerazione è nata l’idea di una mostra che è più di una mostra. È una vera e propria immersione nella dimensione mitica, magica, religiosa e favolosa dell’uovo, dall’antichità a oggi. Il porgetto scientifico è di Giordano Berti, storico dell’esoterismo nell’arte, mentre l’allestimento scenografico è firmato dalla designer Letizia Rivetti.
Sede dell’esposizione è il Castello Della Rovere di Vinovo (Torino), dove un allievo del Pinturicchio dipinse, intorno al 1520, una cornice a grottesca con una scena alchemica: una fenice esce da un uovo che arde su un fuoco. ma questo castello nasconde un altro segreto alchemico. Qui, alla fine del Settecento, lavorava un “arcanista”, Vittorio Amedeo Gioanetti che aveva ottenuto dal duca di Savoia l’incarico di riattivare la fabbrica di porcellane. Gioanetti era un alchimista legato a una fratellanza paramassonica, come dimostrano alcuni carteggi ritrovati da Massimiliano Brunetto. È noto che scoprì la tecnica per ottenere una porcellana finissima, ma la sua tecnica scomparve assieme a lui, nel 1815.
Il percorso espositivo della mostra “Ab ovo” è suddiviso in otto sezioni.
Sezione 1: Antiche mitologie
La mostra si apre con “La nascita di Aion”, videoinstallazione che dà vita a un rilievo marmoreo di epoca imperiale romana conservato alla Galleria Estense di Modena, che sintetizza il mito orfico della creazione. Altra installazione di forte impatto scenico è ispirata al mito di Leda. Passando attraverso un uovo, ci si trova di fronte a un ologramma in 3D con “Le uova di Leda”; opera ispirata a un meraviglioso dipinto di scuola leonardesca. A questo mito fanno da contrappunto una rarissima incisione di Giovan Battista Palumba, Leda e i suoi figli, (1520 ca), un bronzetto con Cupido sveglia gli amorini di Renato Barcaglia (1900 ca.) e una litografia di Salvador Dalì: Leda Atomica (1970). Il percorso mitologico prosegue con manufatti etnici, disegni e incisioni che evidenziano varie tradizioni: dalla Cina, all’India fino alla Finlandia e all’Africa.
Sezione 2: Uova, alchimia e magia
Gli alchimisti vedono da sempre l’uovo come la matrice di tutte le trasformazioni materiali e spirituali, a motivo dell’analogia con il ventre materno. Questo concetto è evidenziato, nella mostra “Ab ovo”, tramite libri illustrati, incisioni settecentesche e strumenti alchemici dei secoli XVI–XVIII. Questa sezione contiene anche manufatti che evidenziano l’uso delle uova nella tradizione magica, nonché il famoso trattato “Disquisitionum magicarum” (1633) dell’inquisitore Martin Del Rio. Un’altra installazione, “L’uovo della fenice”, mette in movimento una scena dipinta agl’inizi del Cinquecento nella stessa sala. Consiste in un gigantesco atanòr, il forno alchemico, nella cui bocca brucia la fenice, per tornare in vita in seguito alla poggia dei sette metalli.
Sezione 3: L’arcanista di Vinovo
Uno spazio particolare della mostra è dedicato a Vittorio Amedeo Gioanetti, l’arcanista vissuto a Vinovo alla fine del Settecento. Una sua lettera autografa, ornata di simboli esoterici, dimostra i legami con una fratellanza del suo tempo, mentre alcune porcellane evidenziano la qualità della sua produzione.
Sezione 4: L’uovo nel cristianesimo
In questo ambito spicca un dipinto seicentesco che ritrae le offerte di uova a Gesù Bambino da parte dei pastori, opera di Cesare Gennari (1633-1688), nipote del Guercino e suo fedele emulo. In esposizione anche una rara icona bulgara che ritrae Maria Maddalena con l’uovo rosso.
Sezione 5: L’uovo come emblema morale
Una lunga tradizione iconografica vede le uova come emblemi morali che rimandano alla fecondità e alla sessualità. In esposizione, i trattati di iconologia di Cesare Ripa (1618) e Andrea Alciati (1621), una Allegoria dell’adulterio di Cornelis Massys (1549), la Danza delle Uova di Maarten de Vos (1532-1603), una ceramica di Urbano Lucchesi (1844-1906), Coppia di giovinetti con uova.
Sezione 6: Pulcinella e altre favole
Nella sala dedicata alle tradizioni popolari spicca uno spazio dedicato a Pulcinella che nasce da un uovo: leggenda napoletana poco nota che ha dato vita a numerose interpretazioni. Alcune vetrine raccolgono numerose favole illustrate ispirate alle uova, da Esopo a La Fontaine fino ai nostri giorni.
Sezione 7: Uova di Pasqua, pisanka e Fabergé
In esposizione, oltre ad alcuni stampi ottocenteschi in metalli per fabbricare uova di cioccolato, e a uova di latta litografate, ci sono splendidi esemplari di pysanka, le uova pasquali decorate tipiche dell’Europa orientale. Ci sono poi alcune delle famose uova di Fabergé, fedeli repliche di quelle, preziosissime e inamovibili, conservate in musei russi e collezioni private.
Sezione 8: Le uova di Vinovo
L’ultima sala si concentra su una tradizione tipica di Vinovo, oggi scomparsa: la produzione e la conservazione delle uova in acqua e calce, per la vendita sui mercati di Torino. Una tradizione che si è cristallizzata in due maschere locali: la Pulajera e il Cucaeuv. Attrezzi di vario genere, foto d’epoca, ex voto e un disegno originale di Lele Luzzati, La bela pulajera (2007), da lui stesso donato alla Biblioteca di Vinovo.
Informazioni
011 9620413; manifestazioni@comune.vinovo.to.it; comune.vinovo.to.it
Immagine in evidenza
Danza delle uova, di Maaerten de Vos, Paesi Bassi, 1570 ca (part.)