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Agostino Arrivabene. L’ermeneutica del segno
venerdì 15 Dicembre 2017 - domenica 21 Gennaio 2018
sede: Museo Diocesano (Massa).
La pittura di Agostino Arrivabene è colta, seducente, intrisa di simboli, ispirata sia dalla mitologia classica che dai maestri del XV-XVI secolo come Leonardo, Dürer, Bosch, e nel passato più recente Moreau, Redon, Ernst.
Chi guarda le opere di questo artista viene inondato dal vortice dei messaggi velati, partecipa (anche inconsciamente) a un viaggio iniziatico che conduce alla rivelazione di una conoscenza di cui l’artista è generatore e dispensatore.
Un moderno alchimista, capace di far vivere esperienze di carattere mistico che travalicano i limiti cognitivi dello spettatore, del conscio e dell’inconscio, una continua esplorazione del nostro “universo intimo” tra archè di vite già vissute o solo vagheggiate.
Il percorso espositivo consentirà infatti di sondare la varietà composita di espressioni che costituisce l’opera di Arrivabene in un “dialogo” non di sfida ma di “confronto”, di “scambio”, con le opere dei grandi artisti presenti nel Museo Diocesano di Massa, solo per citarne alcuni: Iacopo Della Quercia, Bernardino Luini, Felice Palma, Francesco Marti, Domenico Fisella.
Sarebbe errato però pensare ad un universo di riferimento unicamente al passato.
“L’arte di Agostino Arrivabene – spiega Mauro Daniele Lucchesi direttore artistico dell’Associazione Quattro Coronati – non nasce dal nulla, in questo nostro inizio di secolo la sua arte si presenta come estrema resistenza dell’arte figurativa che non è morta. Essa vive e Agostino Arrivabene ne è la testimonianza. “L’Ermeneutica del Segno” sta in questi termini; rivalutare la pittura come “linguaggio” dell’uomo, facendone emergere tutta la potenza spirituale, esistenziale, storica che è insita nella “pittura” che possiede una forza e una forma di significazione spirituale, culturale, e che deve essere riconosciuta – conclude Lucchesi – come tale nella sua assoluta contemporaneità”.
Agostino Arrivabene, biografia
Frequenta l’Accademia di Brera ma impara l’arte nei musei di tutta Europa, attingendo dagli antichi maestri. Dal 1988 espone in Italia e all’estero la sua pittura misterica più ancora che misteriosa, imbevuta di miti pagani e realizzata in atteggiamento sacerdotale: di particolare importanza la personale del 2013 al Panorama Museum di Bad Frankenhausen, in Germania, e quella del 2016 alla Cara Gallery di New York. Hanno scritto di lui, fra gli altri, Philippe Daverio, Edward Lucie-Smith, Alda Merini, Vittorio Sgarbi e Giorgio Soavi. Vive nel cuore della pianura lombarda e per la precisione a Gradella di Pandino, uno dei borghi più belli d’Italia.