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Asako Hishiki – Paolo Giai. Forme silenti, dialoghi in quiete
sabato 25 Novembre 2023 - mercoledì 31 Gennaio 2024

sede: Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili (Milano).
cura: Matteo Galbiati, Raffaella Nobili.
La mostra “Forme silenti, dialoghi in quiete” nasce da un incontro inedito tra le opere dell’artista giapponese Asako Hishiki e una selezione di bonsai di Paolo Giai.
Questa inusuale connessione trae spunto dall’accostamento ricercato e integrato di due realtà complementari che originano dall’osservazione dei cicli naturali, rivelandone la vocazione esplorativa, lirica e filosofica nella rappresentazione delle forme naturali da ambo le parti, radicata in filtri interpretativi culturali indissolubilmente legati ai mutamenti sensibili di tempi e stagioni.
La mostra si avvia con la scansione ritmata degli spazi determinata dall’opera ambientale di Asako Hishiki, Tonalità vitali (2019), il cui fulcro tematico gravita attorno alla figure emblematiche e simboliche di una serie di piante monumentali; si attua in questo caso una suggestiva fusione tra la rappresentazione naturalistica e l’interazione con l’ambiente circoscritto degli spazi espositivi.
L’artista modula sapientemente la distribuzione dei pieni e dei vuoti grazie a un uso consapevole della tecnica tradizionale xilografica giapponese, applicata a tre ampi teli modulari di garza intessuta, volutamente lasciati liberi di fluttuare nell’aria, non costretti da apparati strutturali complessi e fissi. Fulcro della composizione sono alberi dai tronchi possenti e solenni, le cui fronde emergono cariche da un fondo neutro e immacolato, evocando il mormorio del vento che agita i rami.
La natura sinestetica e multisensoriale delle opere costituisce la cifra stilistica di Hishiki e fa parte di una ricerca più ampia e profonda volta a suscitare, grazie a suggestioni iconiche e paesaggi visivi, connotati simbolicamente, memorie personali stratificate e rielaborate.
Questa visione, di certo rivolta alla contemporaneità riflette e aspira al contempo, a incorporare frammenti di ricordi soggettivi e individuali, ricomposti in un linguaggio condiviso e trasversale, amplificando ed estendendo le percezioni di ognuno e aprendo la via a mutue esperienze su piani collettivi
Piante e fiori occupano una posizione di rilievo nella cultura giapponese e sono veicolo di aspetti simbolici profondi e complessi formalmente codificati per regolare il loro uso e la loro applicazione in contesti specifici. Le case tradizionali giapponesi dedicano uno spazio caratteristico, il tokonoma, all’esposizione di oggetti di valore familiare o di composizioni floreali che rispettino la stagione scandendo il passare del tempo.
L’intreccio profondo tra l’ambiente naturale e l’espressione artistica è evidente anche in luoghi di rilevanza religiosa e sacra, come templi, musei e giardini monumentali, caratterizzando significativamente il paesaggio.
L’approccio alla Via del bonsai per Paolo Giai implica l’aderenza alla tradizione giapponese rispettando l’albero nelle sue peculiarità. In questo contesto, l’artefice cela il suo prezioso apporto lasciando al bonsai lo spazio di manifestarsi attraverso le lunghe fasi di crescita e i fugaci cambiamenti di aspetto al mutare delle stagioni. Il bonsai, autentica opera d’arte vivente, incarna il principio dell’impermanenza, abbracciando lenti ma incessanti cambiamenti.
Nel microcosmo creato dalla collaborazione tacita tra pianta e uomo, entrambi affrontano con dignità e forza la costante mutevolezza del mondo. Coltivando l’albero, l’autore coltiva sé stesso, intraprendendo un cammino che non ha un fine determinato ma che si configura piuttosto come testimonianza di un processo in divenire.
La selezione operata da Paolo Giai si è orientata verso quattro esemplari significativi che eludono i convenzionali stereotipi sui bonsai sfuggendo all’immaginario classico. Questi si distinguono per leggerezza, eleganza e natura eterea. Tra questi alberi, troviamo l’Acero Giapponese, momiji di 25 anni, l’Acerus Cordatum di 35 anni, l’Actinidia Arguta, il kiwi di 20 anni e il Ginepro Comune di ben 120 anni.
L’intento della mostra è cogliere la complessa interazione tra l’essere umano e il regno naturale, espressa attraverso la mediazione artistica. Da questo connubio si apre uno spazio di riflessione sulla persistenza delle memorie, sul loro intreccio con l’ambiente naturale e sulla capacità di adattamento che spesso porta a trasformazioni inedite e inaspettate. L’armonia tra le opere di Hishiki e l’arte di Giai si manifesta in modo significativo proprio nella stagione invernale che spoglia i bonsai delle foglie, rivelando forme contorte e spazialmente complesse dal portamento scultoreo. Queste espressioni naturali e poetiche trovano una congrua estensione nel rigoglio e nella pienezza della natura al suo apice espressi nelle xilografie di Asako Hishiki, creando un dialogo sotteso ma profondamente integrato non solo tra due mondi artistici ma anche nella manifestazione evidente di cicli ininterrotti di morte e rinascita.