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Attilio Mangini. Oniriche realtà
sabato 25 Novembre 2017 - mercoledì 6 Dicembre 2017
sede: Satura Art Gallery (Genova)
cura: Mario Napoli.
Per Attilio Mangini il nesso fra arte e vita si è rivelato inscindibile come per pochi altri.
Infatti, dopo aver frequentato l’Accademia Ligustica di Belle Arti, si trova a svolgere i lavori più disparati, tra cui l’operaio nel Porto di Genova, e ognuno di essi, nessuno escluso, si ritrova nella sua pittura, impregnata dell’atmosfera del boom economico, misto di rigore metallico e brulicante umanità.
Balza poi, ufficialmente, agli onori della cronaca culturale nel 1946, con la partecipazione alla Mostra d’Arte Marinara a Palazzo San Giorgio e, successivamente, rientrando tra i protagonisti – nel 1950 – della XXV Biennale d’Arte di Venezia.
Di tre anni più tarda la sua prima personale nel capoluogo ligure, presso l’avanguardista Galleria Genova, cui ne seguono circa un centinaio.
Molte di queste proprio a Genova, città vissuta fino in fondo, fino alla morte avvenuta nel 2004.
Luogo vitale e spazio mentale in cui identificarsi senza concedersi il lusso di cadere nell’idolatria.
Genova che ha visto Mangini sempre in prima linea.
Città di una socialità operaia conosciuta in prima persona e dunque raccontata in tutte le sue vicissitudini come anche nei suoi inaspettati spiragli di grazia, con precisione espressiva ed attenzione filo-documentaristica verso un modus vivendi costituito da luoghi e umori unici nel loro genere.
E ancora, città avamposto dell’anima, nella quale Mangini consolida il proprio tratto veracemente e vivacemente cromatico, sapendo comporre ambientazioni sognanti e fiabesche scene circensi – seppur legate sempre ai temi della fatica fisica – che sono lì a dimostrare il suo atteggiamento umano di segno fondamentalmente positivo.
In virtù di questo, come ha scritto Remo Borzini, “Mangini è un realista […] per la sua visione sana e sensuale della vita, al di fuori di ogni corruzione e di ogni traviamento, che probabilmente gli è consentita dalla sua appartenenza, mai disdegnata e mai ostentata, alla aristocrazia degli umili”.