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Beya Rebaï e Marco La Rocca. Flowers and something

sede: Galleria Martina Corbetta (Giussano, Monza).
cura: Martina Corbetta, Chiara Pozzi.
La ricerca artistica di Marco La Rocca si basa su pensieri relativi alla vita e al divertissement. È quasi una comprensione del vivere e dell’esistenza. Per lui dipingere significa spingere oltre le nozioni di rappresentazione o astrazione e sintonizzare sentimenti ed emozioni. Il suo lavoro desidera tracciare i modi in cui osserva il mondo.
Attraverso le sue pennellate turbolente, cerca un significato interiore nel quotidiano, creando un ritratto complesso e intrecciato della natura umana. Il supporto su cui dipinge varia a seconda dell’opera, solitamente lavora su tela con olio e acrilico, spray e aerografo ma anche colori subcristallini su ceramica, materiale a lui caro che gli permette di collaborare con un artigiano molto stimato. In generale, i soggetti sono basati sulla realtà che lo circonda, in particolare la routine ordinaria nuda e cruda, ma al tempo stesso è affascinato dalla rappresentazione di nature morte, soprattutto fiori. Ora protagonisti di Flowers and something. Conquistato dai dipinti di natura morta realizzati da grandi artisti come De Pisis e Matisse, Zhang Enli, Jennifer Packer, Cornel Brudascu e Tursic&Mille, è il concetto di tempo che scorre che lo ha invogliato ad affrontare questo tema.
La Rocca grazie al desiderio di rappresentare nature morte – fiori – sviluppa un metodo in cui, come un rito, ogni mattina alle 6, nel suo studio al buio, aiutato dalla luce di un proiettore – che lo agevola con linee guida, proporzioni e chiaroscuro – dipinge mazzi e vasi. Nessun bozzetto, nessun gesto o intezione precedono il lavoro mattutino, l’artista decide questa condizione come fatto imprevedibile. Il concetto espresso è quello dell’inaspettato, della sorpresa, la condizione che più si avvicina alla vita dell’essere umano. Una quotidianità fatta di incognite e di mistero che generano desiderio di sapere, di conoscenza di se e dell’altro, inteso come tutto ciò che ci circonda.
Beya Rebai si interfaccia con Marco La Rocca attraverso la sua poetica più rappresentativa. La natura per la Rebai¨ riveste un ruolo di fondamentale importanza. Le sue opere, realizzate nella limitata palette di pastelli a cera tipica dell’artista, sono una figurazione carica di sfumature personali dei luoghi che la circondano. Nelle sue opere, cultura e natura collimano e rendono tributo a madre natura come forza vivente, attraverso la quale siamo in grado di connetterci alla grandiosita` dell’universo. Costantemente ispirata dai suoi viaggi, la Rebai trasforma i pochi colori da lei scelti – base di partenza di ogni sua opera – in raffigurazioni utilizzando blocchi cromatici e segni essenziali che affondano le radici nel gruppo post-impressionista Le Nabis, il cui scopo era quello di innovare l’arte tramite un nuovo uso del colore. Beya Rebai¨ raccoglie a tutti gli effetti il testamento artistico del movimento, ponendo il focus della sua ricerca su una pittura minimale basata sulle infinite potenzialita` cromatiche. Per la mostra, una passeggiata nei parchi parigini, dove il sole alto e le nuvole eleganti fanno da sipario a un’atmosfera tutta da dipingere, è il punto di partenza. L’aria fresca e il profumo dei fiori. La Rebai¨ desidera solo sedersi, chiudere gli occhi, ascoltare – gli uccellini che rovistano tra le foglie secche, i passanti che chiacchierano e i bambini che giocano – e immaginare il suo dipinto pieno di colori con le più svariate sfumature di verde, rosa e qualche tocco di rosso. L’indomani tornerà per rendere più nitidi i segni da imprimere sulla carta.
Inaugurazione
venerdì 29 settembre 2023 ore 18.30
Immagine in evidenza
Beya Rebaï – Untitled, 2023. Pastelli a cera su carta. 14, 8×21 cm (part.)