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Body snatchers (the house) – Mostra collettiva

lunedì 10 Maggio 2021 - mercoledì 30 Giugno 2021

Body snatchers (the house) - Mostra collettiva

sede: Foothold (Polignano a Mare, Bari).

Like A Little Disaster e Pane Project presentano “Body Snatchers (The House)”, un progetto collettivo che coinvolgerà opere di Jaana-Kristiina Alakoski, Benni Bosetto, Reilly Davidson, Giulia Essyad, Adham Faramawy, Cleo Fariselli, Chiara Fumai, Jason Gomez, Ellie Hunter, Uffe Isolotto, Gregory Kalliche, Lito Kattou, Lucia Leuci, Aniara Omann, Catherine Parsonage, Giuliana Rosso, Namsal Siedlecki, Oda Iselin Sønderland, Federico Tosi e Bruno Zhu.

Mostruoso, abnorme, deforme, ibrido, soprannaturale; segno inviato dagli dèi, presagio – secondo l’etimologia greca (τέρας); ammonimento (monere) e mostrazione (monstrare) della condotta da seguire, nell’accezione latina (monstrum), ma anche prodigio, fatto eccezionale che si dà e, in certo senso, si impone in quanto eccezione, costringendo a una messa in questione di ciò che costituisce, per converso, l’ordinario.

Nella tarda antichità e in epoca medievale, la mostruosità diviene, da prodigio, un problema di storia naturale, evolvendosi nel senso del fantastico e giungendo fino alla prospettiva fantascientifica e horror della contemporaneità, che delinea l’esistenza di forme di vita aliene e cyborg. La storia del termine “mostro” e della costellazione di significati che da esso si ramifica attraverso il susseguirsi di epoche storiche fino a giungere a quella attuale in cui, recepita la connotazione morale, si assiste anche alla mostrificazione di oggetti, individui, gruppi, eventi. Il concetto di diversità assume generalmente una valenza autosanzionatoria; corpi diversi dalla norma(lità), che deviando da standard impossibili, strutturano modalità alternative del darsi della corporeità, divengono per ciò stesso infrazione. Il divieto si radicalizza nella sua pervasività valicando i confini dell’antinomia inerente al corpo normale e al corpo anormale, mostruoso, grottesco, investendo nella loro interezza la corporeità e la fisicità in un mondo e in un’epoca – quelli attuali – in cui un microrganismo invisibile, parassitico, diviene minaccia per la sopravvivenza degli esseri umani e impone l’illegalità di qualsivoglia forma di interazione corporea, radicalizzando la misura dello spazio personale e facendo della sua contaminazione un pretesto ineludibile di sanzione.

Body snatchers (The House) è un progetto iper-privato, forse puramente speculativo e fenomenologico, che conduce il visitatore all’interno di una bolla contemporaneamente familiare e aliena. All’interno di uno scenario parallelamente pre e post umano, il visitatore si ritrova circondato da numerose presenze corporee presumibilmente umane (ma nessuno può dirlo con certezza, nessuno può confermarlo – se non c’è nessun altro a cui poter chiedere). Un affastellarsi di corpi, di loro rappresentazioni, di performatività, trasformazioni, frammentazioni e, naturalmente, anche della loro assenza. Sono corpi troppo inventati, smembrati e deformati per essere umani? Frammenti troppo allusivi per essere soltanto pelle e carne? Il visitatore sarà costretto a specchiarsi nel non corpo degli altri, nella traccia residuale di corpi che fuoriescono dai loro confini, distorti, smembrati e multi-arto, come forme o materiali esistenti, ma migliorati, come un sé collettivo smontato e ricomposto. L’imposizione della pars destruens si compenetra in una ristrutturazione del senso che, dal canto proprio, impone la propria urgenza. Non è ammesso distogliere lo sguardo; non è ammesso voltarsi da un’altra parte: l’opposto presenta i medesimi caratteri e la medesima urgenza. L’eventualità dello stare nel disagio non ammette deroghe poiché, forse, non sono i corpi in mostra a essere mostruosi o in trasformazione, ma piuttosto il corpo del visitatore medesimo. Più ci si vieta di pensare gli ibridi, più l’incrocio diventa possibile.

Quando i corpi fuoriescono dai loro confini, o quando parti di essi vengono separate dal tutto, diventano qualcosa d’altro in modo inquietante. Ciò costringe lo spettatore a rinegoziare i confini tra interno ed esterno, tra i corpi stessi, frammentati, “snaturati” e la fonte della proprie inquietudini e paure. Il perturbante si presenta, così, nella sua doppiezza, come ciò che, pur essendo ignoto, possibilmente inconoscibile, inintelligibile e pertanto esiziale, rappresenta allo stesso tempo un che di familiare. La linea di confine tra natura e contronatura si palesa nella sua labilità e indistinzione, dando luogo a un effetto di disorientamento nella lettura e nell’interpretazione di ciò che ci viene offerto dalla percezione, che si configura come un senso di disagio verso un corpo che, a livello cognitivo, non è possibile discernere immediatamente come vivo o morto, reale o fantasmatico, un corpo tridimensionale e antropomorfo che confonde, cioè, le certezze di categorizzazione del reale e mescola ambiguamente le nozioni, esperite necessariamente come binarie – oppositive – di vita e di morte.

In occasione della mostra sarà presentato il progetto editoriale Body Snatchers curato da Replica, con interventi e contributi di Simona Squadrito, Lisa Andreani, Chiara C. Siravo, Vega, Lucia Leuci, Julie Grosche, Reilly Davidson, Like A Little Disaster e Giusi Aglieri, progetto grafico di Julia.

Luogo

FOOTHOLD
Via Camillo Benso Conte di Cavour, 68
Polignano a Mare, Bari 70044 Italia
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Organizzatore

LIKE A LITTLE DISASTER
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info@likealittledisaster.com
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