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Breaking glass. Il futuro che vivremo – Mostra collettiva
sabato 6 Giugno 2020 - domenica 12 Luglio 2020
sede: Via Murat Art Container (Online).
cura: Margherita Capodiferro con Ivan Quaroni.
Come vivremo le nostre vite dopo? Qualcosa è inevitabilmente cambiato, la nostra quotidianità, le abitudini, la nostra individualità e socialità interconnessa e non solo caratterizzata dalle restrizioni imposte e accettate, ma ancor di più dalla paura del contagio, dal sospetto e dal senso di colpa; Dalla limitazione delle singole libertà, all’ipotesi di una sorveglianza di massa; I vetri sono ormai rotti e nulla sarà più come prima.
Probabilmente per questo gli artisti per “Breaking Glass. Il Futuro che vivremo” restituiscono l’auspicio a un ritorno all’umanità, ad una dimensione più autentica e intima, attenta alle piccole cose, ai piccoli gesti.
Una lente di ingrandimento sugli oggetti che più di altri ci hanno fatto discutere in isolamento, tanto cercati quanto introvabili; una sequenza di immagini, pagine di diario, di una interiorità spazio/tempo che si manifesta visivamente in fasi consequenziali per ritrovare una modalità di connessione con la natura; oppure il ricordo di momenti passati, come anche il desiderio di riviverli presto.
Ritroviamo il legame con la terra, il vento che scuote le chiome oltre la finestra; La simbologia della sfera terrestre e il suo incresparsi, inaridirsi fino all’imminente annunciata implosione se non ci affretteremo a gesti di cura volontaria, di attenzione all’eco sistema, come il semplice germogliare di un seme.
Nelle infinite contraddizione dell’essere umano troviamo macchine impossibili, quasi futuristiche, che ci parlano però di identità e tradizione, accanto al racconto intimo degli ambienti mentali che ci hanno protetto e isolato al di qua della finestra e che probabilmente faticheremo a lasciare nel breve termine.
Ed ecco, da contraltare, il persistente degrado di un paesaggio architettonico abbandonato, la denuncia dell’incompiuto e la necessità di compiutezza, per non ricadere in drammatiche mancanze ed emergenze.
I vetri sono rotti e ci hanno mostrato tutti i limiti nei quali galleggiamo da tempo.
Non basta la disciplina del distanziamento sociale che ci accompagna e ci accompagnerà ancora; Il domani che verrà tra cards immunologiche e giovani uomini che crescono, dipende da tutti noi.
E quindi, finalmente la crisi? Albert Einstein nel 1955 scriveva “La crisi può essere una vera benedizione”, invitando a non pretendere cambiamenti nella continuazione a fare le cose nello stesso identico modo; “(… ) perché è proprio la crisi a portare progresso. Perchè la creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato (… )”.
L’Arte non si ferma, non può! Perchè non può fermarsi il pensiero, nè il ragionamento o l’immaginazione.
Non possiamo rimanere inerti.
L’Arte ha la forza di attivare dispositivi virtuosi e avviare indagini critiche in grado di decodificare il nostro tempo e il nostro spazio; Gli artisti sono capaci di restituire visivamente il nostro sè collettivo e dove la civiltà sta andando oppure dovrebbe, osservando con sensibilità oltre gli schemi prestabiliti.
Indaghiamo su quel filo invisibile che ci lega tutti e che si sintetizza nel contatto umano, quel confine corporeo nel quale l’essere si sostanzia in relazione con gli altri spazi vitali e che si moltiplica all’infinito.
Espongono: Riccardo Antonelli, Aurora Avvantaggiato, Angela Capotorto, Giulia Gazza, Lorenzo Galuppo, Federica Gonnelli, LùeDo, Angelo Pacifico, Cristiano Pallara, Giusi Pallara, Irene Pucci, Francesco Romanelli, Domenico Ruccia, Francesca Speranza, Raffaele Vitto
Un progetto di Z.N.S.project