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Carla Moscatelli. Il paesaggio e la sua anima
sabato 1 Dicembre 2018 - venerdì 14 Dicembre 2018
sede: Galleria Spaziografico (Massa Marittima).
cura: Gian Paolo Bonesini.
La mostra “Il paesaggio e la sua anima” di Carla Moscatelli è composta di opere in b/n e a colori di grande formato e rappresenta la testimonianza della realtà, un fermo-immagine di attimi fugaci e fuggevoli fissati sulla tela che diventano il pretesto per un personale racconto, come pagine di un taccuino su cui sono scritti gli appunti.
Si compone di dipinti a olio che presentano tre momenti di una nevicata alla Cascine di Firenze; altre tele che come soggetto hanno la nebbia che copre tre città care all’autrice: Follonica , Grosseto, Massa Marittima; una serie di opere su carta eseguite con tecniche varie (pastelli ad olio, tempere ad acqua, inchiostro) incentrate sui temi della nebbia e della neve.
Il curatore Gian Paolo Bonesini pone delle domande a Carla Moscatelli e, nel rispondere, l’autrice sottolinea il significato profondo del suo lavoro, influenzato dalla laurea in Lettere e dal percorso di studi in Storia dell’Arte compiuto a Firenze.
Che cosa rappresenta per te la pittura?
La pittura è una buona amica, è un viaggio all’interno della mia anima, è una terapia psicologica, è il mio modo di colorare il mondo, è restituire agli altri ciò che mi donano, è raccontarmi è sostanzialmente comunicare.
I miei lavori vogliono essere una testimonianza della realtà, un fermo immagine di attimi fugaci fissati sulla tela; sono racconti di sensazioni trasmesse da una realtà spesso decontestualizzata dove il luogo fisico diventa il pretesto per un mio personale racconto.
Come pagine di un taccuino su cui sono scritti gli appunti di viaggio, i miei lavori sono lo specchio del mio viaggio personale attraverso la vita.
Puoi definire la tua pittura come “pittura ambientale”?
Sì, poiché nel dipingere mi confronto attivamente con l’ambiente che mi circonda, sia nella sua dimensione naturale sia come contesto formale, politico, storico e sociale.
Perché la scelta dei soggetti passando dalla nebbia alla neve?
La nebbia fisica come nebbia esistenziale, come rappresentazione metaforica del caos, dentro al quale ognuno si trova solo ad affrontare lo scorrere della vita.
Ma la nebbia è anche la rappresentazione della non conoscenza e dell’incoscienza da cui emergono le forme in un cammino di conoscenza, come se emergendo nella soluzione dei piani si arrivasse ad una maggiore conoscenza.
La neve invece è ciò che pur nascondendo rivela le forme in un assoluto silenzio.
Come se all’improvviso subentrasse una quiete interiore che affina i sensi e che permette ai ricordi di concretarsi.
Che peso ha la poesia nella tua arte?
La poesia come póiesis, nell’accezione greca di creazione, mi fa vivere la dimensione di “arte totale” in quanto risulta essere un componimento fatto di frasi il cui significato semantico si lega indissolubilmente al suono musicale dei fonemi.
E così mi ritrovo a scrivere in poesia ciò che non riesco a dipingere: la parte più profonda della coscienza seguendo un ritmo musicale che promana dalla mia in-coscienza.
Seguendo questo ritmo compositivo affronto i miei lavori pittorici utilizzando come metalinguaggio non già le parole ma la figurazione, in modo che ne sia sempre possibile la lettura.
Ciò permette al fruitore di leggere i miei lavori e, se vuole, di potersi immedesimare in essi, così come nel leggere le mie poesie può trovarvi una comunità di sentimento.
“Nelle parole nascondo le forme con i colori trasformo la sostanza”.