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Case aperte. Installazione di Ugo La Pietra
mercoledì 22 Maggio 2024 - domenica 26 Maggio 2024

sede: Santa Maria di Castello (Genova).
cura: Roberta Melasecca.
La quinta edizione del Festival del Tempo presenta alla Genova Design Week 2024, l’installazione Case Aperte di Ugo La Pietra, a cura di Roberta Melasecca e con i testi di Roberta Melasecca e Manuel Canelles, nella Cappella Grimaldi del Complesso di Santa Maria di Castello a Genova.
Case Aperte è una riflessione sulla rottura della barriera tra spazio pubblico e spazio privato, tra esterno ed interno, indagando, attraverso la dimensione domestica dell’abitare, il confine tra ciò che è dentro e ciò che è fuori, tra quanto è intimo e personale e quello che è più comunitario e collettivo. L’opera si compone di una vera e propria libreria di elementi sovrapponibili realizzata in lamierino piegato, e di alcune casette allusive. “L’opera ricorda le mie ricerche che, fin dagli anni settanta, sono state rivolte verso l’invenzione e l’applicazione di strumenti per la comprensione e il superamento tra spazio privato e spazio pubblico. “, afferma l’artista.
“Una casa aperta concede la possibilità, e l’opportunità, di dipanare una struttura narrativa, un tempo del racconto e dell’esperienza incardinandoli in flussi continui, ciclici, delimitati non da linee, solo da segmenti. Non si tratta più di globalizzare la città, divenuta inabitabile in tutte le sue diverse configurazioni, ma di far coincidere noi stessi, ogni nostra cellula, con il corpo della Terra. La casa smette di essere luogo anonimo, senza un nome che possa durare nel tempo, e la città un insieme di non-luoghi che ambiscono alla definizione di produttori di senso. Entrambi convergono in me: sono io il significante che informa ogni più piccolo elemento del sistema. Io, una casa aperta, chiudo e amplio, proteggo e ristoro, sfrangio e lascio. Aprendo la bocca e proferendo parole, genero innumerevoli ambiti di interrelazione, blocchi conchiusi ma aperti destinati a modificare per sempre la storia del mondo. Ormai la metamorfosi è in atto e possiamo abbandonare ogni definizione: di città, di paesaggio, di luogo, di spazio, di ambiente, di ecologia, di urbanistica, di pianificazione, di storia, di restauro, di pubblico, di privato.”
(dal testo di Roberta Melasecca)
“Per caso disturbo se tratteggio dei vaghi modelli di comportamento? Se attraversando la città rilevo attrezzature e le riconverto in oggetti di arredo domestico? Se guardando una panchina vedo un osservatorio, se osservando un dissuasore stradale scorgo una sedia o un letto? O nei paletti una cassettiera? E se piuttosto trasformassi le paline stradali in oggetti luminosi? Se, in altre parole, per un istante mi riappropriassi dell’ambiente così imposto e incominciassi a decodificarlo? Se invadessi lo spazio pubblico? [… ] Che cosa ci impedisce di spiazzare le abitudini, moltiplicare i punti di vista, trasformare l’organizzazione del nostro sguardo, facendolo giocare su nuovi tracciati? Non sarebbe più interessante iniziare a cercare la forma che nasce dalle nostre esperienze invece che dagli schemi imposti? Davvero abbiamo smarrito il desiderio di arredare il nostro spazio comune, quella territorialità pubblica in grado di definirci come comunità?”
(dal testo di Manuel Canelles)