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Cesare Paolantonio. Nel teatro della vita – Percorso dell’umano esistere tra l’Essere e l’Apparire

sede: Galleria d’Arte Contemporanea Studio C (Piacenza).
“Cesare Paolantonio nasce a Monza nel 1937. Dopo aver conseguito il diploma presso il Liceo Artistico di Milano frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera sotto l’abile guida di Aldo Carpi e quindi un corso di specializzazione di Incisione all’acquaforte a Venezia.
In seguito approfondisce i suoi studi e le sue ricerche pittoriche frequentando gli studi di Bruno Mantovani e Luigi Filocamo.
Per aumentare ulteriormente le sue conoscenze in campo artistico visita diverse cittĆ europee finchĆØ, nel 1955, inizia a dipingere in proprio aprendo il suo primo studio a Sesto San Giovanni.
In seguito si trasferisce a Milano dove prosegue la sua intensa attivitĆ di artista.
Tiene mostre in tutta Italia e nelle principali capitali d’Europa e poi, dal 1981 al 1999 diventa collaboratore artistico de “Il Sole 24 ore” per l’inserto domenicale.
Numerose anche le edizioni letterarie che, nel tempo, sono state arricchite con immagini dei suoi lavori.
Negli ultimi anni si trasferisce a Gromo, provincia di Bergamo, in alta Val Seriana, dove continua la sua attivitĆ .
Qui, nella quiete della montagna bergamasca, si spegne il 3 agosto 2015.
Espressione intensa e senza cedimenti, quella di Cesare Paolantonio, sostenuta sempre da grande rigore e grande cultura, che trova linfa e nutrimento nelle pieghe complesse della nostra contemporaneitĆ ma che si sviluppa e realizza attraverso la conoscenza e l’approfondimento delle Avanguardie Storiche, ossia di quei movimenti che tra l’inizio del secolo e la seconda guerra mondiale, hanno profondamente modificato tutto il percorso dell’arte: il nostro pensiero va senza dubbio al Surrealismo e alla Metafisica senza tuttavia dimenticare L’Espressionismo, quello di matrice tedesca, duro e impietoso, con i suoi drammatici personaggi consunti dal tempo e dalla vita, dalla paura e dal dolore.
Ebbene, da tutto questo prezioso bagaglio culturale, Cesare ha saputo trarre un linguaggio ed un alfabeto pittorico completamente autonomo e personale, una cifra stilistica che ĆØ solo ed esclusivamente sua, ha saputo affrancarsi da tutto e da tutti per essere solo e soltanto se stesso.
Pittura forte e potente, autentica e severa, fatta di cuore, sentimento e ragione e talmente sintetica ed essenziale da rasentare, in certe occasioni, l’espressione Astratta in quanto i ritratti e i personaggi che Cesare ci rimanda non sono figurativamente riconoscibili nĆ© facilmente identificabili: l’artista prima li costruisce e poi, liberamente, li destruttura e li demolisce fino a renderli soltanto forma, fiato, timido e sommesso respiro: perchĆØ quello che conta non ĆØ tanto la visione in sĆ© o la rappresentazione del reale quanto piuttosto la tensione che sta alla base e il momento creativo che la genera e la produce.
Ci sono poi, nell’espressione di questo bravissimo artista, straordinarie ed intriganti evanescenze, lente e graduali dissolvenze delle immagini, diafane e rarefatte trasparenze che non sono per nulla casuali o involontarie, ma che rappresentano, invece, la sua grande preparazione tecnica nonchĆ© la ferma e precisa volontĆ di essere e stare sempre dalla parte della pittura, di viverla e praticarla in ogni attimo e in ogni momento seguendone fasi e mutamenti.
PerchĆØ Cesare Paolantonio non vuole rappresentare un corpo da guardare e analizzare, ma la sua anima e la sua ombra, il suo “essere” e il suo “esistere” che pulsa nel gesto e nell’attimo creativo.
Complesso e affascinante il suo linguaggio espressivo, un insieme di Metafisica e Surrealismo (Metasurrealismo) dove cose, persone ed oggetti vengono accostati in modo insolito e calati in una dimensione silente, irreale, sospesa e al di fuori del tempo e dello spazio.
Così il reale che Paolantonio propone a chi osserva i suoi quadri non è solo quello descritto e rappresentato, ma anche, e soprattutto, quello indagato, evocato, capovolto.
Se infatti passiamo in rassegna i vari dipinti della sua produzione, ma anche solo quelli esposti in questa rassegna, notiamo che in ognuno di essi compare sempre una linea, o cornice, o nicchia, che li circonda, li seziona o li moltiplica creando situazioni spaziali improbabili e provvisorie.
E’ la tattica della “traslazione” continua, del mutamento, dello “scambio” infinito di ruoli e presenze.
E’ l’ambiguitĆ della vita che si fa teatro e/o del teatro che diventa vita e realtĆ .
Nelle opere di questo artista, infatti, vive un presente senza tempo, dove tutto sembra scenograficamente in posa e dove tutto ĆØ anche simultaneamente in movimento trasportato dall’onda magica della fantasia e del pensiero”.
Luciano Carini
Inaugurazione: sabato 3 novembre alle ore 18





