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Daniele Franzella. Anabasi
giovedì 6 Dicembre 2018 - lunedì 31 Dicembre 2018
sede: Casa del Mutilato (Palermo).
cura: Helga Marsala.
La mostra di Daniele Franzella – che nel titolo cita la celebre opera di Senofonte, in cui si narra dell’avventurosa risalita di una spedizione militare dalla costa verso l’entroterra – riparte dai simboli e i riferimenti di questo splendido sito, per rimetterli in gioco e sviscerarli, tra analisi intellettuale, ironia ed empatia.
“Agli eroi, ai folli, agli infami” (2017) è un’opera monumentale, un oggetto pesante, eloquente, capace di generare un territorio simbolico denso di memorie.
È un monumento alla parola del potere, alla partitura enfatica, alla retorica grandiosa; un monumento, però, che è macchina celibe, pseudo reperto da cui si amplifica una narrazione impossibile, inaudibile.
Dall’inutile marchingegno – forma evocativa tendente all’astrazione, che nessuna mano potrà mai impugnare e nessuna bocca potrà incrociare – giunge una profondità muta che è dispersione del “fu”, del “dixit”, del proclama o del semplice racconto.
Un corpo ambiguo, figlio di una temporalità incerta: da dove giungono questi oggetti surreali? Cosa raccontano davvero?
L’inno diffuso nell’ambiente, vagamente celebrativo (celebrare chi, cosa, perché?), è in realtà inciso su una musicassetta e trasmesso da una vecchia autoradio. E anche in questo caso non sono chiari l’origine della partitura, l’autore, la natura: testimonianza storica o perfetta simulazione? A un ascolto attento il gioco si rivela.
Le parole – un cut-up di discorsi celebri, inclusa una registrazione di Benito Mussolini, estratti radiofonici d’epoca, field recording – sono tagliate, capovolte, montate al contrario. Inventate sul filo di assonanze strane.
Mentre il tema musicale, che ripercorre fedelmente la struttura dell’inno e della marcia, viene rielaborato secondo stili diversi, fino a richiamare le tipiche colonne sonore del cinema di Quentin Tarantino.
Ancora una volta un gioco di cortocircuiti, illusioni e disorientamenti.
La parola si depotenzia, implode, o forse rivela una natura nuova: anarchica, inquieta, paradossale, oltre la ‘logica del senso’.
L’opera è installata nella Sala delle Adunanze (in cui campeggia un affresco a tema bellico del Santagata) insieme a due nuovi progetti site specific.
Uno, installativo, trasforma in pattern decorativo il termine ‘resistere’, riportato sul basamento di un busto di Vittorio Emanuele Orlando esposto nella corte: un frammento di un celebre discorso alle Camere del 1917.
Ripetuta all’infinito e svuotata di senso, la parola esortativa viene modificata a intermittenza da impercettibili slittamenti semantici.
L’altro è un lavoro in stop motion, che attraverso piccoli quadri dinamici dà forma all’ombra notturna, alla minaccia silenziosa, al perturbante, tra deformazioni, crolli, mutazioni ambigue: parole, volti, architetture sono corpi che implodono, in un destino di opacità.
Infine, al centro della corte, una terza installazione inedita si sofferma sull’idea di trincea, inverandone tutta la potenza fisica e simbolica.
Una presenza inquietante, incombente, a cui si associano concetti molteplici: la casa, il rifugio, la divisione in territori e poi l’evoluzione in regni e Stati, la frontiera, l’ostacolo, l’aggressione, la separazione, la protezione”.
Helga Marsala
Alla base del lavoro di Daniele Franzella (Palermo, 1978) c’è il tentativo di decodificare e risignificare i grandi simboli collettivi, tra documenti, monumenti e iconografie note.
La vocazione da archivista, da storiografo, da studioso di immagini e collezionista enciclopedico, si combina con quella dell’artista concettuale, alla ricerca di forme che tendano ad astrarsi e a incarnare l’idea; ma a emergere è anche l’attitudine da manipolatore virtuoso di materie prime arcaiche, plasticamente seducenti: cemento, lattice, terracotta, pigmento… . Le classiche tecniche scultoree e pittoriche si combinano con le nuove tecnologie e l’installazione (dagli affreschi digitali all’accumulazione di oggetti, segni, reperti), in un gioco di paradossi e rovesciamenti che svuota l’originario volume delle cose, il senso e la cornice, per istituire nuovi ordini, gradienti, funzioni.
Un discorso per immagini intorno a elementi come il vuoto e il pieno, il celebrativo e il quotidiano, l’astratto e il narrativo, il verticale e l’orizzontale, il vero e il falso, la testimonianza e la copia, la simulazione e la memoria; e così busti d’epoca, medaglie, scene di guerra o di regime, cavalli e cavalieri, drappi e stendardi, inni trionfali e sagome monumentali.
Ma niente è come appare. Tutto trasmuta, si rinomina, cambia pelle e ossatura.
La mostra è il secondo appuntamento per il ciclo “Il Sospetto – Visioni e narrazioni nell’era della post-verità”, un progetto di Sergio Alessandro e Helga Marsala, prodotto dal Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
Il Sospetto è un ciclo pensato per strutturarsi tra il 2018 e il 2019 attraverso combinazioni di talk, tavole rotonde, mostre e interventi di artisti. Il progetto nasce da un’intuizione di Sergio Alessandro, Dirigente Generale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, attento osservatore dell’attualità culturale e dei processi sociali legati alle nuove tecnologie, e di Helga Marsala, critica d’arte, curatrice e giornalista, che ne cura le diverse tappe.
Prodotto dal Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Il Sospetto prende vita tra vari spazi culturali e sedi museali di Palermo. Un tentativo di analisi corale di questa fase storica complessa, dominata da conflitti, regressioni, accelerazioni. Al centro ci sono il concetto di post-verità, le fake news e i persuasori occulti, i big data e il controllo informatico, l’informazione distorta e la comunicazione virale, i neo populismi e la crisi della democrazia nel cuore della società liquida. Al termine del ciclo vedrà la luce un volume, in cui saranno raccolti i testi dei vari studiosi coinvolti, insieme alle immagini e le storie che ogni artista avrà messo a disposizione.
Inaugurazione: Giovedi 6 Dicembre 2018, ore 19