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Edoardo Nardin. Voi siete qui?

mercoledì 26 Settembre 2018 - sabato 3 Novembre 2018

Edoardo Nardin. Voi siete qui?

sede: Patrizia Pepe (Capalle).
cura: Rosanna Tempestini Frizzi.

Barba e capelli, e due punti per gli occhi.
Cento, ma che dico cento, mille faccine punteggiano il grande rotolo di carta che si snoda in dialogo serrato con la rosa / rossa scala dell’atrio della “fabbrica” di Patrizia Pepe.
Hanno tutte barba e capelli, e due punti per gli occhi, come Edoardo Nardin che le ha diligentemente disegnate, in punta di pennarello nero, entrando probabilmente in una sorta di trance da kenofobia: non c’è uno spazio libero, tutto è popolato, affollato, zeppo.
E la forma del grande rotolo di carta non può che suggerire che la teoria dei personaggi / personaggio sia infi nita, una sorta di work eternamente in progress dalle innumerevoli possibilità e potenzialità, una specie di gigantesco catalogo dell’incarnazione, del vestirsi da, del calarsi in qualunque personaggio, di rappresentazione possibile e impossibile.

“La Biblioteca è illimitata e periodica. Se un eterno viaggiatore la traversasse in una direzione qualsiasi, constaterebbe alla fi ne dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso disordine (che, ripetuto, sarebbe un ordine: l’Ordine). Questa elegante speranza rallegra la mia solitudine”.
(J. L. Borges, La biblioteca di Babele)

È giocoliere, acrobata, clown, equilibrista Edoardo Nardin. E artista visivo. Insomma tutto, o se non tutto, davvero molto. Le mille faccine, che gli assomigliano, vivono qui in altrettanti personaggi, uomini e donne (sì, anche loro con la barba), esseri umani e animali… insomma inutile ripetersi (dico per me, ché lui si ripete eccome e proprio la ripetizione è il fondamento, l’anima, di questo suo lavoro).
Narciso? Egocentrico? Megalomane? Vanitoso? Individualista? Egoista? Presuntuoso? Sì, certo. Ma tutto questo è solo al primo impatto. La domanda del titolo però è rivolta a voi, a noi. Voi siete qui, come nelle piantine di parchi grandi e complessi, di storici palazzi, di centri cittadini. Si tratta di un’affermazione forse un po’ brutale, solo appena ingentilita da quei punti interrogativi che suonano falsi come un soldo di legno: Voi siete qui. Chi non si è mai fatto un selfi e scagli la prima pietra! Chi non scatta col cellulare millanta fotografi e di viaggi, di cibi, di fi gli e nipotini, di aperitivi, di compleanni, cresime, battesimi, balli in piazza, chiappe chiare al mare, alberi di Natale, boccacce, brindisi, pizze, scritte sui muri, e tramonti, tanti tramonti? Chi non è consapevole che in un modo o in un altro si tratta sempre di selfi e? Fotografi e effi mere che ci raccontano o ci rappresentano, con le quali ammorbiamo gli altri, amici (?) e sconosciuti, con la complicità di Mark Zuckerberg, immagini che non sopravviveranno alla nostra insignifi cante vita o, peggio, alla vita del nostro arrogante cellulare, ma che soprattutto non ricorderemo quasi mai di avere scattato, che non stamperemo mai né mai riguarderemo. Noi, noi, noi. Per questo siamo tutti qui, nel gigantesco disegno di Edoardo Nardin dove tutti i personaggi hanno la sua faccia, ma potrebbero avere quella di ognuno di voi, di noi, di tutti. E a guardare bene ce l’hanno.

Edoardo Nardin nasce a Pordenone nel 1983. Frequenta il Liceo Artistico dove ha modo di sperimentare diversi linguaggi artistici e si diploma con la specializzazione in grafica. Si laurea con lode in “Produzione di Musica, Spettacolo e Arte”, facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze, con tesi sui finanziamenti alla cultura. Presto capisce che il suo posto non è in ufficio con gli organizzatori, ma su un palco o con un pennarello in mano a disegnare. Oggi divide la sua ricerca artistica fra arti visive e performative; è giocoliere, acrobata, equilibrista ed attore fisico, e quando non è sul palcoscenico disegna: quadri, illustrazioni, graphic design e murales. Negli ultimi anni di lavoro sposta la sua attenzione sull’utilizzo di questi linguaggi in modo molto spontaneo e diretto, senza confini ben definiti, ma sempre in modo coerente con la necessità del momento o del lavoro. Tra performance live e arti visive indaga sull’identità degli esseri umani, sulla fantasia e sulle sue applicazioni concrete mescolando un rigore e un “sintetismo estetico” con un’ironia leggera ma che a volte sa essere sarcastica e tagliente. Da più di 15 anni fa spettacoli in tutta Italia e all’estero, con diverse tournée anche in Giappone, Stati Uniti, Russia, Tunisia, Oman, Francia, Svizzera, Principato di Monaco, Croazia e Slovenia. Ha all’attivo diverse mostre sia collettive che personali.

Testo critico di Gianni Caverni
Inaugurazione: 26 settembre 2018 @ 17:30 – 19:30

Dettagli

Inizio:
mercoledì 26 Settembre 2018
Fine:
sabato 3 Novembre 2018
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

PATRIZIA PEPE
via Gobetti, 7/9
Capalle - Campi Bisenzio, Firenze 50010 Italia
+ Google Maps
Phone
055 874441
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