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Euritmia – Mostra collettiva

sabato 12 Ottobre 2024 - domenica 27 Ottobre 2024

Euritmia - Mostra collettiva

sede: Palazzo Guarienti (Valeggio sul Mincio, Verona).
cura: Rebecca Delmenico.

La collettiva “Euritmica”, che si snoda nelle settecentesche sale di Palazzo Guarienti, vede protagonisti gli artisti Pino Deodato, Marco Demis e Giorgio Tentolini. Il titolo dell’esposizione riprende il termine euritmia che deriva dal greco che indica la disposizione armonica e proporzionale delle varie parti di un’opera d’arte. Con l’aggettivo euritmico si delinea un equilibrio incantevole che, nell’opera, cattura l’attenzione di chi la osserva ancor prima che egli sia entrato nell’ambiente in cui si trova, in un movimento così fluido ed elegante da sembrare quasi magico.

Così appaiono le opere di Pino Deodato, Giorgio Tentolini e Marco Demis, che, nell’alveo dei media utilizzati nella propria ricerca, concordano negli esiti di un’arte figurativa che attrae perché evocativa di un altrove che affascina ma indirizza a una riflessione sui grandi temi della contemporaneità, sull’uomo e sul suo rapporto con un mondo che, se da un lato è iperconnesso dai social, dall’altro è fortemente sconnesso da un panorama in cui la proliferazione bulimica di immagini fa sì che il confine tra il realtà e finzione venga meno e l’individuo si trovi preda di una crisi di valori che investe tanto la percezione di sé stesso quanto il rapporto con l’altro. Nella comunicazione della società odierna mancano il corpo e lo sguardo e con essi si perde l’empatia: è necessario tornare a quella profonda commozione che scaturisce dall’atto della comprensione oltre l’appagamento immediato dei sensi.

Pino Deodato attinge a momenti del quotidiano e al ricordo resi attraverso i piccoli gesti delle sue sculture, solitarie e poetiche che avvicinano a mondi fantastici, messe in scena che invitano a una riflessione sulla condizione dell’uomo contemporaneo, sulla crisi di ideali che lo affligge e sulla quale non sembra esserci soluzione. Alter Ego dell’artista, molti dei quali posti in una posizione meditativa: forti e poetiche, queste sculture sono metafore della condizione esistenziale dell’uomo e sulla ricerca di una via salvifica a questo mondo che ci avviluppa con le difficoltà. In una società veloce e superficiale l’arte di Deodato va in profondità, il suo lavoro svolto in silenzio e meditazione narra l’esistenza dell’individuo, in situazioni in cui ciascuno può ritrovarsi. Le colorazioni tenui si accordano con l’atmosfera fiabesca delle opere che invitano a perdersi per poi ritrovare sé stessi in questi luoghi che vivono tra la realtà e la fantasia dell’artista che contempla la solitudine come condizione difficile da vivere in un mondo iper connesso eppure necessaria per riappropriasi di sé riaprendosi poi al dialogo con l’altro.

Nelle opere di Marco Demis ci troviamo in una dimensione fuori dal tempo, uno spazio sospeso abitato da presenze femminili primigenie che incarnano un ideale di celeste candore e purezza.   Esseri chiusi in un empireo perfetto e compiuto, diafane apparizioni dal pallore lunare, lontane ed immutabili nella loro intima fissità. Figure simboliche, cui l’animo tende senza poterne afferrare, in quanto idee eterne e lontane. Evidente il riferimento alla mitologia classica greca, alle ninfe, abitatrici delle fonti, dei fiumi e dei laghi (naiadi), delle foreste (driadi o amadriadi), dei monti (oreadi), e identificate dai Romani con divinità indigeti delle acque e delle sorgenti. Sovrastate da un paesaggio primitivo e monumentale, anime incastonate in una montagna che è sacra perché inaccessibile. In questo scenario la presenza umana non è contemplata se non come orpello o vuota vestigia, quasi a sottolineare la pochezza e vanità del mondano. I corpi si animano talvolta in sottili gesti privi di referente, poiché non vi è un rapporto con l’osservatore, i soggetti sono colti in un momento di sospensione o stupore indefinito. L´opera si rinnova nel suo enigma irrisolto, senza morire con la sua apparizione: la narrazione o il rapporto con l’attuale sono volgarità assenti. È questo un preciso intento di negarsi alla cultura pornografica contemporanea, volta alla sovraesposizione baluginante di anatomie e sentimenti, vana panoplia di immagini che scompaiono con la loro apparizione, conforme trasgressione il cui unico scopo è la compulsione al consumo. La seduzione nasce invece dal nascondimento della bellezza, suggerita dal gioco indefinito di veli, celata al pari di un ineffabile mistero. In questo senso le scelte di sobrietà formale e parsimonia espressiva fanno emergere una tensione che scaturisce da una intimità taciuta e congelata.

Il lavoro di Tentolini, tra pittura e scultura, parte da uno scatto fotografico e, attraverso un meticoloso studio della luce, incidendo e i sovrapponendo i vari moduli di rete metallica, tesse una trama che restituisce infine il soggetto. L’indagine dell’artista tocca temi come la memoria e l’identità aprendo a una ricognizione tra passato e presente. Le opere del ciclo Pagan Poetry riprendono i volti e i corpi di statue greche rifacendosi all’ideale della statuaria classica, i greci antichi attribuivano l’ideale eterno di bellezza a quello di misura e proporzione fra le parti. Nella contemporaneità siamo irretiti da rappresentazioni di un’estetica da consumo immediato, sfalsata dalla creazione sintetica di volti e corpi generati da algoritmi: così la realtà si frantuma si perde di vista l’individuo nella sua unicità innescando una riflessione tra essere ed apparire. Nel ciclo ” Jeune fille” l’artista riprende diverse modelle alla fine delle sfilate, ragazze che sono un paradigma di una bellezza conforme ai dictat ma fluida e soggetta a un continuo cambiamento. Una ulteriore ricognizione si trova nella serie “Filtri” dove Tentolini ritrae i volti di donne talmente belle da sembrare un artificio, sono infatti ritratti ottenuti ricorrendo all’uso di filtri come “Faceapp”: quando ci si vede modificati da queste app, ci si sente più vicini al modello attuale, viceversa, tornando all’immagine originale si prova un senso di delusione immediato. La rete è medium e metafora di un sistema che imbriglia l’individuo influenzandolo indelebilmente sulla percezione di sé stesso e del mondo finendo così per minare nel profondo anche la psiche. Lo vediamo nelle serie “In too Deep” e “Derealized” in cui l’artista si concentra su ritratti creati con l’intelligenza artificiale: volti rassicuranti ma privi di vita che confondono ancora di più il confine tra reale e virtuale.

Immagine in evidenza
Tentolini – Derealized – algor. 1951554 – 2024 – rete metallica – 80×80 – GT240160

Dettagli

Inizio:
sabato 12 Ottobre 2024
Fine:
domenica 27 Ottobre 2024
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

PALAZZO GUARIENTI
Via Antonio Murari, 27
Valeggio sul Mincio, Verona 37067 Italy
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