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Ferdinando Scianna – Viaggio racconto memoria
martedì 22 Marzo 2022 - domenica 5 Giugno 2022

sede: Palazzo Reale di Milano (Milano).
cura: Paola Bergna, Denis Curti, Alberto Bianda.
Con oltre 200 fotografie in bianco e nero stampate in diversi formati, la rassegna attraversa l’intera carriera del grande fotografo siciliano e si sviluppa lungo un articolato percorso narrativo, costruito su diversi capitoli e varie modalità di allestimento. Il percorso espositivo vede anche una sezione speciale dedicata a Leonardo Sciascia e un’altra, la “Bibliografia”, con una selezione dei libri di Scianna: dal primo, “Feste Religiose in Sicilia”, divenuto raro e prezioso nel tempo, fino alle ultimissime pubblicazioni.
Ferdinando Scianna e Leonardo Sciascia erano amici. Lo sono stati per oltre vent’anni. Per Scianna, Sciascia è stato un “padre”, un mentore. Si conobbero per caso dopo che Sciascia, accompagnato da un amico comune, visitò la prima mostra fotografica di Scianna, allestita al circolo della cultura di Bagheria, quando Ferdinando aveva 20 anni. Lo scrittore “affermato e famoso” rimase colpito dagli scatti in bianco e nero del giovane fotografo. Ferdinando non c’era ma Sciascia lasciò per lui un generoso messaggio di stima. Per questo Scianna decise di andarlo a trovare nella sua casa a Racalmuto: fu un colpo di fulmine, “a vent’anni avevo trovato la persona chiave nella mia vita”.
Da questo incontro nacque la loro prima collaborazione: “Feste religiose in Sicilia” (1965) con foto di Scianna e testi dello scrittore. Con questo volume, che fu un caso politico e letterario in Italia, Ferdinando vinse il Premio Nadar nel 1966. Sciascia e Scianna lavorarono insieme a diverse altre pubblicazioni come “Les Siciliens” (1977), “La villa dei mostri” (1977), “Ore di Spagna” (1988). I due furono amici per tutta la vita come testimoniano più di un migliaio di fotografie, per lo più inedite, scattate nelle estati a Racalmuto e nei numerosi viaggi insieme. Un album di famiglia che ritrae Sciascia in una dimensione privata perché “finché non mi ha fatto l’offesa terribile di morire, è rimasto il mio angelo paterno”.
Fu un rapporto fondamentale nella vita di Ferdinando Scianna che scrive: “l’amicizia è come uno scambio delle chiavi delle rispettive cittadelle individuali, è l’acquisizione del reciproco diritto di utilizzare ciascuno dell’altro, gli occhi, la mente, il cuore”. Una piccola parte di queste foto sono diventate un libro: “Scianna fotografa Sciascia” (1989) che lo scrittore riuscì a vedere poco prima di morire.
Per Ferdinando Scianna, il libro è da sempre la forma prediletta di comunicazione. Da una parte la presenza di testi di grandi scrittori all’interno dei suoi libri fotografici, dall’altra la pubblicazione di riflessioni sulla fotografia e sui fotografi (come “Etica e fotogiornalismo”, “Obiettivo ambiguo” e “Il viaggio di Veronica”).
Col passare del tempo, la necessità del fotografo siciliano di affiancare alle immagini i propri testi si è fatta sempre più urgente e “Quelli di Bagheria” (2002) segna un passo ulteriore nella ricerca di un rapporto di reciproca integrazione anche grafica fra parola e immagine, raggiunta grazie alla collaborazione con l’art director Alberto Bianda.
Del suo lavoro Ferdinando Scianna scrive: “come fotografo mi considero un reporter. Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire ad essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo”
Informazioni
sciannamilano.it
Immagine in evidenza
Parigi, 1989 © Ferdinando Scianna