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Francesco De Rocchi e Gianfranco Ferroni. Oggetti in un interno

sabato 12 Aprile 2025 - domenica 25 Maggio 2025

Francesco De Rocchi e Gianfranco Ferroni. Oggetti in un interno

sede: Il Chiostro Arte & Archivi (Saronno, Varese).
cura: Giada Bulgari.

Quanto dei semplici oggetti possono portarci oltre alla dimensione apparente?
Francesco De Rocchi e Gianfranco Ferroni giocano con lo spazio e con la disposizione delle cose, alternando ritmicamente pieni e vuoti.
I due artisti realizzano delle composizioni con elementi quotidiani e spesso fragili come vasi, tazze e specchi, avvolti in un’atmosfera silenziosa e dal tempo sospeso.
Nonostante possano sembrare distanti, i due artisti hanno degli elementi che li accomunano e che la mostra mette in risalto.

È vero che, rispetto a De Rocchi, Ferroni dipinge con colori molto più scuri (grigio tortora o talpa, nero grafite, rosso ruggine, azzurro cinerino), ma spesso si banalizza l’utilizzo di colori chiari come sinonimo di felicità, dimenticando, per citare Giorgio Mascherpa, critico vicino al Chiarismo, che gioia, tristezza e malinconia sono gemelle.
Se la luce in De Rocchi si associa a quel bagliore luminoso che sacralizza le sue composizioni, in Ferroni è la rivelazione del mistero esistenziale che tormenta l’essere umano.
Gli oggetti sono il riflesso di una visione umana, sono memorie personali che testimoniano un’emozione passata; un mondo epifanico caratterizzato da ricordi metaforicamente racchiusi nel perimetro di quelle cose famigliari.
Analizzando singolarmente i due percorsi artistici, risalta in De Rocchi una sensibilità toccante, che scava nelle radici dell’esistenza, per poi essere teneramente raccontata.
Il chiarore pittorico, prima di nascere dalla tavolozza (rosa antico, giallo oro, grigio perla, verdi e azzurri in svariate tonalità acquatiche), ha origine nell’animo come riflesso emozionale, sensibile ed esistenziale.

Le nature morte di De Rocchi sono armoniche composizioni, disposte secondo un ordine preciso e sensibile, dalle quali emerge spesso l’allusione al sacro, infatti il pittore alterna composizioni con elementi adatti a un altare, a combinazioni di oggetti comuni che per la loro disposizione, per la luce che emanano e per i significati che esprimono, sacralizzano e nobilitano l’opera.
Colti tra le mura dello studio in via Garibaldi a Milano, essi sono velati di una spiritualità contemplativa e sono il riüesso mentale, organizzativo e filosofico del pittore: ogni oggetto ha la propria posizione, propedeutica alla visione.
È noto che l’artista saronnese amò profondamente la pittura di Morandi per lo studio attento della composizione, per le forme pure e per l’armonia intrinseca di colore e forma.
Morandi influenzò anche Gianfranco Ferroni.
La purezza delle forme morandiane si ritrova nella Natura morta del 1’5′ di De Rocchi e nelle Poche cose di Ferroni del 2000.

Entrambi hanno lo stesso taglio strutturale: il pennello posato nel vasetto che segna la verticale, la geometria dei rettangoli che incornicia gli oggetti; una luce pensosa che modella gli elementi, conferendo plasticità e un’atmosfera sospesa, che in Ferroni si indentifica in un tempo indefinito e vissuto nell’attesa «di un significato che vada al di là della mia vita».
Ferroni si fa promotore di un’arte esistenziale alla ricerca del senso dell’essere e scava nella profondità dell’avventura umana, nell’attesa di una rivelazione che possa colmare il vuoto.
Se gli oggetti rappresentanti in De Rocchi assumono una connotazione memoriale e sono lo specchio della visione artistica del pittore, per Ferroni il ricordo che accompagna questi oggetti non è sufficiente; occorre andare oltre la dimensione contingente e superare la percezione visibile.
E questo andare oltre Ferroni lo definisce “religiosità atea”; un modo per colmare il vuoto doloroso nel quale l’uomo si ritrova immerso.

Entrambi gli artisti cercano la verità e il senso dell’esistere; se nelle opere di De Rocchi vibrava una luce nuova, che illuminava il contesto di un bagliore di speranza, in Ferroni sono gli oggetti stessi che rischiarano lo spazio, perché legati ad un ricordo profondo che tocca le corde dell’animo.
Essi sono la manifestazione non del reale, ma del mistero custodito nelle cose.
Giada Bulgari

Evento collaterale della mostra “Cenacoli” promossa dal Comune di Saronno: “Oggetti in un interno. La dimensione del sacro in Francesco De Rocchi e Gianfranco Ferroni”.

Immagine in evidenza
Poche cose, 2000, acrilico su carta applicata su tavola, cm 45,5×40,2

Dettagli

Inizio:
sabato 12 Aprile 2025
Fine:
domenica 25 Maggio 2025
Categoria Evento:
Tag Evento:
, ,

Luogo

IL CHIOSTRO ARTE & ARCHIVI
Via Dalmazia, 9
Saronno, Varese 21047 Italy
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