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Gibson Brands: the sound of art – Mostra Collettiva
martedì 21 Novembre 2017 - domenica 26 Novembre 2017
sede: Galleria Spaziotemporaneo (Milano).
La Galleria Spaziotemporaneo, proprio durante durante il periodo di apertura della Milano Music Week, ospita la mostra “Gibson Brands: The Sound Of Art” una collettiva che raggruppa opere nate dal connubio tra Gibson e l’Arte, nello specifico scaturite dalla sinergia tra alcuni marchi dell’azienda americana e alcuni degli esponenti italiani più
promettenti delle arti visive.
Frutto di un originale e insolito progetto di trasformazione ispirato al mondo della musica, elementi d’arte e pezzi unici di design prendono origine da modelli iconici di chitarre Gibson ed Epiphone che hanno fatto la storia della musica moderna mondiale.
Grazie al genio creativo di pittori, scultori, designer, writer e illustratori, come Andy, Kayone, Maui, Giovanni Motta, Alessandro Ottolina e Pietro Travaglini, le opere create ed esposte rapprentano un nuovo concept che deriva dalla fusione di musica e arti visive, e saranno in mostra presso la Galleria Spaziotemporaneo di Milano (via Solferino, 56) luogo che negli ultimi 30 anni ha dato occasioni di visibilità, tra esposizioni personali e collettive, agli artisti emergenti e non della scena nazionale e internazionale. Ogni artista avrà la possibilità di esprimersi attraverso l’esposizione di opere realizzate trasformando chitarre, microfoni e casse altoparlanti dei marchi Gibson Brands, in oggetti che prendono a vivere una nuova dimensione, e di affiancarli a un’altra opera scelta tra le più rappresentative della propria estetica.
Alcuni degli oggetti in mostra creati dallo scultore Alessandro Ottolina sono Roots, opera d’arte che nasce da una vera chitarra elettrica Epiphone Les Paul e rende omaggio alle origini e alla storia di questo modello, che affonda le radici negli anni in cui la musica rock vide i primi albori.
Inoltre E-Music Design, ovvero tavolino, seduta e lampade da appoggio sempre creati da Alessandro Ottolina in collaborazione con l’imprenditore del design Alberto Gazzarata.
Si tratta di un innovativo lavoro di design in cui si attua la trasformazione di strumenti musicali e microfoni in elementi di arredo, sempre prestando grande attenzione alla bellezza, alla funzionalità e nel pieno mantenimento delle strutture originali.
Andy, illustratore e musicista di talento (nei primi anni ’90,
fondatore dei Bluvertigo assieme a Morgan) applica alle
chitarre il Fluon, personale filosofia ispirata alla pop art
trasfigurata nell’esplosione di tinte fluorescenti.
Il pittore e scultore Giovanni Motta, invece, ha creato Momonster Guitar usando un modello di chitarra Gibson Les Paul come tela su cui dare piena libertà al proprio immaginario e riportare forme e colori delle piccole creature della sua fantasia di bambino, i mostri caramella, che danzano sul corpo della chitarra. Non un viaggio ma un salto a piè pari, indietro nel tempo a quella fase di vita da fanciullo e alla sognatrice immaginazione di quel momento, con invasioni di frammenti di ricordi e i collegati stati emotivi.
Pietro Travaglini, architetto e designer, ha dato vita a Rude, una rielaborazione irriverente del modello SG, iconica chitarra “diavoletto”, volutamente rude nei materiali e nelle tecniche usate per enfatizzarne l’anima diabolica e fortemente rock, ma con l’intento di darle anche una certa gentilezza e armonia di segno.
Andy: da sempre attratto dalle arti visive, consolida negli anni il suo fortissimo codice pittorico e lo applica non solo alle tele, ma anche alla decorazione di oggetti di design, stoffe, strumenti musicali. . . Artista a tutto tondo, è anche un musicista di talento: nei primi anni ‘90 fonda con Morgan i Bluvertigo. La sua filosofia di arte e di vita si riassume in FluOn, suo quartier generale e nucleo creativo: “Flu” come la fluorescenza, ma anche l’inFluenza, entrambe da emettere e ricevere in flusso continuo e in un costante mode “On”: acceso.
Kayone: uno dei graffiti writer italiani della prima ora, ha cominciato giovanissimo a dipingere per strada a Milano. Ha studiato in maniera maniacale l’evoluzione della calligrafia, base dello stile di ogni writer ed è stato pioniere di un nuova cultura underground figlia della strada e fatta sulla strada. KayOne passa gran parte del suo tempo lavorando come art director e artista, dipingendo quadri e muri in Italia e all’estero, colpito dal forte impatto visivo di colori accesi e grandi dimensioni che il Graffiti Writing sa esprimere e da quel sapore unico che il movimento Hip Hop trasmette.
Maurizia Rubino (mauipop): illustratrice e fumettista milanese, si occupa principalmente di editoria per l’infanzia e advertising. Ha all’attivo pubblicazioni per editori italiani e stranieri quali Giunti, Mondadori, Piemme, Fleurus, Igloo books e collaborazioni con diversi brand. Nel 2016 esordisce come fumettista con il graphic novel Tobiko edito da Bao Publishing e collabora al primo volume di Aqualung sempre per Bao Publishing. Le sue illustrazioni raccontano la realtà in modo surreale, con colori pastello e fluo sia che siano realizzate in digitale che in tecnica tradizionale. Nel 2016 fonda il Boombox Studio, uno spazio di coworking che divide con fumettisti e illustratori attivi in Italia e all’estero.
Giovanni Motta: art director, pittore e scultore. I suoi dipinti sono il frutto di un’elaborata tecnica pittorica dove lo studio del colore e della forma sono protagonisti indiscussi. Le sue opere, dal forte impatto visivo e al limite del fantastico, partono dalla ricerca e dallo sviluppo del ricordo di momenti legati all’infanzia. Il suo è un alfabeto contemporaneo contaminato dalla cultura nipponica, dallo stile cartoon e da cartelle colori vivaci rigorosamente impiegate a tinte piatte. Nella sua poetica, il dato oggettivo e la percezione della realtà rappresentati dalla pittura tendono ad amplificare l’idea di fantasia soggettiva che sottende la scultura, secondo una logica di alterazione e trasformazione che intercorre nell’utilizzo congiunto di entrambi i mezzi.
Alessandro Ottolina: farmacista e scultore. Oltre al marmo e al bronzo, per le sue opere utilizza soprattutto il legno nelle sue innumerevoli essenze, tratto da tavole stagionate e selezionate per liuteria. Le sue sculture nascono da scelte spontanee volte alle figuratività, dove la dimensione estetica è esaltata da un perfetto equilibrio, spesso ispirato dalla sua grande passione per la musica che viene richiamata nelle forme armoniche delle opere che ricordano una chiave di violino.
Pietro Travaglini: architetto, progettista poliedrico, designer e maker, nella sua estetica è centrale l’idea di movimento, il continuo spiazzarsi dalla fissità di un oggetto che interagisce con l’ambiente attraverso luci e diverse posizioni delle singole parti. Il design rappresenta per lui la capacità di raccontare e raccontarsi in una linea di confine tra arte e progettazione. Le sue creazioni hanno spesso a che fare con la luce, che siano progetti luminosi o arredi scultorei in cui la predilezione per i metalli e l’uso centellinato del colore esaltano le rifrazioni luminose, elettriche o naturali. Acciaio micro pallinato, vetro, MDF, led, marmo sono i materiali utilizzati per plasmare la materia fredda in poesia, trasformare la loro durezza in silhouette armoniche e antropomorfiche, donare alle forme archetipiche del design domestico lo status di arte.