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Giuliana Susterini. Dipinti
sabato 30 Settembre 2023 - giovedì 12 Ottobre 2023
sede: Galleria Arianna Sartori (Mantova).
cura: Arianna Sartori.
«Giuliana Susterini, che ben conosce la mia considerazione per il suo lavoro (la prima volta che ne vidi un dipinto fui singolarmente, stranamente affascinato), mi scuserà se “userò” la sua pittura come prezioso pretesto per alcune riflessioni sul significato del fare artistico contemporaneo… o, meglio, su un possibile significato.
La tecnica artistica innanzitutto, chiavi di volta della poetica e degli intenti di Giuliana Susterini, danno conto di una scelta consapevole dell’artista per il campo di un’estetica “forte”, continentale, per usare il gergo filosofico.
E qui si fa strada una prima riflessione, è davvero cori scontata l’accezione “analitica” dell’arte? Siamo d’accordo con Dickie nel definirla solo ed esclusivamente in relazione al “mondo dell’arte” inteso come istituzione sociale?
Ho sintetizzato una serie articolata di posizioni, scegliendo la più estrema, certamente però è quella di cui davvero si servono gallerie, curatori, addetti di vario titolo e genere… ahimè usata anche, talvolta, nella variegata galassia dei musei. Ma forse è ancora possibile invece ricorrere a un pensiero diverso, che faccia perno sul lavoro, sul processo carsico, difficoltoso che conduce alle realizzazioni dell’arte.
Mi soccorrerà, ancora una volta, il mio ineludibile riferimento, Dino Formaggio che, al problema del farsi arte ha dedicato la sua opera più cara e, forse, più importante: “La fenomenologia della tecnica artistica”. Fin dalle prime pagine il lungo saggio è inequivocabile: “Essa diventa la tecnica del compiersi e dell’armonizzarsi di ogni esperienza nell’atto del suo oggettivarsi… “, concetto radicale e onnicomprensivo in grado di dare autonomia teoretica all’idea stessa di tecnica artistica.
Mi sento di aggiungere che, alla luce di tutto ciò, l’artista che si ritrova in questa definizione dovrebbe considerarsi risolto anche sul piano, diciamo cori, esistenziale e offrire agli altri un rifugio di laboriosa stabilità lontana mille miglia da certe caricature romantico/avanguardistiche cui siamo ormai tristemente assuefatti e, ecco un timido accenno critico, proprio questa stabilità io trovo in Giuliana Susterini, se la sua pittura mi conduce in un mondo di lucida stranezza, la pittrice mi pare, invece, solida artefice del suo lavoro e del percorso creativo.
L’entusiasmo di Formaggio, fervido allievo di Banfi e Baratono, per le risorse che la fenomenologia offre all’analisi del fatto artistico attraversa tutto il libro, ma tocca, nei capitoli dedicati espressamente alla tecnica, il suo acme ermeneutico: “La tecnica artistica sorge nell’uomo come sensibilità e natura; diventa, con l’uso, volontà e coscienza; crescendo su se stessa, diventa intelligenza, umanità”. In questa prospettiva l’impulso a creare e la forza delle materie, la loro stessa inerzia, trovano la naturale convergenza: “Hanno mani curiose e sapienti… vivono con queste materie in connessione sensibile…”
Giuliana Susterini: “Con la pennellessa tonda o normale stendere una quantità abbondante del composto sulla tavola… facendo attenzione a non lasciare in evidenza i «denti»”.
E: “la stesura deve essere rapidissima poiché l’uovo coagula velocemente. Il colore va sfumato nei bordi con pennello pulito e leggermente umido”. Ne consegue che l’artista sente le forme come un fabbro, un falegname, le sente attraverso i ferri del mestiere, in rapporto diretto con l’effetto, con l’emozione estetica. Il legame profondo tra sensibilità, emozione, comunicazione umana, così magistralmente analizzato da Dino Formaggio più di 70 anni fa, ha trovato conferme recenti negli studi del neuro scienziato Antonio Damasio e dovrebbe, in ben altra sede, trovare diffusa trattazione… ci fermiamo qui, rivolgendo ora la nostra attenzione al mondo delle forme, alle immagini, alla loro radicale necessità.
I dipinti stessi di Giuliana Susterini ci conducono in questa direzione: intelletto, ma non concettualità, figurazione “accanita” che mai scade in una sorta di anacronistico narcisismo… e quindi? Di nuovo un riferimento alla tecnica, il disegno, in questo caso, conoscenza e creazione (traduco, male, dallo splendido francese di Jean Clair): “l’occhio penetra, al primo sguardo, in un terreno ricco e confuso, caotico, quello della sensibilità. Ma già tracciare una linea, saggiare, per tirar fuori un filo, un senso da questo guazzabuglio, vuol dire fare lo sforzo di capire ciò che si ha sotto gli occhi, chiarire, portare alla luce quello che non era mai stato visto, compreso…”.
I materiali, la perizia, le conoscenze della tradizione, i colori e il disegno dove hanno portato Giuliana Susterini? Cosa ci comunicano e donano le sue opere?
A dei “luoghi impossibili”, nelle sue stesse parole, dove fiori, frutti della terra, figure si radicano nelle pietre, pietre che sono avatar di Giuliana Susterini stessa, teatri della sua memoria; ci comunicano una vita agìta nell’ombra e nel silenzio… matrice di nostre nuove, inattese immagini che, assieme all’artista, prenderanno dimora, come scrive, commosso, Tullio Pericoli a proposito dell’arte ispirata, in un “interstizio, un vuoto d’aria che esiste tra tutte le cose razionali e il resto del mio corpo, del mio organismo vitale. Forse è lì che abita la Musa”».
Silvio Fuso
Inaugurazione
Sabato 30 settembre alle ore 17
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(part.)