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Gray Area. Tra legale e illegale – Mostra Collettiva
giovedì 10 Novembre 2016 - giovedì 15 Dicembre 2016

sede: Amy-d Arte Spazio (Milano).
“Non c’era nulla da temere. Perché temere quello che non puoi evitare? Che non vuoi evitare [….] Non c’era da dire niente a nessuno. Il mondo andava avanti proprio mentre si sgretolava, cambiava per sempre, diventava una cosa strana e diversa”.
Area X, territorio di confine sede di fenomeni insoliti e inquietanti: sparizioni di massa, riapparizioni, allucinazioni, alterazioni spaziali e temporali, fino al confine invisibile e invalicabile che isola la zona dal mondo esterno.
Gli ambienti di transizione – non luoghi – uniti a perdita di controllo e dell’identità sono i pilastri fondanti del progetto-mostra.
La caratteristica sconvolgente dell’Area X è quella di essere incontaminata, una sorta di habitat primordiale nel quale l’uomo non ha alcun posto, o meglio un habitat dotato di intelligenza, capace di assorbire (inglobare) chiunque lo attraversi, trasformandolo in qualcosa di molto diverso.
L’Area X è per l’uomo quello che l’uomo è per gli altri animali.
Un’entità superiore le cui azioni risultano incomprensibili.
Fotografia, pittura e video installazione danno lo spunto per riflessioni sull’idea di frontiera come scoperta o barriera, sulla ibridazione tra cosmopolitismo e rivendicazione territoriale, sulla figura dell’artista stesso nella sua condizione di viaggiatore, nomade, sperimentatore in bilico tra territori fisici e simbolici.
Flussi migratori e processi economici sempre più globali hanno radicalmente trasformato la percezione del territorio come limite e confine.
Sulla base dell’instabilità di questi concetti fondamentali per la definizione dell’identità, eccovi Area X, ambiente di transizione, territorio indeterminato, in posizione indefinita; una grande zona grigia tra ciò che è legale e ciò che non lo è, dove i nomadi contemporanei attendono di raggiungere posti altri da abbandonare.
L’Area X è un’anomalia, un territorio isolato da un confine immateriale in cui “qualcosa” ha aperto almeno un varco.
Incombe, affascina, mette in crisi le nostre sicurezze.
Nel mondo reale ci sono molteplici Aree X, anche se non le riconosciamo.
Nessuna scienza o fede sono sufficienti a capire.
La scienza non è abbastanza.
La fede, o qualsiasi credenza, nemmeno.
Sono entrambi metodi di controllo, ma non ne esiste uno effettivamente efficace, perché non c’è possibilità di possedere una conoscenza assoluta del mondo.
La struttura della narrazione nel progetto/mostra, vista nell’economia delle opere esposte, rimane un elemento a latere, quasi occasionale. Le infinite domande che prendono corpo nel corso dell’esibizione rimangono senza risposta. La rinuncia provvisoria alla coerenza interna del progetto regala in cambio una partecipazione e un’adesione emotiva senza esitazioni.
Progetto liberamente tratto da “Southern Reach Trilogy” di Jeff Vandermeer.
Artisti: Renato Calaj, Clément Briend, Francesco Giusti, Ettore Pinelli.