sede: Centro Culturale Zerouno (Barletta).
cura: Anna Soricaro.
Due artiste figurative da sempre dedite alla figurazione, utilizzano cromie e stesure del colore in modo differente affascinando alla stessa maniera il pubblico.
Grazia Barbieri, artista affermata dalla maestrìa indiscutibile si confronta con l’energia frizzante di Simona Rovesti’, grande artista che ha saputo distinguersi nel panorama artistico contemporaneo.
Colori scuri e colori vivaci, dripping e stesura estrema del colore, ma soprattutto ‘espressioni’, maschili e femminili, affascinano, sorprendono e incuriosiscono.
Come nella matematica le espressioni servono a giungere alla soluzione finale tra parentesi graffe quadre e tonde, dando priorità ai vari elementi, in questo percorso espositivo le espressioni dei protagonisti sviluppano sensazioni, moti, emozioni in un percorso che diviene intrigante.
Grazia Barbieri dipinge solo donne e riesce a farlo con una maestrìa davanti alla quale difficilmente si può restare insensibili poiché c’è una cura meticolosa dei dettagli, uno studio dietro ogni lavoro che evidenzia la calibrata mano esperta che riesce sempre, con originalità ed eleganza, a distinguersi.
Le opere della Barbieri hanno la grandezza di attirare l’osservatore per la resa finale, a volte cromaticamente accattivante, altre volte di impostazione classica, come la Diana in mostra, altre volte ancora per la resa non convenzionale affidata al dipinto, ma è nei dettagli, nei capelli, nelle mani, nello smalto, nelle pieghe delle vesti, nella carnosità delle labbra delle protagoniste che si evidenza la grandezza dell’artista.
La Barbieri è l’accento all’arte contemporanea, perché è esattamente come l’accento in alcune parole italiane, indispensabile per capirne il senso.
Simona Rovesti’ dipinge per una esigenza fisica e psicologica e alla banale domanda: ‘da quando dipingi?’, lei risponde: ‘Mah, credo da sempre!’ è da questa risposta che si coglie il senso della sua pittura, quella vena solare che la induce ad utilizzare solo cromie intense e le consente soluzioni finali quasi barocche per la rotonda linea fugace con cui sono tratteggiati i protagonisti e per quella vivida ed esuberante passione che le consente di creare opere acute e brillanti.
Solo figurazione, solo ritratti, solo gente comune fotografata dall’artista, colori sempre rigogliosi utilizzati in base a ciò che la mente detta, il tutto per tratteggiare ‘le espressioni’.
La Rovestì è quel particolare che sa fare la differenza in ogni contesto, nell’arte è colei che sa addizionare passione e maestrìa per un risultato che suscita sempre e solo grande interesse.
Informazioni
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