sede: Centro Culturale Zerouno (Barletta).
cura: Anna Soricaro.
Non c’è forza immaginativa migliore di quella che nasce e si snoda nella quotidianità del vivere è così, che con un tocco personale, Grazia Barbieri individua un percorso tra femminilità diaboliche e divine ispirata dalla religione, dalla storia, dalla mitologia, dal passato o da ciò che legge o guarda.
Ogni figura è il ritratto di una donna ricolma di simboli e dettagli, Giovanna, Giuditta, Eva, Demetra dall’aspetto diabolico e dagli gli occhi chiari, si pongono con determinazione, pronte ad essere inneggiate, studiate, sfidate e Rita, dai contabili fusti ramosi in testa, è incoronata da fiori bianchi di gipsofila, incanto e dolore insieme.
In contrapposizione c’è la schiera di donne comuni che emergono silenziosamente dalla quotidianità, talune senza titolo, in un qualunquismo che le rende protagoniste involontarie, definite e conclamate di semplicità e grazia comenelle piume di esasperata cura di Angelo o nella genuinità degli sguardi delle Matriosche o, ancora, nella maestosità ammutolente degli Arazzi.
Un’artista che riesce a tratteggiare le donne con una cura eccelsa del dettaglio, basti notare le mani e i capelli di ogni protagonista.
Le grandiose grinze di ogni mano, le venature, le unghie lunghe e affusolate che impugnano, benedicono, si rilassano, si mostrano, trattengono.
E i capelli in cui risulta inspiegabile la minuziosità con cui ogni chioma è resa, sciolti o acconciati, definiscono la maniacalità che solo una grande mano potrebbe rendere.
Con la Barbieri si conclama un’arte fuori dal comune, in una carrellata di attenzione ai particolari che sono i veri grandi protagonisti, quelli da cogliere lontano dalle cromie avvincenti e dai corpi che balzano allo sguardo, tra orecchini, abiti, volti che fuoriescono dai fondi evitando l’appiattimento e la banalità.
In una cocciuta umiltà questa arte non è mai fuori moda, sorpassata, retrogada o ingenua è, piuttosto, l’esempio di un altro modo di creare capolavori evitando, come scrisse Pasolini, di scolorire come vecchie carte, destinata a perdurare nei libri di storia dell’arte.
Inaugurazione: venerdì 28 giugno, ore 19:30