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Human gravity – Mostra collettiva
sabato 23 Novembre 2024 - sabato 15 Febbraio 2025

sede: Marignana Arte (Venezia).
Il progetto nasce da un’idea di Opiemme, che presenterà alcuni dei suoi ultimi lavori realizzati appositamente per l’esposizione.
Saranno presentati al pubblico anche lavori di Arthur Duff, fuse*, Aldo Grazzi, Yojiro Imasaka, Silvia Infranco, Alessandra Maio e Quayola, assieme alle opere di Opiemme.
In contemporanea alla mostra, lo spazio di Marignana Project ospiterà una personale di Opiemme intitolata “Ciò che resta, ciò che cambia”.
I due progetti si propongono di invitare lo spettatore a riflettere sui temi della desacralizzazione della natura, dell’impatto dell’uomo sul pianeta e della violenza dei processi antropici, ma anche su quelli del valore salvifico dell’espressione artistica come strumento di indagine, riflessione ed espressione della complessa relazione che lega l’uomo all’ambiente naturale.
Sulla sua capacità di poter ispirare nuove riflessioni.
Secondo Marcel Gauchet la modernità ha inizio con “l’espulsione dell’invisibile dalla natura visibile” e le radici della nostra contemporaneità consisterebbero – seguendo questa tesi – in un lento e costante processo di desacralizzazione della natura, dell’uomo, dell’etica e della morale (M. Gauchet, Un mondo disincantato, Dedalo 2008).
È un mondo disincantato quello realizzato dal progresso tecnico-scientifico fondato sul passaggio – per dirla con Alexandre Koyré – “dal mondo del pressappoco all’universo della precisione”.
Perduto l’incanto, perduta la sua sacralità, il mondo appare come un bene di cui disporre indiscriminatamente.
In una visione esclusivamente tecnico-scientifica è solo questione di tempo: il mistero del cosmo è alla portata dell’uomo e degli strumenti che crea per indagarlo.
Quanto di più profondo vi sia nella natura, persino l’origine dell’essere ed il fine delle cose, saranno un giorno chiariti e risolti in un sistema di sapere razionale.
Si potrebbe dire che il nucleo concettuale comune alle mostre “Human Gravity” e “Ciò che resta, ciò che cambia” parte da queste premesse: può l’arte reincantare il mondo?
La ricerca artistica può ricongiungere il visibile con l’invisibile, la precisione con la meraviglia, la ragione con il mistero opponendosi e criticando una visione antropocentrica e distorta dell’universo?
Le opere in mostra indagheranno limiti e criticità di una visione distruttiva della relazione tra l’uomo e il cosmo, opponendo alla “gravità umana”, al ‘peso’ dell’uomo sul mondo, la leggerezza della contemplazione estetica nella quale ciò che si cerca non è la “mercificazione” del reale, ma al contrario lo stupore per l’insondabile mistero che lo avvolge.
Inaugurazione
sabato 23 novembre, ore 17.00
Immagine in evidenza
Quayola, Jardin #S2-1 – A (03812), 2018, stampa a getto d’inchiostro, 72×122 cm (part.)