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Irma Blank – Stephen Rosenthal. Mostre personali
sabato 6 Maggio 2023 - sabato 10 Giugno 2023
sede: P420 Arte Contemporanea ( Bologna).
P420 presenta due mostre personali di Irma Blank (Celle, 1934 – Milano, 2023) e Stephen Rosenthal (Washington D.C., 1935) con i lavori più recenti di entrambi gli artisti.
Le mostre, articolate distintamente nelle due sale della galleria, sono accomunate dal fatto di presentare la produzione più recente – divenuta anche l’ultima nel caso di Irma Blank a causa della sua recente scomparsa – di entrambi gli artisti: il ciclo chiamato Gehen, second life di Irma Blank, poi declinato negli ultimissimi tempi nella versione Ways anch’essa in mostra, e le tele e carte della serie Notations di Stephen Rosenthal realizzate tra il 2019 e il 2022.
Dopo quasi cinquant’anni di lavoro, cominciato nel 1968 quando ancora viveva in Sicilia e poi via via continuata nei decenni a Milano dove l’artista si è trasferita nei primi anni ’70, Irma Blank si ritrova con il lato destro del corpo immobilizzato a causa di un problema di salute a partire dal 2016. Dopo diversi mesi in cui riesce solo parzialmente a recuperare forza e motivazione, Blank decide di concentrarsi non su ciò che ha perso ma su ciò che è rimasto, riprende in mano la matita, il pennarello, la biro e ricomincia a tracciare di nuovo i suoi segni ma, questa volta, con la mano sinistra.
Gehen, second life è il risultato di questo auto-apprendimento. Ogni opera della serie si presenta come una pagina singola o doppia, o più pagine affiancate, con linee che evocano, come in tutto il lavoro dell’artista, l’aspetto di un testo ma che non narrano, non descrivono, non si leggono, perchè sono ancora una volta – e questa volta in maniera profonda e struggente – la traccia della sua stessa esistenza, la propria storia raccontata attraverso qualcos’altro che non sia la parola.
“Io penso che siamo dentro il nostro fare attraverso il nostro corpo, nel tempo – scrive Irma Blank nel 2018 – Il tempo ci accompagna, ma anche noi facciamo lo stesso con lui e, mentre procediamo, ogni accadimento, compresi gli errori, si equilibra, fino a che la vita coincide con un percorso di segni, una via che va dall’inizio alla fine. Questo movimento è leggibile in ogni mio lavoro, ma di recente c’è stato un evento personale che mi ha segnato, una malattia che non mi consente più di camminare.come sempre succede c’è prima una mancanza, una sofferenza, e da li nasce il gesto creativo. Ora io vivo un rapporto molto diverso con quello che faccio: prima di questo blocco io sono sempre andata dall’interno verso l’esterno, pensavo sempre allo strumento mano per andare verso gli altri. Ora io penso al piede, alla terra, allo spazio da percorrere. Da un anno e mezzo chiamo tutti i miei nuovi lavori Gehen, second life: e vede, in questi lavori io mi muovo di nuovo, vivo l’andare”.
“Qualcosa passa in queste linee – scrive Riccardo Venturi nel testo che accompagna la mostra di Irma Blank – allo stesso modo in cui l’elettricità passa in un filo. Al livello più elementare, a passare è il tempo: il tempo fisico per tracciarle, e poco importa, a questo punto, dove comincia la linea e in quale direzione si diriga. Anche invertendo l’ordine con cui le vediamo resta il fatto che traducono, misurano e visualizzano il tempo necessario per tracciarle. Non possono smentirlo come possono smentire il codice alfanumerico, tutt’al più trovare un modo originale di attestare tale passaggio temporale. (…) Una sismografia interiore – continua Venturi – dove la punta della penna diventa un dispositivo che traduce un sentire. Anziché tradurre stati d’animo, queste linee mostrano un respiro, come se Blank abbia trovato un modo grafico di respirare, sempre uguale e sempre diverso. Esposti uno accanto all’altro, i suoi disegni proseguono nella nostra mente, rendendo la serie un ciclo senza inizio e senza fine”.
Attivo già dalla fine degli anni ’60, dopo quasi un cinquantennio di ricerca sul fare pittura, Stephen Rosenthal arriva nel corso degli anni Duemila a realizzare una serie di dipinti che racchiuderà in maniera generica sotto il nome di Constellations.
Oggetto, questi ultimi, già della mostra personale Islands, Archipelagoes, Constellations che P420 ha dedicato all’artista americano nel 2018. Si tratta di opere in cui l’atto del dipingere è solo la prima fase. Utilizzando stracci e solventi, infatti, con un fare lento e meditativo, Rosenthal rimuove la sua stessa pittura e cancella ogni riconoscibilità al dipinto. Cancella ma non elimina tutto. La mano dell’artista lascia sopravvivere cenni di colore, grumi di pittura arrotondati dal passaggio ripetuto dello straccio. Solo segni, sbiaditi ricordi. Il lavoro è così prodotto da un processo di successiva, graduale ed inesorabile perdita. Tuttavia negli ultimissimi anni qualcos’altro è successo nei suoi dipinti. Dopo il processo di distruzione, Rosenthal inizia e sviluppa una nuova fase di ricostruzione. Il suo pennello ricomincia a tracciare, la sua matita a scrivere e si ha la netta sensazione che qualcosa si stia nuovamente generando al punto da equilibrare e, forse, addirittura sovrastare, le tracce residuali della fase precedente. Le carte e i dipinti in mostra, realizzati negli ultimi 3/4 anni, instaurano un deciso dialogo tra il ricordo di ciò che è stato e la vita presente di ciò che accade.
Riccardo Venturi, il cui testo critico accompagna la mostra, riprende da Ad Reinhardt le poche ma incisive parole con cui intende descrivere i dipinti di Rosenthal, More & more about less & less. Una frase senza verbo, una sorta di manifesto programmatico ridotto all’osso che tuttavia, nella sua beckettiana stringatezza, dice più di tanti testi critici.
“Il suo fare pittura – continua Venturi – non è altro che un modo di pensare, anche quando ci si spinge in un territorio liminale, dove aggiungere (more & more) incontra il sottrarre (less & less)”.
Immagine in evidenza
Stephen Rosenthal, Untitled 2.20 (chiton 3), 2021, olio e matita su tela_oil and pencil on canvas, cm.33×30,5