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Jon Gorospe. Elogio del afuera
giovedì 21 Marzo 2024 - sabato 25 Maggio 2024
sede: 28 Piazza di Pietra Fine Art Gallery (Roma).
L’esposizione riunisce opere realizzate da Jon Gorospe dal 2016 ad oggi in diverse parti del mondo. Il titolo della mostra é preso in prestito dal primo capitolo del saggio “Società Mobilitate” dell’illustre antropologo Manuel Delgado.
«Vorrei che esistessero luoghi stabili, immobili, intangibili, mai toccati e quasi intoccabili, immutabili, radicati; luoghi che sarebbero punti di riferimento e di partenza, delle fonti: il mio paese natale, la culla della mia famiglia, la casa dove sarei nato, l’albero che avrei visto crescere (che mio padre avrebbe piantato il giorno della mia nascita), la soffitta della mia infanzia gremita di ricordi intatti… Tali luoghi non esistono, ed è perché non esistono che lo spazio diventa problematico, cessa di essere evidenza, cessa di essere incorporato, cessa di essere appropriato. Lo spazio è un dubbio: devo continuamente individuarlo, designarlo. Non è mai mio, mai mi viene dato, devo conquistarlo».
(George Perec, Species of Spaces)
L’atto apparentemente semplice di spalancare una porta e varcare la soglia racchiude in sé il significato di passare dal dentro al fuori, di aprirsi ad esperienze nuove e diverse.
All’interno ci si sente al sicuro, protetti dalle minacce sia fisiche che morali che il mondo esterno può riservare.
Nella città, i suoi abitanti sono spesso come sradicati, privi di una propria stabile collocazione ed incapaci di essere diversamente, poiché l’esterno, senza tetti o mura, difficilmente può servire da dimora.
Un esterno che da parte sua ci riserva un’infinità di sorprese, interazioni e incontri con l’ignoto che arricchiscono la nostra esistenza.
L’effervescenza collettiva e l’attività ordinaria della folla urbana dimostrano la capacità di interazione tra individui.
Dall’intreccio di ciò che ci sfida o che noi sfidiamo, scaturiscono opportunità di esplorazione e scoperta.
Le immagini nella mostra hanno una narrazione aperta ed eterea, ma in tutte c’è un tentativo ben percepibile di addomesticare lo spazio esterno.
Questi tentativi tracciano e accorciano i tempi in cui il paesaggio più moderno del centro di Tokyo si fonde con i resti dell’Acropoli di Atene, creando una sensazione di globalizzazione sia in termini geografici che di tempo storico.
Anche le immagini che alludono alla presenza umana sono frammenti scultorei installati in luoghi pubblici; esprimono il segno della nostra presenza negli spazi esterni.
In questa serie di ambientazioni e dettagli, la tensione con lo spazio è palpabile, ma in tutte si coglie la fascinazione dello spettatore, desideroso di vedere di più, meglio e più lontano.
Immagine in evidenza
Torre Tokyo (part.)