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Julien Friedler. È finita la commedia

sabato 23 Aprile 2022 - domenica 25 Settembre 2022

Science Art Visions
Julien Friedler. È finita la commedia

sede: Chiesa di San Samuele (Venezia).
cura: Dominique Stella.

Julien Friedler, da sempre curioso esploratore delle infinite sfaccettature e profondità dell’animo umano, in È finita la commedia indaga tre diverse esperienze fondamentali della vita: il Dolore, la Malinconia e la Speranza.

L’artista dedica a ciascun tema una specifica installazione, sviluppando una meditazione spirituale che si dipana all’interno degli spazi offerti dalla pianta basilicale della Chiesa di San Samuele a Venezia.
Nella navata laterale destra Friedler mette in scena il mistero del dolore umano con Les Innocents (2000), una delle sue installazioni più note; la navata laterale sinistra è occupata, invece, da un lavoro molto recente, Les Pierrots (2019), dove spicca una moltitudine di maschere dall’espressione corrucciata e malinconica; nella navata centrale trovano spazio, infine, le colonne che compongono La Forêt des Âmes (2009), installazione itinerante che invita alla speranza nel porre ai quattro angoli del globo domande universali.
Non è un caso, dunque, che questo progetto sia presentato proprio nel contesto della Chiesa di San Samuele.
La chiesa è luogo di meditazione, preghiera, d’incontro, di celebrazione e di mistero, è anche luogo di ricerca interiore, che ci conduce sulla via di interrogazioni spirituali.
L’intento dell’artista è offrire spunti di riflessione universali, invitandoci a scoprire noi stessi, e anche a prendere coscienza dell’altro.

Non vi è alcuna leggerezza in queste opere di Friedler, il titolo della mostra lo indica: È finita la commedia.
Il fulcro del suo lavoro, come sottolinea l’artista, resta per sempre “la vita interiore e il suo rapporto con un’espressione del sacro; il suo rapporto con l’enigmatico Creatore dai molteplici volti, sorge sin dall’alba dei tempi, e il suo pensiero nell’uomo resta onnipresente, malgrado i cambiamenti di forma”.

Dolore, malinconia, speranza. Ognuna delle tre tematiche è complementare alle altre, e l’insieme delle opere, arricchite da alcune tele e fotografie, propone un tempo di sospensione meditativa sul senso della vita, della morte e di una possibile redenzione.
Innanzitutto la violenza, messa in scena nell’installazione Les Innocents, che illustra il dolore dell’innocenza violata, ma anche la reclusione, l’isolamento e la ribellione. L’installazione ricorda la dignità incomparabile di ogni bambino, mentre ogni giorno si rinnova il massacro degli Innocenti. La loro sofferenza colpisce la nostra coscienza insensibile, se non anestetizzata. Non si tratta di compiangerli ma di rimettersi in causa con un atteggiamento di conversione di mentalità e di impegno. L’artista suggerisce la lacerazione, la tortura, la fragilità, la morte, sotto una forma simbolica di un’intensità sconfortante, che malgrado la sua radicalità vuole essere fonte di sollievo e di vita. L’installazione coniuga memoria individuale (quella dell’artista e dei suoi ricordi d’infanzia) e memoria collettiva, invitando a una riflessione approfondita sulla nostra cultura, le sue illusioni, i suoi disincanti ma anche la possibilità di sopravvivenza.

La Malinconia de Le Pierrots risponde all’innocenza dell’infanzia. Figura ingenua e sognante, Friedler la evoca sotto l’aspetto triste e nostalgico del Pierrot di Verlaine: “Non è più il sognatore lunare della vecchia aria che rideva agli avi da sopra gli stipiti: la sua allegria, come la sua candela, ahimè! è morta, e oggi il suo spettro ci ossessiona, sottile e chiaro”.

Il poeta e l’artista fanno entrambi rivivere il personaggio, un tempo allegro e stravagante, sotto una forma spettrale. Questa figura della commedia, con il suo costume tradizionale, il suo viso lunare che ci incantava, grandi e piccini, ha ormai un triste aspetto. Friedler ci offre l’immagine di un essere scarno, un redivivo che si è disumanizzato sotto forma di uno scheletro robotizzato. A questo corpo senza vita, non resta che un piccolo barlume triste e disincantato negli occhi, che esprime come un rimpianto dei tempi passati, un sogno di felicità perduto. Questa evocazione agghiacciante della nostra epoca suggerisce la mutazione che si opera nella nostra società, influenzando la nostra visione del mondo e del nostro corpo, che l’artista illustra attraverso l’erranza di queste anime incorporee, vaganti ai margini del regno di Ade, come ombre in cerca della salvezza. Sono una moltitudine, tutte simili, una riduzione dell’umano allo stato di massa controllata e intorpidita. Queste sculture ci rimandano all’opera Efficiency Men di Thomas Schütte.

La Forêt des Âmes è un’opera ascensionale che evoca l’elevazione dello spirito. L’artista vi trasmette un messaggio di speranza e di rinnovamento. Evocazione di anime luminose che non incarna il Divino, ma una Coscienza energetica positiva che invita ognuno di noi a un momento di raccoglimento e di riflessione, quest’opera contribuisce a trasmettere ciò che l’artista chiama “Un supplemento d’anima”, un momento di condivisione e di oblio di sé, per unirsi a un processo collettivo. Friedler definisce questa installazione “di ispirazione cristiana”, poiché essa veicola i principi di “universalità, egualitarismo e attenzione al prossimo”. Il suo obiettivo è di andare al di là dei dati materiali e visivi per trarne le connessioni più sottili e invisibili, raggiungendo così un’interrogazione di natura psichica, filosofica e anche religiosa.

Produzione e organizzazione: Carlo Silvestrin, CD Studio d’Arte.

Dettagli

Inizio:
sabato 23 Aprile 2022
Fine:
domenica 25 Settembre 2022
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

CHIESA DI SAN SAMUELE
Campo San Samuele
Venezia, 30124 Italia
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