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Kanaco Takahashi. Passaggi in penombra
giovedì 19 Ottobre 2023 - domenica 26 Novembre 2023
sede: Sale d’Arte di Alessandria (Alessandria).
cura: Matteo Galbiati, Raffaella Nobili, Ylenia Sivo, Cristiana Verzeroli.
Questa esposizione rappresenta il primo evento nel contesto del palinsesto intitolato “Pensieri leggeri” i cui primi due appuntamenti sono in programmazione dal mese di ottobre 2023 fino a gennaio 2024. Il palinsesto si compone di una serie di esposizioni monografiche in successione e presenta un’ampia panoramica delle opere di cinque artiste giapponesi con una significativa esperienza espositiva sia in Giappone che in Italia. La successione prevista include, oltre a Kanaco Takahashi e Asako Hishiki, anche Fukushi Ito, Kaori Miyayama e Ayako Nakamiya (date e luoghi in via di definizione).
Le artiste, sebbene differiscano in termini di generazione, formazione e background, hanno individuato nell’Italia – e nella fruttuosa interazione culturale che sempre nasce dal confronto tra Giappone e Italia – il contesto ideale per sviluppare la propria visione artistica e poetica. In questo senso le accomuna la capacità di coinvolgere lo sguardo dello spettatore, pur nella diversità di immagini e linguaggi, attraverso una spiccata e connotata leggerezza poetica che si origina dall’imprinting culturale originario. Uno dei tratti che il palinsesto mette in evidenza è quello della sopraccitata leggerezza lirica che si accompagna, di volta in volta, a temi come quelli della luce, della natura, del colore, della trasparenza, dell’ombra e del vuoto.
Il titolo della personale di Takahashi, “Passaggi in penombra”, nella sua traduzione giapponese, si compone di tre ideogrammi intrinsecamente significativi. Il primo, (kageri = penombra), evoca la penombra, manifesta nell’opera di Takahashi come puntuale oggetto di indagine, allo stesso tempo simbolica e tecnica, da parte dell’artista. Attraverso l’immaginifico galleggiare e fluttuare dei soggetti rappresentati Takahashi allude agli stati di sospensione temporale e spaziale come alterazioni della coscienza nella propria percettività oggettiva verso stadi liminali, temporanei, soggettivi, transeunti. Il distacco apparente dalle superfici di fondo, induce l’emersione timida, ma persistente dei soggetti ottenuta grazie al sapiente impiego di passaggi tonali apparentemente impercettibili, ma ben presenti e ponderati. (ukabu = galleggiante; venire a galla, affiorare) riflette il modo in cui le creazioni di Takahashi, con grazia e delicatezza, appaiano sollevarsi al di sopra delle dimensioni concrete del dipinto con sottile levità. Il terzo ideogramma, (shirabe), tradotto con una perifrasi, viene generalmente impiegato in senso figurato e allude alle intricate melodie dell’animo umano.
In questa prospettiva, le opere dell’artista si configurano come una rappresentazione visiva di questo concetto che, da una prospettiva intima e soggettiva dell’artista, si amplificano a raggiungere una dimensione corale e coinvolgente in cui ciò che permane inespresso trova sfogo e rappresentazione in una sinfonia di variazioni delicate. Sfumature, come nuances di una melodia musicale, si svelano in modo emblematico all’interno dell’allestimento, creando un dialogo suggestivo tra il soggetto, il medium e lo spettatore. Nell’ambito dell’esposizione, si avrà l’opportunità di contemplare opere di varie dimensioni, caratterizzate principalmente dall’abile utilizzo di strumenti primari ed essenziali per prossimità, reperibilità e per la loro concretezza: carta e matita potenziate e rinvigorite dalla recente introduzione del gesso. Takahashi esplicita la complessità della sua espressione artistica attraverso un’ampia gamma di variazioni “cromatiche”, sebbene il medium a sua disposizione, la grafite, sia per definizione considerato monotono. L’artista lavora sorprendentemente per sottrazione, asportando cioè parte della grafite presente sulla superficie del foglio. Un procedimento inverso rispetto al più comune approccio del disegnare che si realizza per aggiunta di pigmenti alla tela. Questo processo controllato permette, grazie all’atto del togliere, l’emersione del vuoto, come valore estetico frequente nell’arte di Takahashi, ma non fine a se stesso. Nella serie Un silenzio che dà voce i soggetti scelti sono conchiglie, forme ataviche riconducibili alle conformazioni basilari del micro e macro cosmo, dalle galassie dell’universo al DNA, il codice basilare della vita. Questi elementi naturali sono volutamente sottili, resi immateriali nella loro evanescenza per essere quasi impercettibili all’occhio umano, inducendo nell’osservatore un’allerta nei sensi, un’attenzione rinnovata alla ricerca di ciò che separa il poco visibile dall’invisibile. Il vuoto, in questo senso, ha una sua finalità ben precisa nel promuovere il movimento senza essere l’obbiettivo principale della rappresentazione; secondo la tradizione culturale giapponese, infatti, esso non è assenza, bensì non-presenza, spazio libero interpretativo che richiama il fruitore a uno sforzo dinamico in reazione e relazione ad esso, aprendo la via all’introspezione.
Per Kanaco Takahashi il disegno è il punto cardine della manifestazione artistica in quanto, come spiega l’artista stessa: “Non è tanto un mezzo per esprimersi, quanto un mezzo per osservare, approfondire, comprendere e pormi domande su ciò che è dentro di me, sul mondo, sulla natura e sulle cose che mi circondano. Il disegno è uno strumento di comunicazione non con il mio pubblico, ma con il cosmo, la Natura e la mia interiorità. Nella mia carriera continuo costantemente a interrogarmi, attraverso l’uso consapevole e la sperimentazione della carta, dello stucco, dell’inchiostro e della matita se sono essi davvero gli strumenti migliori per esprimere la mia intimità e la mia anima. ”
Mostra in collaborazione con Associazione Libera Mente Laboratorio di Idee e Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili, Milano
Inaugurazione
giovedì 19 ottobre 2023 ore 17.30
Immagine in evidenza
L’ombra bianca #02 (part.)