sede: Accademia d’Ungheria in Roma – Palazzo Falconieri (Roma).
cura: Barbara Baska.
Secondo la concezione cristiana, dopo la morte, l’anima si separa dal corpo: lo lascia e vola via, come un uccello che abbandona la sua gabbia.
L’anima di una persona devota desidera tale ascesa ancora prima, mentre è ancora viva: “Come la cerva ansima dopo i torrenti d’acqua, così ansiosa l’anima mia dopo di te, o Dio”.(Salmo 42)
Ma non tutte le anime si dirigono verso il Signore: l’Arcangelo Michele pesa le anime dei morti sulla sua bilancia di giudizio, e i dannati verranno rinviati all’Inferno.
All’alba del XX secolo, una delle premesse della visione del mondo pre-einsteiniana era che tutte le cose esistenti possedevano necessariamente determinati parametri fisici misurabili.
Questo fu probabilmente ciò che spinse il medico americano Duncan MacDougall a tentare di misurare il peso dell’anima, mentre lascia il corpo.
Mise i suoi pazienti terminali su una bilancia speciale, che, immediatamente dopo il momento della morte, mostrò una differenza di peso.
Nel suo studio, pubblicato nel 1907, specificò questo cambiamento di peso come una perdita di 21 grammi, che, nella sua interpretazione, equivaleva al peso dell’anima, quando lascia il corpo.
Tale risultato venne poi riproposto nell’arte.
Dopo il volgere del millennio, il tema ha suscitato un ulteriore interesse per la cultura popolare, probabilmente dovuto in parte al lungometraggio di grande successo di Alejandro González Iñárritu, intitolato “21 grammi”, uscito nel 2003.
L’ampia esposizione di Katalin Rényi si inserisce bene in questa prospettiva. Il soggetto delle sue opere è sempre l’anima o un’esperienza trascendente – a volte un mistero – ad essa collegato. In ogni caso, il lavoro di Rényi mira oltre il mondo materiale. Si tratta di una questione di fede e di scelta artistica.
Inaugurazione: Venerdì 3 maggio ore 19:00