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La cura. Arte e storie di rinascita – Mostra collettiva

sede: Voia Art Gallery (Roma).
cura: Craving Art.
Quindici artisti esplorano il potere trasformativo e curativo dell’arte con l’intento di condividerlo con i visitatori.
Gli artisti in esposizione raccontano storie di cambiamento e guarigione personale, proponendo riflessioni e ispirando una trasformazione positiva.
L’arte infatti è un catalizzatore di cura per il corpo e l’anima e le opere in mostra offrono l’occasione per accendere una scintilla di cambiamento in chi le contempla.
Craving Art di Alessia Dei in collaborazione con Arte e Città a Colori presenta una selezione di opere che spaziano dall’astratto al figurativo, oltre al digitale, con incursioni nella tridimensionalità. La mostra si propone come dialogo tra gli artisti e il pubblico, sostenendo la missione di Craving Art per un modo nuovo di vivere il sistema dell’arte, più inclusivo, democratico e alla portata di tutti. La mostra intende anche proporre una nuova panoramica sulla scena artistica italiana contemporanea.
Con una vita passata tra l’Olanda e il Brasile e Italia, Ariana Zanella, incarna il potere trasformativo dell’arte. Nata come designer di tessuti, dopo una lunga carriera accademica e professionale la sua pratica artistica è rinata grazie all’esplorazione della tecnica della fluidart: una pittura intuitiva senza pennelli e disegni preparatori, che impiega solo i quattro elementi: terra, aria, acqua e fuoco. Con un atto di abbandono intuitivo alle leggi della natura, le sue opere figurative mostrano come l’arte possa essere una via per la libertà e la rinascita.
Denis Benedetti grafico e artista, ha trasformato la sua arte in un atto di guarigione e riscoperta personale. Negli anni ha sperimentato varie tecniche, fino ad arrivare al digitale. Dopo un periodo di difficoltà, Benedetti ha iniziato a realizzare ritratti dallo stile riconoscibile, fatto di linee, colori vibranti e forme contorte a formare intrecci di sentimenti, emozioni e sensazioni, che riflettono sulla continua ricerca di libertà, bellezza e amore.
Francesca Coppola, porta l’arte oltre i confini della pura estetica, trasformandola in un potente mezzo di guarigione e riflessione. Pratica infatti la sua vocazione come arteterapeuta. Come artista visiva, il suo lavoro si muove tra caos e armonia, affrontando temi come il trauma e l’identità. Con materiali eterogenei e una narrazione simbolica, il suo lavoro esplora il potere delle immagini come specchio dell’inconscio, rivelatrici di ciò che spesso rimane sotto la superficie della coscienza, invitando il pubblico a confrontarsi con queste dimensioni profonde e offrendo uno spazio di riflessione.
L’arte di Gennaro Falcone ha un linguaggio personale, essenziale e allo stesso tempo metafisico. Dalle sue tele protendono esili fili di lana. Mobili e fragili, essi indicano metaforicamente il percorso verso un’altra dimensione, intima e introspettiva dove l’animo può elevarsi e guarire. Per Gennaro l’arte è quindi una via di fuga, musa ispiratrice di un’idea di vita alternativa e stimolo per tendere verso la felicità.
Giusy Russo ha saputo fondere due mondi apparentemente distanti come l’arte e l’insegnamento. Per Giusy l’arte è uno strumento di scoperta del sé e di incontro con l’altro. Cresciuta in un ambiente creativo, porta avanti una ricerca personale che trova espressione nell’arteterapia e nella produzione di tele in cui dialogano il tratto deciso, i colori intensi e le luminescenze.
Marisa De Gregorio esplora, attraverso la sua fotografia, la trasformazione profonda del concetto di amore da quello manipolatorio e tossico a quello sano e curativo. Il suo progetto è incentrato sulla Maschera come simbolo di verità, ma anche di menzogna, che diviene una sorta di “velo protettivo” del viso e del cuore. Conducendo a riflessioni sulla fragilità dell’animo umano, le sue fotografie invitano a superare le ombre emotive per riscoprire relazioni sane e consapevoli, proprio come il potere rigenerante dell’arte, in grado di sanare ferite e rinascere dalle esperienze più oscure.
Il Mers è un artista con un percorso che si snoda tra il figurativo e l’astratto, ha trovato nella pittura un rifugio e una fonte di terapia e cura nelle situazioni buie, soprattutto durante il difficile periodo del lockdown. Dopo essersi allontanato dal realismo dei ritratti, Mers ha scoperto una nuova espressione con la spatola e l’olio, creando opere astratte di grande forza espressiva, in cui luce e forma si fondono in modo intimo e universale.
Mimmo Busiello, artista napoletano attivo da oltre vent’anni, ha costruito la sua produzione attorno a un viaggio di introspezione e trasformazione. L’artista esplora la relazione tra colore e emozione attraverso grandi opere materiche e sensoriali che fungono da strumenti di cura: con una palette di rossi, blu e gialli puri, i suoi dipinti non sono solo superfici visive, ma spazi di liberazione e introspezione in cui forma e il colore si intrecciano per rivelare le tensioni, i dialoghi interiori e le emozioni dell’anima.
Monica Belloni si rifugia nel disegno fin dall’infanzia, segnata da malattie e solitudine. È cresciuta tra i colori e le forme e la pittura è stata la sua via di salvezza, di espressione e di liberazione interiore. Con il suo stile vigoroso e la sua energia creativa, carica di pennellate incisive e impetuose, la sua arte è in continua evoluzione. Le sue tele veicolano una forza primordiale, che riflette il potere catartico dell’arte, con cui ogni opera diventa un atto di rigenerazione e rinascita.
Rachele del Nevo ha trovato a Roma il suo palcoscenico ideale, dove la sua arte di strada si fonde con la città eterna. L’artista reinterpreta il quotidiano con disegni su cartone o, meglio, su scatole di imballaggio degli oggetti di uso quotidiano. La sua “drawing-bike”, una galleria mobile su due ruote, porta l’arte direttamente tra i passanti, dando nuova vita a oggetti di consumo. Trasformando materiali di scarto in tracce di bellezza, le sue opere sono un invito a riconoscere la potenza rigenerativa dell’arte nel quotidiano.
Roberta Trifilio, designer e artista, ha trovato nell’arte il linguaggio perfetto per narrare il suo mondo interiore ed ascoltare le proprie emozioni. Le sue opere sono abitate da figure femminili che richiamano Tamara de Lempicka. I loro volti raccontano storie delicate e personali. Intensi e profondi, dalla pelle eterea, quasi di porcellana, sono in contrasto con il rosso carminio delle voluminose labbra e con il loro sguardo intenso, espressione dell’animo in tumulto.
L’arte di Romeo Albini si rivela come un profondo abbraccio alla vulnerabilità umana, in cui la pittura diventa un mezzo salvifico per affrontare le cicatrici emotive. Il suo linguaggio trae forza dalla sua biografia. Autodidatta e poliedrico, Albini si muove tra pittura e arti performative, infondendo nelle sue opere un’intensa teatralità. I suoi ritratti, caratterizzati da lineamenti contorti, colori terrosi e linee spigolose, diventano così rifugi per dare libero sfogo al proprio essere, dare voce al dolore e rinascere.
Samuel Proietti, scultore e artista, trasforma il metallo, la materia grezza e i materiali industriali in metafore visive di evoluzione, accettazione e rinascita. Ogni scultura racconta la storia di una trasformazione dove l’artista esalta il potere curativo dell’arte. Le sue opere invitano a confrontarsi con il proprio processo di evoluzione e consapevolezza. Le figure umane, frammentate e in disfacimento, riflettono il continuo desiderio di libertà, equilibrio e ricerca di significato.
Sonia Laiacona ha saputo trasformare il dolore interiore in un linguaggio visivo potente e terapeutico. Sin dall’infanzia, il suo disegno e la sua pittura sono stati il mezzo per esternare emozioni difficili da contenere, un rituale di cura che le permette di fare pace con se stessa e con il mondo. Testimonianza tangibile della potenza dell’arte, capace di trasformare il dolore in bellezza, i suoi volti sinuosi, con occhi grandi e intensi, diventano simboli di una catarsi emotiva e di un viaggio personale verso la comprensione e la liberazione.
Dopo un cammino tortuoso, il buddismo e lo yoga hanno riconciliato Stefano Corazziari con sé stesso, con l’arte e con il mondo. Ricche di simbolismi, le sue opere presentano sempre una tensione tra fisico e ultraterreno. Con “Erotismo Metafisico”, Corazziari ci porta ad indagare il mistero dell’origine, la condizione umana e il conflitto eterno tra luce e oscurità. Le sue opere vogliono testimoniare che anche nei momenti di buio e caos, l’arte e l’amore sono il motore della rinascita.
Inaugurazione
8 Novembre 2024, alle ore 19
Immagine in evidenza
Russo – Penelope (part.)