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La natura morta – Edizione 2023. Mostra collettiva
sabato 13 Maggio 2023 - mercoledì 24 Maggio 2023
sede: GAMeC Centro Arte Moderna (Pisa).
cura: Massimiliano Sbrana.
Il termine “natura morta” coniato nel tardo Rinascimento, è presente con traduzioni sostanzialmente affini nel significato in molte lingue europee, per gli inglesi si dice “still-life” (vita ferma), in Germania “stil leben”, in Spagna “naturaliza muerta”, per gli antichi greci le nature morte si definivano “xenia”, letteralmente “doni ospitali”, dal vocabolo xenos, ospite.
Sul piano concettuale, rappresentare una natura morta ha un significato fortemente innovativo, vuol dire passare dal primitivo rapporto dell’uomo con le cose viste secondo la funzione che l’uomo stesso ha loro convenzionalmente attribuito, subordinandole a sé in quanto oggetti inanimati, ad una considerazione delle cose di per sé stesse portatrici di significati e di valori estetici autonomi ed in un certo senso poste sullo stesso piano della figura umana.
L’arrivo della modernità vede l’ascesa della natura morta dall’ultimo gradino della gerarchia accademica. Il genere, proprio per il fatto di mostrare oggetti inanimati, è poco considerato dalla critica ufficiale, mentre diventa una specie di bandiera per i realisti di fine Ottocento, convinti che sarebbe venuto il giorno in cui una carota avrebbe significato una rivoluzione.
Il Cubismo, influenzato da Cezanne, sceglie la rappresentazione degli oggetti come luogo ideale per le proprie sperimentazioni pittoriche. Il genere si presta infatti alle indagini su spazi e volumi perché, come sostiene Braque, la natura morta offre uno “spazio tattile”, una realtà che può essere manipolata.
Un altro tipo di scomposizione dell’immagine è quella praticata dal Futurismo, in cui la disgregazione della realtà è resa nella sua componente dinamica e non in quella statica tipica del cubismo. Completa il quadro complesso delle vicende artistiche del secondo dopoguerra la convivenza di correnti figurative e non figurative, le prime rappresentate, tra gli altri, da Giorgio Morandi, che sceglie di muoversi su un terreno al confine tra rappresentazione di oggetti reali e istanze simboliche.
A partire poi dagli anni ‘50 del Novecento nascono le contaminazioni, le integrazioni. Le iconografie, di solito separate, per esempio il nudo e la natura morta, si uniscono. Andy Warhol, negli anni del boom economico, prende ispirazione dallo sterminato inventario di immagini dei mass media, trasformando gli stilemi con cui l’artista si è sempre rivolto alla rappresentazione dell’oggetto.
Pop Art, Azionismo e Arte Povera ridefiniscono le possibilità della natura morta, filtrando i riferimenti al passato attraverso una sperimentazione tecnica spesso estrema e testimoniando inequivocabilmente che la natura morta, nell’arte moderna e contemporanea, pur avendo subito una metamorfosi, è tutt’altro che scomparsa.
Espongono: Banti Franco, Beccaro Bruno, Bedolo Enrico, Berti Alberto, Bonanni Paola, Bracciotti Michele, Carta Daniela, Colombo Anna, De Santis Clara, Favilli Antonella, Gammarota Annarita, Musmeci Nadia, Nido Roberta, Norelli Luigi, Paglia Anna, Pannunzio Maria Teresa, Pederzolli Manuela, Pirelli Patrizia, Reali Daniela, Santi Maria Agata, Sbolci Renzo, Sbrana Giulio, Taddei Annamaria, Tarabella Marzia, Tarabella Marzia (Mabell), Vasile Anna.
Inaugurazione
Sabato 13 Maggio 2023 alle ore 18
Immagine in evidenza
l – borin – natura morta – olio su tavolo – 60×40 (part.)