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Leonor Fini. Memorie triestine

giovedì 16 Novembre 2017 - venerdì 5 Gennaio 2018

Leonor Fini. Memorie triestine

sede: Istituto Italiano di Cultura (Bruxelles)
cura: Marianna Accerboni.

L’esposizione si propone di portare nel cuore d’Europa l’artista Leonor Fini, argentina di nascita e triestina d’adozione, riunendo per la prima volta un’ottantina di opere, molte delle quali inedite, espressione del suo personale lessico surrealista e della sua personalità.
Bruxelles è la prima tappa di un ciclo espositivo che vedrà la mostra toccare, nel 2018, Parigi, Laveno Mombello (Varese) e infine Trieste, città dove la Fini crebbe e si formò, e da dove – idealmente – la mostra prende avvio.

Attraverso una serie di testimonianze artistiche e culturali per la maggior parte inedite, l’esposizione si propone di mostrare il risvolto più intimo e privato della personalità di Leonor Fini, a 110 anni dalla nascita (Buenos Aires 1907 – Parigi 1996), tornando innanzitutto alle radici della sua formazione: Trieste, città fondamentale per lo sviluppo del suo linguaggio artistico, dove fu portata nel 1908 dalla madre, Malvina Braun, appartenente a una colta famiglia della borghesia intellettuale triestina, in fuga da Buenos Aires, e dal marito argentino di origini beneventane, dalla dubbia personalità.
Leonor crebbe nel particolare milieu d’avanguardia che all’epoca caratterizzava questa città – sospesa tra pensiero mitteleuropeo e suggestioni italiane, avanzatissima e cosmopolita – in contatto con la colta borghesia intellettuale.
Arturo Nathan, Gillo Dorfles, Leo Castelli, Umberto Saba, Italo Svevo e Bobi Bazlen – il grande traghettatore in Italia della letteratura dell’Est europeo in lingua originale – sono solo alcuni degli artisti, letterati e intellettuali, che lei frequentò nei primi vent’anni della sua vita e che influirono molto sulla sua formazione concettuale ed estetica, oltre che sulla sua forma mentis internazionale.
Negli anni Trenta, l’artista si trasferì a Parigi dove rimase fino alla morte.
Qui “l’italienne de Paris” – come Leonor veniva chiamata in Francia – ebbe l’occasione di esporre assieme a celebri artisti, quali Salvador Dalì, Max Ernst, Meret Oppenheim e altri importanti surrealisti, alla mostra inaugurale della Galerie Drouin, che il gallerista Leo Castelli (triestino di origine ungherese) aveva appena aperto nella capitale francese con l’architetto Renè Drouin.
A Parigi tenne anche la sua prima personale: nel 1932, alla Galerie Jacques Bonjean, allora diretta da un giovane Christian Dior, non ancora couturier, che la consacrò nell’empireo dei grandi artisti del ‘900.
Sempre a Parigi conobbe e frequentò personaggi storici quali il fotografo Henri Cartier-Bresson, lo scrittore e poeta Jules Supervielle e Max Jacob, pittore e critico amico di Picasso, Braque, Cocteau e Modigliani.
Pur essendo rimasta sempre molto legata a Trieste, dopo la morte della madre, avvenuta molto tardi, non vi tornò più, non sopportando l’assenza della figura materna nella città che le aveva ospitate e accolte.

L’inaugurazione a Bruxelles sarà l’occasione per assistere a un’inedita performance multimediale di luce e musica ispirata alle sue opere: la facciata dell’antico e centralissimo palazzo che ospita l’Istituto Italiano di Cultura sarà illuminata per la prima volta da un colore azzurro-blu, a ricordare il mare di Trieste, che la Fini amava molto. Il musicista italo-brasiliano Paolo Troni interpreterà dal vivo alcune sue composizioni inedite ispirate alla Fini e realizzate espressamente per la mostra.
Tali brani continueranno a essere diffusi all’interno della rassegna, divenendone la colonna sonora per tutta la durata dell’esposizione.
Anche nelle tappe successive l’inaugurazione sarà caratterizzata da una performance multimediale di luce e musica, realizzata site specific, in tema con la mostra.

Il percorso espositivo.
In linea con le tendenze del linguaggio comunicativo contemporaneo, il percorso espositivo è concepito come un evento multimediale di pittura, musica e luce.
Un’atmosfera misteriosa e introspettiva – spesso in penombra e tanto familiare alla sua personalità artistica – fa risaltare le opere nel buio della sala tramite fasci di luce, gli stessi che si ritrovano sulle tele dell’artista.
In mostra sono presenti un’ottantina di opere, tra cui: undici, quasi tutte inedite regalate alla cugina triestina Mary Frausin, persona alla quale Leonor era legatissima; una collezione di trentadue opere su carta, in buona parte inedite, fuori commercio o prove d’autore, donate all’amico triestino Giorgio Cociani, cui l’artista era unita dalla comune passione per i gatti, che considerava delle piccole magiche divinità e che furono primo motivo ispiratore delle sue opere.
Con Cociani, Leonor intrattenne per quasi vent’anni una corrispondenza fatta di telefonate quotidiane, lettere e cartoline inedite, dedicate in particolare al tema dei gatti, alcune delle quali sono esposte in mostra accanto a importanti e rari libri d’arte a lei dedicati e sei affiches di sue importanti mostre personali in Europa.
Sono presenti inoltre lettere del grande artista Arturo Nathan e alcuni stralci di lettere di Gillo Dorfles.
Si potranno ammirare alcuni vestiti appartenuti all’artista, tra cui una preziosa cappa da sera in pelliccia molto evocativa della sua personalità, e infine, nel percorso espositivo sono messi in dialogo tre dipinti: uno suo, uno di Arturo Nathan e uno di Gillo Dorfles, a testimoniare simbolicamente la loro affinità elettive, la pittura introspettiva e visionaria che li accomunava e la loro grande amicizia, oltre a offrire un quadro dell'”intellighenzia” e dell’arte triestina che ruotavano intorno alla Fini in quegli anni di formazione, rimasti fondamentali nell’elaborazione del suo fare artistico.
Nella stessa ottica di approfondimento e comparazione delle tre personalità, in mostra sarà presente un’indagine grafologica e letteraria dei loro scritti.
A completare il percorso è un video realizzato dalla curatrice, che raccoglie una sintesi delle testimonianze e interviste inedite ad amici e conoscenti triestini dell’artista, tra i quali Gillo Dorfles, Daisy Nathan – sorella del pittore Arturo – Giorgio Cociani, Eligio Dercar (gallerista di riferimento di Leonor a Trieste).

Le tappe della mostra. Bruxelles – Parigi – Laveno Mombello – Trieste.
Il progetto espositivo prende il via da Bruxelles, dove la Fini è molto nota e apprezzata, essendo vissuta a Parigi e in Francia, e in virtù del suo legame con i Surrealisti francesi.
Un linguaggio, quello del Surrealismo, che in Belgio vanta dei protagonisti internazionali quali Magritte e Delvaux.
La rassegna si trasferirà successivamente a Parigi, dove Leonor arrivò nel 1931 e diede ufficialmente inizio alla sua carriera artistica, per poi essere ospitata a Laveno Mombello (Varese) nel Museo Internazionale del Design Ceramico in possesso di alcune porcellane decorate attraverso decalcomanie, tratte da disegni sul tema delle maschere di Leonor.
Il ciclo espositivo si concluderà proprio a Trieste, dove la Fini crebbe e si formò e da dove, idealmente, la mostra prende il via.
Nello spazio espositivo di Bruxelles il 28 novembre verranno presentati i libri Bobi Bazlen. L’ombra di Trieste di Cristina Battocletti (ed. La nave di Teseo) e Paesaggi e personaggi di Gillo Dorfles (ed. Bompiani).
Nell’ambito del progetto espositivo, verrà editato un volume curato da Accerboni con annesso il video delle interviste integrali sulla Fini (riprese e montaggio Barbara Mapelli) e un approfondimento ragionato dei temi sviluppati nell’esposizione.

Dettagli

Inizio:
giovedì 16 Novembre 2017
Fine:
venerdì 5 Gennaio 2018
Categoria Evento:

Luogo

ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA – BRUXELLES
Rue de Livourne 38
Bruxelles, 1000 Belgio
+ Google Maps
Phone
+32 (0)2 5332720
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