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Luciano Ventrone. Matrix – Oltre la realtà / Beyond reality
domenica 19 Novembre 2017 - domenica 25 Febbraio 2018
sede: Museo Civico Archeologico e Pinacoteca Edilberto Rosa (Amelia)
cura: Cesare Biasini Selvaggi.
I locali dell’ex Collegio Boccarini, in origine un convento francescano del XIII-XIV secolo, ospitano un’antologica di 30 dipinti di Luciano Ventrone nella personale “Matrix – Oltre la realtà / Beyond reality”, con l’intento di farne conoscere la produzione più recente.
La mostra, con l’estensione di dipinti di Ventrone distribuiti nelle sale espositive ai piani superiori, offrirà al visitatore un inedito confronto con la collezione archeologica del Museo, in cui spiccano la statua bronzea del generale romano Nerone Claudio Druso, detto Germanico, rinvenuta nel 1963 e l’ara “di Dioniso”, un bellissimo esemplare in marmo risalente al I secolo D.C. , sulla cui fronte è scolpita la leggendaria nascita del dio. Alcuni dei reperti conservati all’interno del Museo, in particolare i pregevoli capitelli dell’antica Ameria (il nome di Amelia in epoca romana) raccolti negli scavi della città e nei suoi dintorni, sono stati di ispirazione per Ventrone, dagli inizi degli anni Ottanta, per la realizzazione di alcune delle sue famose nature morte.
“I monumenti muoiono quando non parlano più”, ha affermato Tomaso Montanari.
Scopo della mostra, come scrive Cesare Biasini Selvaggi, è quello di farne dialogare quelli della storia romana di Amelia con le opere di un artista contemporaneo che è stato in grado di interpretarli con il linguaggio dell’oggi, evocando visioni e stimolando riflessioni nuove.
E contribuendo, in questo modo, a trasformare un patrimonio culturale nell’ambito di uno scenario passivo, in un habitat quanto mai vitale e palpitante.
La mostra prosegue ai piani superiori con altri 20 dipinti eseguiti negli ultimi anni che, senza complessi, si confrontano con l’archeologia, come la collezione di iscrizioni e basi funerarie, testimonianza di illustri famiglie amerine tra cui la Gens Roscia citata da Cicerone.
Tra passato e presente, si innesta così un dialogo spesso imprevedibile e sorprendente, dove l’arte di Ventrone conferma la sua natura di meccanismo artificiale che infittisce, come in una camera oscura, il mistero della storia informandola di attualità.
Nella strabiliante tecnica di Ventrone la fotografia, ieri analogica oggi digitale, è un punto di partenza, dal quale decorre l’astrazione del soggetto, che si priva del suo essere materia per divenire un reticolo pulviscolare dalle fattezze di punti di luce e colore. Dei pixel, dalla colorazione codificata tramite uno o più valori numerici (bit, 0 o 1) non visibili all’occhio umano, che l’artista è in grado di cogliere successivamente con la pittura raggiungendo il massimo grado di astrazione concettuale. Il titolo della mostra deriva dal termine latino “matrix” (“generatrice/matrice”). In questo caso, la matrice rappresenta una sorta di realtà simulata dagli atomi che organizzano ogni cosa intorno a noi, nel mondo fisico o in natura. I soggetti rappresentati dall’artista, come le sue proverbiali nature morte, non vanno mai visti pertanto come tali, ma astrattamente, nella traduzione pittorica della loro struttura atomico-molecolare.
Per la loro comprensione è richiesta prima un’osservazione ravvicinata, quasi da microscopio, per poi allontanarsi dai dipinti. Prendendone le distanze.