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Luigi Ambrosetti – Natascia Raffio. Doppia Regina
giovedì 14 Marzo 2019 - giovedì 28 Marzo 2019
sede: Virus Art Gallery (Roma).
cura: Giancarlo Carpi.
Il lavoro del romano Luigi Ambrosetti ha una collocazione anomala e originale nella scena romana pop.
È come se motivi pop-gotici e stilemi di urban art fossero posti al servizio di una forte libertà immaginativa e associativa mossa dal ricordo o dall’ossessione per eventi, persone, e luoghi realmente incontrati e vissuti.
C’è un forte legame con luoghi e spezzoni della scena artistica underground romana (ma ormai semi-istituzionalizzata) e poi con un immaginario ispirato dai fumetti e dai cartoni animati (dei quali Ambrosetti è un grande appassionato e conoscitore) ritratti in scenari urbani degradati che però, con uno scarto immaginativo, a volte diventano ambienti relittuali, subacquei o degni di appartenere a una storia di fantasmi.
È un carattere narrativo, anche inconseguente, incongruente, di questi lavori, specie dei disegni, che fa vibrare i ricordi e le situazioni più personali, come aggregazioni emotive, del presente e del passato, gettate sul foglio in uno stile espressionista.
Ed ecco che rispetto a tanti artisti che si ispirano alla iconografia pop di fumetti, film e cartoni, il riuso di questa come iconografia cara alla vicenda personale appare inconsueto.
È come se Ambrosetti ci conducesse in un racconto senza storia, venato di accenti sessuali e ossessivi, che proprio nell’inspiegabilità di certe situazioni rispecchia e alimenta la propria libertà.
Filo conduttore diviene, allora, il personaggio da lui stesso inventato, una sorta di fantasmino, chiamato “Lui col carrello”, secondo una coincidenza tra firma, alter ego e autoritratto narrativo, utilizzata anche da altri artisti della scena neo-pop che però qui, come detto, risalta come filo conduttore di una storia irrelata, interiore.
Le ragazzine di Natascia Raffio, benché vi si riconosca lo stile molto accurato del pop surrealismo di ispirazione americana, costituiscono anch’esse, di quadro in quadro, una sorta di storia iconografica che vede protagonista il personaggio di Gogolì, inventato dall’autrice, che pure la rispecchia e in parte la ritrae.
Nei suoi dipinti, domina un’immaginazione e una sensibilità neo-pop, che porta all’ibridazione con i personaggi noti della Disney.
Questa iconografia viene attraversata e citata dall’interno di un personaggio di propria invenzione, che appare collocato nell’universo della stereotipia dell’immaginario mediale e commerciale piuttosto che condurci ondivago in una narrazione interiore.
La mostra trova la sua ragione di essere in questo accostamento tra due stili grafici e pittorici molto diversi e quasi opposti, e nel loro diverso attraversare lo stesso bacino iconografico e la “narrazione”, che, tuttavia, entrambi si attestano, come centri ispiratori della nostra contemporaneità visiva.