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Manet e la Parigi moderna
mercoledì 8 Marzo 2017 - domenica 2 Luglio 2017
sede: Palazzo Reale (Milano).
“Manet è importante per noi quanto Cimabue e Giotto per gli italiani del Rinascimento”
Pierre-Auguste Renoir
“Traeva elementi da tutti, ma che meraviglia la maestria pittorica con la quale riusciva a fare qualcosa di nuovo!”
Edgar Degas
“È molto più abile di tutti noi, ha trasformato il nero in luce”
Camille Pissarro
Basterebbero queste affermazioni di importantissimi pittori, suoi contemporanei, per avere immediatamente idea del ruolo centrale di Édouard Manet (1832-1883) nella storia dell’arte europea.
Eppure, nel corso di tutta la sua carriera, Manet è ostacolato dalla severità della giuria, dalla Colazione sull’erba (Déjeuner sur l’herbe), la tela principale del Salone dei rifiutati del 1863, sino al Salon del 1881, quando si aggiudica finalmente, a due anni dalla sua morte, una medaglia di seconda classe che, da quel momento in poi, lo dispensa dall’esame di ammissione. I sistematici rifiuti con i quali si confronta sembrano alimentare in Manet il suo desiderio di riconoscimento ufficiale.
Per questo motivo non espone nel 1874, come non lo farà negli anni successivi, alle mostre degli amici impressionisti, preferendo “vincere il Salon”. Ciò nonostante, è riconosciuto come l’iniziatore e il capofila di una nuova forma pittorica, la cui modernità si definisce sia per le tecniche audaci sia per la scelta dei soggetti. Frequenti sono i suoi riferimenti ai modelli antichi, che riesce ad attualizzare in modo sottile e provocatorio. Manet rimette anche in discussione le convenzioni pittoriche: rimescola i codici della raffigurazione, assegna una singolare posizione allo sguardo dello spettatore e moltiplica le possibilità di lettura dello spazio del quadro. Il suo approccio complesso e ambivalente alla realtà fa di lui un pittore ammirato e difeso sia da Baudelaire e Mallarmé, sia da Zola.
La mostra al piano nobile di Palazzo Reale intende raccontare il percorso artistico di Edouard Manet, iniziatore di una nuova pittura, scopre la “meravigliosa” modernità, in una Parigi in piena trasformazione, una città che soleva girare quotidianamente a piedi in lungo e in largo, da autentico pedone e osservatore appassionato del suo tempo. Sulla scia di Baudelaire, si afferma come un “pittore della vita moderna” e sceglie di affrontare temi nuovi che osserva per la strada, al Teatro dell’Opera, nei bar e nei “caffè-concerto”.
Le opere presenti in mostra arrivano dalla collezione del Musée d’Orsay di Parigi: un centinaio di opere, tra cui 54 dipinti – di cui 16 capolavori di Manet e 40 altre splendide opere di artisti coevi, tra cui Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot. Alle opere su tela si aggiungono 11 tra disegni e acquarelli di Manet, una ventina di disegni degli altri artisti e sette tra maquettes e sculture.
Promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, curata da Guy Cogeval, storico presidente del Musée d’Orsay e dell’Orangerie di Parigi con le due curatrici del Museo Caroline Mathieu, curatore generale onorario e Isolde Pludermacher, capo-curatrice del dipartimento di pittura, l’esposizione intende celebrare il ruolo centrale di Manet nella pittura moderna, attraverso i vari generi cui l’artista si dedicò: il ritratto, la natura morta, il paesaggio, le donne, Parigi, sua città amatissima, rivoluzionata a metà Ottocento dal nuovo assetto urbanistico attuato dal barone Haussmann e caratterizzata da un nuovo modo di vivere nelle strade, nelle stazioni, nelle Esposizioni universali, nella miriadi di nuovi edifici che ne cambiano il volto e l’anima.