Marina Bertagnin. Fiori.amo

sede: Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani (Venezia).

“Etica ed Estetica sono per me un’unica dimensione su cui cerco di muovermi da anni. Ora più che mai, sono fermamente convinta che Dostoevskij avesse ragione, la bellezza salverà il mondo”.
Il percorso di Marina Bertagnin, da sempre, rispecchia il suo innato senso di rispetto e responsabilità, lo spirito di inclusione che accomuna tutti gli esseri viventi, l’idea che all’artista sia data la possibilità di essere operatore di pace, messaggero di felicità anche nelle piccole cose.

“Nel nostro cammino, incrociamo e intrecciamo cultura, arte, tradizioni, storia, musica, poesia… straordinari viaggi mentali che vengono ad abitare in noi, e che sono capaci di suscitare i migliori slanci per cambiare in meglio”.

“L’arte che propone la bellezza fine a se stessa, quindi l’arte per l’arte, rischia di essere solo merce a consumo, energia a perdere che talvolta salva solo i nostri vuoti e fragilità. Se pure un’opera appaga il nostro desiderio di bellezza, ciò non può e non deve bastare all’artista che lo esegue, soprattutto in questo momento storico di grandi emergenze”.

Quindi, oggi più che mai, l’arte deve “farsi” sociale, far parlare di sé per il suo contributo edificante nel proporre nuove rotte lontane da ingiustizie e prevaricazioni. Solo così, secondo MaBe, l’artista diviene colui che produce “attrezzi” in grado di scuotere ed elevare cuori e menti.

Fiorire, trovare quella dimensione di felicità “di cui tutti abbiamo bisogno”. La felicità è lo scopo dell’esistenza di ognuno ed è così che MaBe esplicita il concetto di Fiori.Amo. Ovvero “cercare la nostra realizzazione, la nostra gioia, la nostra felicità, immaginando di poter fiorire ogni qualvolta si presenta un momento luminoso nel nostro quotidiano”.

L’idea nasce da un “incontro casuale” con l’immagine di un dipinto del pittore senese Giovanni di Paolo che nell’opera Il giudizio Universale, rappresenta il Paradiso come un parco botanico ricco di essenze, di erbe e di fiori multicolori, di candidi gigli, di campanule, orchidee pendule e un rigoglioso frutteto, in cui i beati in un clima di sorpresa e di letizia, magnificano la gioia nei baci e nei teneri abbracci.

“Un’immagine che da subito è venuta ad abitare dentro di me – spiega Mabe – mettendo radici e cercando di perpetuarsi in molteplici soggetti, rincorrendo l’euforia dell’abbraccio e il senso di liberazione e sollievo che evoca”.
Fiorire e rifiorire: “Nel buio abbiamo custodito i semi della felicità, semi che nella trama delle fibre vibrano di una luce che non conoscono ancora ma che li spinge a salire attratti da un inconscio desiderio di rinascere”.

E la rinascita passa appunto per etica ed estetica, per quell’ecologia dell’anima che spinge all’utilizzo di materiali di riciclo e di recupero per opere d’arte che “cantano” all’anima una canzone lieve e soave che viene da lontano.
Perché Marina Bertagnin, figlia di capi scout a San Bonifacio, in provincia di Verona, nel suo processo evolutivo e creativo ha sempre “fatto i conti con la mia coscienza ambientalista, con una grande attenzione alla Natura”.

L’opera artistica quindi come traduzione di una filosofia di vita, di un’intera esistenza dove la scelta dei materiali parte dal recupero e dalla rinascita degli stessi in un magico gioco che inneggia alla vita e, inevitabilmente, alla felicità delle piccole cose.