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Mario Giacomelli. Terre scritte

venerdì 21 Aprile 2017 - lunedì 31 Luglio 2017

Science Art Visions

sede: Complesso Monumentale di Astino (Bergamo);
cura: Corrado Benigni e Mauro Zanchi.

L’esposizione indaga l’opera di Mario Giacomelli attraverso un percorso inedito che rilegge l’esperienza di questo grande autore, che con i suoi potenti bianco e neri ha rivoluzionato il linguaggio della fotografia.
Il tema portante della mostra è il paesaggio.
Questo motivo è stato fondamentale nel percorso creativo di Giacomelli, ricorrendo continuamente nelle sue fotografie.
In particolare il paesaggio campestre delle Marche, ripreso in modo personalissimo e interpretato in maniera sempre più grafica.
“Cerco i segni nella terra, cerco la materia e i segni, come può fare un incisore”, ha detto lo stesso Giacomelli.
Il paesaggio di Giacomelli è insieme reale e inventato, così come il suo sguardo è visionario e visivo al contempo.
È il pretesto per rappresentare una situazione altra.
Le sue sono “terre scritte”, dove l’orizzonte è quasi del tutto eliminato: un incastro di tempo e non-tempo.
Nei suoi paesaggi il rapporto tra campagna e memoria, tra Giacomelli e una terra-madre negata e accettata si fa più drammatico, traducendosi in un’asciutta e grande rappresentazione.
Della terra egli coglie i segni, la materia, i solchi, tuttavia trovando in essi corrispondenze con i corpi dell’uomo, perché la terra, nella sua poetica, è la carne stessa dell’uomo.
In questa serie di scatti, in particolare, partendo dai piccoli dettagli della natura, che veicolano in sé un respiro umano, come un alchimista dello sguardo egli trasforma l’immagine in un “doppio visivo”.
Il paesaggio di Giacomelli, paesaggio della memoria e della favola, paesaggio di figure nascoste e di prodigi, dialoga perfettamente con il luogo e la natura di Astino.
Accanto a questa serie saranno esposti anche gli scatti che fanno parte del ciclo Motivo suggerito dal taglio dell’albero, tra le prove più persuasive del fotografo marchigiano e che insieme al paesaggio rappresentano un’indagine profonda sul tema della natura.

“Il paesaggio di Giacomelli è insieme reale e inventato, così come il suo sguardo è visionario e visivo al contempo. È il pretesto per rappresentare una situazione altra. Le sue sono ‘terre scritte’, dove l’orizzonte è quasi del tutto eliminato: un incastro di tempo e non-tempo. Nei suoi paesaggi il rapporto tra campagna e memoria, tra Giacomelli e una terra-madre negata e accettata si fa più drammatico, traducendosi in un’asciutta e grande rappresentazione. Della terra egli coglie i segni, la materia, i solchi, tuttavia trovando in essi corrispondenze con i corpi dell’uomo, perché la terra, nella sua poetica, è la carne stessa dell’uomo. Nel complesso la sua opera è caratterizzata dalla ricchezza di rimandi interni e di sviluppi che la rendono inconfondibile, nelle parti come nell’insieme. Così la serie del paesaggio è profondamente legata a un altro importante capitolo della sua opera: Motivo suggerito dal taglio dell’albero. Entrambe queste ricerche sono le più dimostrative del suo modo di procedere e di costruire. In questa serie di scatti, in particolare, partendo dai piccoli dettagli della natura, che veicolano in sé un respiro umano, come un alchimista dello sguardo Giacomelli trasforma l’immagine in un ‘doppio visivo’.
Tutto il lavoro fotografico di Giacomelli è attraversato da echi che rimandano e rimbalzano dal verso all’immagine. In lui, poesia e immagine appaiono come la declinazione di una fonte comune dalla quale possono generarsi vicendevolmente e appartenersi. In fondo ogni gesto espressivo, verbale o iconografico, è il luogo in cui impera la forma, il luogo in cui si celebra il baudelairiano culte des images. Quasi fossero un unico poema, le sue fotografie si rincorrono e a volte addirittura tornano da una serie all’altra, da una stanza all’altra.come la sequenza dei Paesaggi proposti in questa mostra.
Giacomelli individua nel territorio rurale la sua area operativa, utilizzando il medium della fotografia per documentare il suo processo concettuale, espresso attraverso i solchi tracciati nei campi e le mutazioni annuali delle terre tra semine e raccolti. L’artista marchigiano trasfigura però nella camera oscura le sue visioni dall’alto, agisce come un alchimista tra le opere al nero e al bianco, cercando di cogliere sulla carta i messaggi di luce sussurrati dalla terra, la qualità magica dell’immagine. La sua poetica si svolge entro una topografia spirituale, permeata di un animismo agrario. Punta contemporaneamente sia al risultato grafico sia alla realizzazione di un’esperienza esemplare legata alle radici contadine, con richiami pure a temi ecologici, che contrappone all’urbanesimo esasperato della società contemporanea. Per lui le terre millenarie seguono con lentezza il loro destino che contempla l’eternità. Amplifica le parole dei sepolti attraverso una scrittura segnica, fatta di terre solcate. In queste azioni traduce le loro metamorfosi nel tempo, perfettamente in continuità con le immagini che aveva creato prima e quelle che sarebbero venute dopo. Nelle sue ricognizioni aeree sui paesaggi entrano anche i voli degli uccelli, richiamati dalle zolle arate dove sono affiorati lombrichi, i greggi delle pecore al pascolo sulle colline e nei campi, gli spostamenti silenziosi delle ombre nel corso del giorno, l’azione del vento sui raccolti o sull’erba. In camera oscura Giacomelli trasfigura i suoi scatti, agisce sui toni neri e bianchi, cerca nuove visioni, messaggi di luce, una comunione col mondo spirituale contadino, una trascendenza, per trovare un legame profondo col flusso vitalistico, scavando nel nucleo immanente della natura”.
(Corrado Benigni e Mauro Zanchi)

Catalogo edito da Silvana Editoriale (€ 20,00), con testi di Corrado Benigni, Mauro Zanchi, Katiuscia Biondi Giacomelli e un’intervista ad Artuto Carlo Quintavalle (a cura di Corrado Benigni)

Dettagli

Inizio:
venerdì 21 Aprile 2017
Fine:
lunedì 31 Luglio 2017
Categoria Evento:

Luogo

COMPLESSO MONUMENTALE DI ASTINO
Via Astino, 13
Bergamo, 24129 Italia
+ Google Maps
Phone
035 211355
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