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Massimo Kaufmann. Mille fiate
mercoledì 16 Gennaio 2019 - domenica 3 Marzo 2019
![Massimo Kaufmann. Mille fiate](https://www.arte.go.it/wordpress/wp-content/uploads/2019/01/massimo-kaufmann-mille-fiate_00.jpg)
sede: Palazzo d’Accursio – Sala Farnese (Bologna).
cura: Giusi Affronti.
Mille Fiate, progetto personale di Massimo Kaufmann a cura di Giusi Affronti, presenta sei opere (olio su tela) di grande formato, installate al secondo piano di Palazzo d’Accursio, all’interno della Sala Farnese, vestibolo quattrocentesco da cui si accede alla Cappella Farnese e alle Collezioni Comunali d’Arte.
Mille Fiate si dispiega come una narrazione astratta lungo un’installazione di grandi tele allestite come quinte teatrali: è un invito a percepire le atmosfere del colore attraverso una imponente decorazione tattile in dialogo con gli affreschi del XVII secolo, opera della bottega di Carlo Cignani, che rappresentano alcuni episodi della storia della città.
Accompagnata dalle suggestioni della fisica epicurea, filtrate dalla lettura della poesia di Lucrezio nel De Rerum Natura, la pittura di Massimo Kaufmann (Milano, 1963) indaga la ritmica del caos in una serie di opere dedicate al Clinamen, termine lucreziano che suggerisce l’indeterminatezza della materia e l’imponderabilità del caso.
I dittici, i trittici e i polittici in mostra evocano una concezione letteraria e sacrale della pittura; non a caso, il titolo della mostra è una citazione dal Canzoniere (Rerum Vulgarium Fragmenta) di Francesco Petrarca.
Le sperimentazioni e le soluzioni compositive si moltiplicano in un allestimento aulico che ricostruisce uno spazio possibile dove l’invisibile non si configura come un’assenza ma diviene uno stato immaginario di immaterialità, uno stato di grazia dell’arte.
Nelle grandi tele di Kaufmann, apparentemente, non esiste paesaggio né narrazione.
La maniera musicale, timbrica, del colore, scevra da simbolismi, assurge a strumento emotivo, empatico.
Quasi come in un agone rituale, la pittura costituisce un medium epistemologico, un’opportunità di conoscenza, un mantra meditativo che scandisce la perdita di sé fino all’estasi, per aprirsi a una visione di scenari possibili.
Lo spazio della pittura è pervaso da una trama di punti di colore – stesi letteralmente con il contagocce – che conduce lungo imprevedibili traiettorie di pura energia.
Massimo Kaufmann è autore di una pittura che nasce da lente sovrapposizioni di velature, dove l’azione si riduce ai minimi termini.
Nessun dripping, bensì un dropping, goccia dopo goccia, meticoloso e paziente, nel quale la pittura è votata a un’esplorazione del fenomeno della trasparenza in tutte le sue gradazioni e variazioni.