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Mattia Bosco. Il tempo è un bambino che gioca
mercoledì 3 Aprile 2019 - venerdì 26 Luglio 2019
![Mattia Bosco. Il tempo è un bambino che gioca](https://www.arte.go.it/wordpress/wp-content/uploads/2019/04/mattia-bosco-il-tempo-e-un-bambino-che-gioca_00.jpg)
sede: Palazzo Borromeo di Milano (Milano).
“Mentre il sogno è il gioco del singolo uomo con il reale. L’arte dello scultore è il gioco con il sogno.”
(Friedrich Nietzsche, La filosofia nell’epoca tragica dei Greci e Scritti 1870-1873, Piccola Biblioteca Adelphi, Milano 1991)
Mattia Bosco interviene sugli spazi di Palazzo Borromeo a partire dall’inevitabile suggestione del luogo: La stanza dei Giochi, che conserva gli affreschi eseguiti verso la metà del 1400 dal Maestro dei Giochi Borromeo; la sua stanza gemella de La raccolta della Frutta, quasi del tutto distrutta con i bombardamenti del ’43; e il cortile del palazzo.
“Ciò che unisce le opere che presento a Palazzo Borromeo al ciclo di affreschi de La Stanza dei giochi è il tema stesso del gioco”, racconta Mattia Bosco. “Il gioco come atto ricreativo, attraverso il quale l’uomo si riappropria del tempo, non per usarlo ma per goderne, per sentirlo senza la paura di perderlo. Il gioco come passatempo mi appare come un modo per riallinearsi col tempo. Ci poniamo di fianco al tempo e passiamo insieme al tempo. Il gioco è detto passatempo non a caso, perché il tempo, mentre giochiamo, passa senza che ce ne accorgiamo, vola o si ferma. Il tempo del gioco è puro presente: è uno stare con il tempo, al suo fianco. Come il gioco rigenera lo spirito, il lavoro di scultura rigenera le cose, sottraendole all’obbligo di servire o di avere degli scopi. ”
Nella sala de La raccolta della Frutta, Mattia Bosco reinterpreta “lo spettacolo senza tempo sul quale i muri si aprono come un sipario” – così scrive – , traducendo e trasformando nel suo linguaggio scultoreo l’intera pavimentazione. Quest’opera, realizzata in Beola Argentata la stessa pietra degli scaloni dell’edificio e del chiostro, copre interamente il suolo della stanza (45 mq in 90 pezzi da 70×70 cm), in principio come una superficie piana trasformandosi poi, con la forza e la matericità originaria della pietra, in una roccia che tende a sovrastare le pareti.
Completano l’esposizione, negli altri ambienti di Palazzo Borromeo, alcune “figure” scultoree in dialogo diretto con la Storia e la specificità del luogo che le ospita.
Il lavoro di Mattia Bosco comincia nelle montagne, in particolare come in questo caso, della Val d’Ossola, dove cerca e preleva le pietre dal loro ambiente attorno alle cave per trasformarle in sculture. Le sue opere così realizzate ed esposte nei tre diversi luoghi di Palazzo Borromeo entrano in relazione con lo spazio e generano un dialogo che attraversa il tempo, tra l’arte contemporanea e le suggestioni della Storia della città di Milano.
Mattia Bosco nasce a Milano nel 1976 da una famiglia di pittori, vive e lavora tra Milano e le montagne dell’Ossola. Scultore con una formazione filosofica, nel suo lavoro parte dalla considerazione della materia come qualcosa in cui il processo formale è in atto, e non come grado zero della scultura. L’azione dello scolpire non si realizza come rimozione del superfluo ma come adattamento a un luogo. Progetti espositivi a lui dedicati si sono tenuti a: Ex Cimitero San Pietro in Vincoli, Torino (2018), Mars, Milano (2017), Museo Diocesano, Milano (2015, 2008), Triennale Design Museum, Milano (2013), Limewharf, Londra (2013), Chiesa di S. Stefano, Milano (2007). Sue opere scultoree hanno fatto parte di esposizioni ambientali quali Frieze Sculpture Park, Londra (2015), Country Unlimited, Cascina Maria (2018, 2017), Dolomiti Contemporanee, Pieve di Cadore (2017) e Casso (2014), Museo del Marmo, Carrara (2014). Ha partecipato a mostre collettive in istituzioni internazionali come Museum Tinguely, Basel (2015), Camec, La Spezia (2015), Triennale Design Museum, Milano (2010), La Permanente, Milano (2009). Nel 2014 è stato eletto tra i finalisti del XV Premio Cairo, e nel 2012 è arrivato secondo ex aequo al Premio Fondazione Henraux. La sua collaborazione con Galleria Fumagalli ha inizio nel 2018; dal 16 aprile al 20 luglio 2019 espone in galleria nella mostra bi-personale “In | Origine” assieme a Filippo Armellin.