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Middle East Now 2024 – 15a edizione

martedì 15 Ottobre 2024 - domenica 20 Ottobre 2024

Middle East Now 2024 - 15a edizione

sede: Varie Sedi (Firenze).

Middle East Now festival festeggia la 15esima edizione a Firenze dal 15 al 20 ottobre 2024, al Cinema La Compagnia, al Cinema Astra, e in altri spazi cittadini, con un programma multiforme di eventi, tra cinema, documentari, arte, mostre, food, incontri e progetti culturali nel senso più ampio. Il festival – che fa parte del programma 50 Giorni di Cinema a Firenze – da sempre si caratterizza per una forte attenzione all’attualità, al racconto dei fenomeni più nuovi e vibranti delle culture e delle società del Medio Oriente contemporaneo, in un momento come quello attuale in cui il Medio Oriente è drammaticamente più che mai al centro dell’attenzione.
Tema del Festival di quest’anno è infatti In Crisis: Solidarity and Resistance e, attraverso il programma cinema, le mostre ei talk, questa edizione rifletterà su questi aspetti cruciali dello stato di crisi attuale, caratterizzati da cambiamenti climatici e devastazioni ecologiche assieme al dramma della guerra, e inviterà a una reazione di resistenza e solidarietà nei confronti delle popolazioni coinvolte.

Oltre 30 film in anteprima, premiati nei migliori festival internazionali. Storie forti, personaggi, i temi caldi dell’attualità nei titoli più recenti da Palestina, a cui è dedicato uno speciale focus, Libano, Iran, Siria, Egitto, Afghanistan, Marocco, Tunisia, Arabia Saudita, Turchia, Emirati Arabi, Yemen. Un programma che farà conoscere al pubblico le culture e le società di questi paesi, con una prospettiva che vuole andare oltre i pregiudizi ei luoghi comuni. Una 15° edizione con tante proiezioni speciali, in cui saranno protagonisti registi e ospiti invitati a Firenze a presentare i film e approfondirli con il pubblico in sala, e una selezione dei film online nella sala virtuale Più Compagnia in collaborazione con MyMovies.

Tra gli eventi e progetti speciali in programma segnaliamo la mostra “Air River Sea Soil. A story of an exploited land” in cui 6 fotografi e artisti raccontano come il dominio coloniale, passato e presente, e lo sfruttamento dell’ambiente hanno trasformato il Medio Oriente e il Nord Africa, dal 17 ottobre al 2 novembre 2024 presso Rifugio Digitale; lo Special guest Hamed Sinno musicista libanese-americano ed ex leader della band cult Mashrou Leila, da sempre attivista per la libertà di parola e sessuale, con la sua performance “Poem s of Consumption”; Gaza Kitchen, uno speciale evento – workshop dedicato alla tradizione culinaria di Gaza. La collaborazione con Nöl Collective un collettivo interdisciplinare di moda femminista e con una forte connotazione sociale, che nasce nel cuore dalla Palestina.

Alcune anticipazioni

In Crisis: Solidarity and Resistance : tema dell’edizione 2024
Crisi climatica e guerra sono profondamente intrecciate, due ambizioni in cui la lotta è contro le forze che guidano sia la devastazione ecologica che quella umana. La distruzione sistematica a Gaza, sottolinea un modello più ampio di violenza che riecheggia nella storia. È anche parallelo alle crisi ecologiche che si stanno sviluppando a livello globale, tutti indicatori di crisi climatica, come i tragici terremoti in Marocco e Turchia, la tempesta più mortale nella storia registrata in Libia e le onde di calore estremo in tutto il mondo. I progressi tecnologici legati allo sfruttamento dei combustibili fossili e alla militarizzazione guidano da tempo la distruzione ambientale e umana. Sia la guerra che la distruzione ambientale sono manifestazioni di un sistema capitalista e imperialista che dà priorità al profitto rispetto alla vita, perpetuando cicli di sfruttamento e di declino. La resistenza contro questo duplice assalto è fondamentale. A Gaza, la resistenza emerge attraverso la perseveranza della sua gente, che, nonostante l’implacabile devastazione fisica e psicologica, continua a lottare per la sopravvivenza e la giustizia. A livello globale, gli attivisti ambientali lottano contro lo stesso sistema di fondo, sostenendo la giustizia ambientale e politiche sostenibili che proteggono gli ecosistemi del pianeta e le comunità che dipendono da essi..

Highlights cinema:
Film di apertura dal Libano, martedì 15 ottobre, sarà Diaries from Lebanon (Libano, Francia, Qatar, 2024, 110′) di Myriam El Hajj,
documentario che ha debuttato alla Berlinale e che in forma di diario racconta quattro anni tumultuosi di una nazione in subbuglio, attraverso le ricerche personali di significato e di sopravvivenza dei tre protagonisti, Georges, Joumana e Perla. Tre destini incrociati e tre generazioni che – ciascuno a modo suo, con le armi, con il voto alle elezioni o manifestando per le strade – sono animati dallo stesso profondo desiderio di cambiare un paese malato. Ma con uno stesso dilemma: salvare il mondo o salvare sé stessi?

Il Sudan, paese martoriato dalla guerra civile, ma con un grande fermento culturale, sarà protagonista della Closing Night con l’anteprima italiana del film Goodbye Julia (Sudan, Egitto, Germania, Francia, Svezia, Arabia Saudita, 2023, 120′) di Mohamed Kordofani, vincitore del Prix de la Liberté al festival di Cannes, e un cast tutto al femminile. Distrutta dal senso di colpa dopo aver nascosto un omicidio, Mona, una ex cantante del Nord Sudan, con un matrimonio complicato, cerca perdono accogliendo nella sua casa la vedova del defunto del Sud Sudan, Julia, e suo figlio Daniel. Incapace di confessare le sue trasgressioni a Julia, Mona decide di lasciarsi il passato alle spalle e adattarsi a un nuovo status quo, ignara che i disordini del paese potrebbero farsi strada nella sua casa e metterla faccia a faccia con i suoi peccati. La Palestina avrà un focus importante, per approfondire un contesto politico, sociale e umano drammaticamente colpito da guerra e devastazioni. Tra i titoli in programma:

No Other Land (Palestina, Norvegia, 2024, 95′) di Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham, Rachel Szor. Documentario acclamato al festival di Berlino, dove ha vinto il premio Miglior Documentario e il Premio del Pubblico, che cattura la realtà straziante dell’occupazione a Masafer Yatta, villaggio a sud di Hebron, attraverso l’improbabile amicizia tra Basel Adra, una giovane attivista palestinese che ha combattuto l’espulsione di massa della sua comunità fin dall’infanzia e Yuval, un giornalista israeliano che si unisce alla sua lotta. Realizzato da un collettivo israelo-palestinese di quattro giovani attivisti, è un atto di resistenza creativa all’occupazione e ricerca di un percorso verso l’uguaglianza e la giustizia.

Il lungometraggio To a Land Unknown (UK, Palestina, Francia, Grecia, Olanda, Germania, Qatar, Arabia Saudita, 2024, 105′) di Mahdi Fleifel, che ha debuttato a Cannes e nello spirito di “Ladri di Biciclette” racconta la vicenda dei cugini Chatila e Reda, cresciuti in un campo profughi palestinese in Libano e ora bloccati in un triste quartiere di Atene, dove cercano di racimolare soldi per ottenere passaporti falsi e andare in Germania. Quando Reda spreca i suoi risparmi nella sua dipendenza dalla droga, Chatila mette assieme un piano per una pericolosa rapina, per cercare la fuga prima che sia troppo tardi.

Jenin, Jenin 2024 (Palestina, 2024, 60′), in anteprima al festival l’ultimo film del famoso regista e attore palestinese Mohammad Bakri, a ventuno anni di distanza da “Jenin, Jenin”, il documentario del 2002 censurato in Israele con cui Bakri, attraverso i racconti a caldo dei testimoni palestinesi, denuncia i crimini commessi dall’esercito israeliano durante l’attacco al campo profughi di Jenin, film che gli è valso due processi. Nel 2023, la storia sembra ripetersi: ancora una volta l’esercito israeliano lancia un assalto al campo di Jenin e Bakri, armato della sua telecamera, torna per documentare le conseguenze di questa devastazione. Mohammad Bakri sarà a Firenze come ospite speciale per questa presentazione.

From Ground Zero (Palestina, Francia, Giordania, Qatar, 2024, ‘112) dà voce alla Striscia di Gaza in un film collettivo di ventidue episodi, ideati, scritti e diretti da altrettanti giovani autori palestinesi, chiamati a trovare uno sguardo e una forma personale per raccontare l’orrore quotidiano della guerra e il bisogno di ritrovare una speranza. Un progetto lanciato e supportato da Rashid Masharawi, fra i pionieri della seconda generazione del cinema palestinese e per lungo tempo unico regista attivo di Gaza.

L’Egitto con Back to Alexandria (Francia, Svizzera, Egitto, 2023, ’90) del regista Tamer Ruggli, in cui dopo vent’anni di assenza, Sue – interpretata dalla famosa regista e attrice libanese Nadine Labaki – torna in Egitto sua terra d’origine, per riallacciare i contatti con sua madre Fairouz, eccentrica e bellissima aristocratica interpretata dalla diva francese Fanny Ardant. In un sorprendente viaggio dal Cairo ad Alessandria, Sue si riavvicinerà alla sua famiglia e si confronterà con ricordi al contemporaneo sorprendenti e dolorosi, riconciliandosi con il suo passato per diventare la donna forte e indipendente che è destinata ad essere.

Dall’Arabia Saudita, l’anteprima di Last Party in R. Desert, l’ultimo film del regista pioniere del cinema saudita Mahmoud Sabbagh, protagonista un impresario locale che spinto unicamente dal denaro vaga nei meandri della vita notturna con il suo gruppo musicale, lottando per rimanere a galla, tra conflitti professionali e un cambio epocale della scena culturale. Una black comedy su esaurimento ed ossessione, girata in una lunga notte nell’Arabia Saudita contemporanea.

L’Iran con The Great Yawn of History (Iran, 2024, 93′), lungometraggio d’esordio del talentuoso regista Aliyar Rasti, vincitore del Gran Premio della Giuria alla Berlinale, racconta la storia di un uomo di vacillanti convinzioni religiose che sogna una scatola d’oro nascosta in una grotta. Convinto che la legge islamica gli proibisca di reclamare il tesoro da solo, si rivolge a un non credente per farsi aiutare, dando il via a un arduo viaggio attraverso il paese, sia fisico che spirituale.
E ancora il bellissimo documentario My Stolen Planet (Iran, 2024, 82′) di Faranhaz Sharifi, storia personale in cui la regista all’età di sette anni, si rende conto di vivere su due pianeti:quello degli Ayatollah e un altro, nascosto, dove osa essere sé stessa. Quando acquista una cinepresa il suo mondo cresce, nutrito dalla danza e dalla gioia. A ciò si aggiungono gli archivi lasciati dalle famiglie in esilio, creando così un’altra storia del suo Paese.

Tra i film sull’Afghanistan arriva a Firenze Hollywoodgate (Germania, USA, Afganistan, 2023, 93′), documentario pluripremiato del regista Ibrahim Nash’at, che nel corso di un anno segue l’evoluzione di “Hollywood Gate” – ex base della CIA fatta di container pieni di armi da guerra, con le quali i talebani equipaggiano una nuova unità combattente – offrendo uno sguardo senza precedenti sulla rapida ascesa al potere dei Talebani, e smascherando abilmente i giochi di potere e di propaganda dei loro leader.

La Siria è rappresentata al festival dall’anteprima di Valley of Exile (Canada, Libano, 2023, 107’), debutto nel lungometraggio di Anna Fahr, che ha come protagonista due sorelle siriane che arrivano nella valle della Bekaa in Libano all’inizio della guerra in Siria, imbarcandosi in un viaggio verso l’esilio che metterà alla prova la loro lealtà verso il proprio paese, la propria famiglia e gli altri.

La mostra “Air River Sea Soil. A story of an exploited land”
dal 17 ottobre al 2 novembre 2024 presso Rifugio Digitale (Via della Fornace, 41)

“Air River Sea Soil. Una storia di una terra sfruttata” racconta come il dominio coloniale – passato e presente, gli spostamenti forzati delle popolazioni, l’espropriazione delle terre, i disordini politici, le spinte capitalistiche, le guerre ei conflitti hanno trasformato il Medio Oriente e il Nord Africa in un insieme di territori sorvegliati e militarizzati, che dividono le comunità, ne bloccano i movimenti e le alienano dalle loro relazioni con la terra. Mentre l’ordine mondiale capitalista e colonialista continua a estrarre vigorosamente le risorse naturali della terra per trarne profitto, le comunità locali sono costrette a vivere in condizioni di continua precarietà e abbandono. Un fenomeno raccontato attraverso il lavoro di 6 fotografi e artisti.

Partendo dal Nord Africa e in particolare dalla Tunisia nord-occidentale, Zied Ben Romdhane con Lost in Moments ci introduce alle condizioni di vita degli abitanti dei villaggi della regione di Jenouba che lottano per accedere all’acqua potabile. Da lì ci dirigiamo in Egitto a ovest di Alessandria d’Egitto, dove Mohamed Mahdy con Moon Dust documenta gli effetti dell’inquinamento atmosferico generato da una fabbrica di cemento e le sue minacciose conseguenze sulla salute degli abitanti di Wadi El Qamar (Valle della Luna). Attraversando la Palestina, Canada Park di Razan Alsalah affronta il rapporto tra esilio e colonialismo recuperando tre villaggi palestinesi rasi al suolo dalle forze di occupazione israeliane. Spostandoci a est, verso la Giordania, Infertile Crescent di Nadia Bseiso indaga la terra arida e bruciata della moderna mappa giordana e gli impatti ambientali che i confini creati dall’uomo. hanno avuto sull’ambiente di questa regione un tempo fertile. Da lì ci dirigiamo in Libano, dove il progetto The Epic of Dalieh di Roï Saade racconta la privatizzazione illegale della terra e del mare a Beirut, tracciando parallelismi con un’antica epopea. Infine, arriviamo in Iraq, dove Tamara Abdul Hadi con Re-imagining. Return to the Marshes offre un modo per reimmaginare e rivendicare le narrazioni delle persone e delle zone umide dell’Iraq meridionale, note come Al-Ahwar.

Informazioni
middleastnow.it

Immagine in evidenza
The Great Yawn Of History – Amirhossein Shojaie

Dettagli

Inizio:
martedì 15 Ottobre 2024
Fine:
domenica 20 Ottobre 2024
Categoria Evento:
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Luogo

VARIE SEDI – FIRENZE
Firenze, 50121 Italia + Google Maps