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Modena – Eventi e luoghi di interesse

lunedì 1 Gennaio 2018 - giovedì 31 Dicembre 2020

Modena - Eventi e luoghi di interesse

sede Varie Sedi (Modena).

Modena è un comune italiano di 185 045 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia in Emilia-Romagna.
Nelle fonti le prime notizie su Modena risalgono alla guerra tra Romani e Boi che abitavano nell’area. Il centro fungeva da presidio militare ben prima della fondazione ufficiale della città come colonia romana. La città di Modena è stata fondata nel 183 a.C., come colonia di diritto romano, dai triumviri Marco Emilio Lepido, Tito Ebuzio Parro e Lucio Quinzio Crispino. Dal VI secolo Modena è una città del Regno Longobardo al confine con i possedimenti Bizantini. (Storia di Modena). Nel 1167 Modena aderisce alla Lega Lombarda contro Federico il Barbarossa. Dal 1598 al 1859 fu capitale del Ducato di Modena e Reggio ed è un’antica sede universitaria ed arcivescovile. Nel 1757 il Duca Francesco III d’Este fondò l’Accademia militare per la formazione degli ufficiali dell’esercito Estense con sede nel palazzo ducale. Con l’unità d’Italia il Palazzo Ducale fu sede della Scuola militare del Regno del Piemonte, poi Regno d’Italia, evolutasi nei decenni fino a divenire nel 1947 Accademia Militare dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri.
Il Duomo, la Torre Civica e la Piazza Grande della città sono inserite, dal 1997, nella lista dei siti italiani patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Sito istituzionale
https://www.comune.modena.it/

Eventi a Modena
http://www.visitmodena.it/

Eventi
https://www.comune.modena.it/eventi

Musei
I principali musei della città sono raccolti presso il Palazzo dei musei, situato in piazza Sant’Agostino. Il piazzale Sant’Agostino, posto a ridosso dell’omonima porta (abbattuta nel XIX secolo), è un esempio di urbanistica del Settecento. Qui Francesco III d’Este fece costruire due grandi edifici con finalità sociali: nel lato settentrionale l’ospedale (sede di uno degli ospedali modenesi sostituito oggi da un moderno ospedale nella frazione di Baggiovara) e di fronte l’albergo dei poveri, inaugurato nel 1771, che un secolo più tardi fu trasformato dal comune di Modena nell’odierno Palazzo dei musei. La piazza era completata dal grande monumento equestre di Francesco III realizzato dall’abate carrarese Giovanni Antonio Cybei inaugurato nel 1774 e poi atterrato nei moti rivoluzionari del 1797.
Il palazzo ospita i più importanti musei della città. Vi si trovano il Museo civico d’arte, il Museo lapidario estense, il Museo Lapidario Romano, la Gipsoteca Graziosi e il Museo archeologico etnologico e la Galleria Estense; poco fuori della città si trova il Parco archeologico e museo all’aperto della terramara, a Montale Rangone. Nel Palazzo dei musei è possibile inoltre visitare la Biblioteca estense e la Galleria Estense, le due raccolte che testimoniano la passione per le arti e la cultura della casa d’Este: entrambe furono trasportate da Ferrara alla fine del Cinquecento, quando Modena divenne la capitale del ducato.
Dal 1894 al 1990 è stato attivo il Museo civico del Risorgimento, le cui collezioni comprendevano 2.000 cimeli, 1.500 volumi e 2.500 fotografie su questo periodo storico. Ora i cimeli si trovano nel Palazzo dei Musei.

Galleria Estense
La Galleria estense, nazionale, è forse il maggiore tesoro portato dai duchi d’Este a Modena: tanto che alla grande collezione fece ricorso il duca Francesco III, che nel 1746 sanò il dissestato bilancio del ducato vendendo al re di Polonia i cento quadri stimati più importanti. Malgrado la perdita di queste opere (oggi per lo più a Dresda) essa rimane una delle più importanti collezioni pubbliche italiane, ospitando opere di Tintoretto, Paolo Veronese, Guido Reni, Jacopo Bassano, Correggio, Cosmè Tura, Tommaso da Modena, Lorenzo di Credi, Jacopo Palma il giovane, Dosso Dossi, il Guercino, i fratelli Carracci, i primitivi emiliani e il celebre Trittico di El Greco. Ma le opere più celebri sono i due ritratti del duca Francesco I d’Este: il busto in marmo del Bernini e la tela di Velázquez. La galleria espone anche oggetti antichi etruschi e romani, ceramiche, esempi del medagliere estense, strumenti musicali fra cui la famosa Arpa Estense. Altra pregevole raccolta è quella della Banca Popolare dell’Emilia Romagna.

Museo lapidario estense
Il Museo Lapidario Estense è la sezione in cui si trovano le lapidi trovate durante i lavori di costruzione del Novi Park.

Musei del Duomo
Il Museo del Duomo di Modena raccoglie un ricco patrimonio costituito da opere d’arte, parati e suppellettili liturgiche, che testimonia la vitalità della Chiesa modenese nel corso dei secoli. Importante il lapidario con reperti dal cantiere di Wiligelmo, Lanfranco e dei Campionesi.
Il Lapidario, costituito già alla fine dell’800, integra il discorso storico-artistico del tempio, capolavoro della cultura romanica costruito dal 1099 dall’architetto Lanfranco con sculture del grande Wiligelmo, sulla tomba di San Geminiano, vescovo e patrono di Modena vissuto nel IV secolo. Raduna rilievi, sculture e iscrizioni d’età romana, medievale e rinascimentale, recuperati negli interventi al Duomo fra Otto e Novecento, rinvenuti in scavi o rimossi per motivi di conservazione; vi spiccano le “metope” romaniche, otto lastre a decoro del tetto scolpite da un seguace di Wiligelmo.
Il Museo, inaugurato nell’anno giubilare 2000, racchiude il “tesoro” di straordinaria magnificenza, che vanta suppellettili e arredi come l’altarolo portatile del XI-XII secolo, l’Evangeliario romanico con coperta in argento e avorio, l’apparato in argento già sulla tomba del Santo, preziosi reliquiari, parati liturgici, gli arazzi con Storie della Genesi prodotti a Bruxelles fra il 1560 e il ’70 e un’importante quadreria.

Museo del volley
Inaugurato nel settembre 2010 su iniziativa di Antonio Panini (figlio di Giuseppe Panini, imprenditore e storico patron della pallavolo modenese), il Museo internazionale del Volley raccoglie quanto ha contribuito a scrivere la storia della pallavolo a Modena, e in altre città. Vi si trovano oggetti e ricordi da ex-giocatori, società, appassionati che hanno deciso di condividere oggetti e testimonianze della propria carriera, tra cui: maglie da gioco di varie epoche di squadre italiane e straniere, indumenti da gioco, medaglie olimpiche, trofei, gagliardetti, poster e locandine, nonché una videoteca che conta più di 500 filmati di partite della Nazionale e di club. È situato fuori Modena, tra Marzaglia e Cittanova.

Museo Enzo Ferrari
Il Museo Enzo Ferrari, chiamato anche “MEF”, è un progetto i cui lavori, iniziati nel 2009, sono terminati il 10 marzo 2012, giorno della sua inaugurazione. Il museo è stato collocato a Modena in via Paolo Ferrari 85, presso la casa natale di Enzo Ferrari, il famoso pilota di auto da corsa, nonché imprenditore, fondatore della casa automobilistica che porta il suo nome. Il complesso museale, progettato da Jan Kaplický e portato a termine da Andrea Morgante, prevede un complesso costituito dalla casa natale e da una seconda struttura, che è sorta al suo fianco. Nell’edificio che ospitava un tempo l’officina di Alfredo Ferrari, padre di Enzo, adiacente alla casa natale, sono esposte vetture Ferrari e altre marche e alcuni motori. La nuova galleria espositiva che presenta una grande copertura in pannelli d’alluminio di colore giallo (il colore della città), le cui aperture per la luce rimandano alle prese d’aria di un’auto da corsa, ospita mostre temporanee di automobili Ferrari o di altre marche legate al territorio. All’interno del cofano giallo viene proiettato ogni ora un video avvolgente, della durata di 10 minuti, che attraverso immagini e suoni racconta la vita di Enzo Ferrari. Il progetto è stato promosso dalla Fondazione Casa Natale di Enzo Ferrari, che vede la partecipazione del Comune di Modena, della Provincia di Modena, della Camera di Commercio di Modena, l’Automobile Club d’Italia e la Ferrari S.p.A. Dal 2014 il museo è gestito da Ferrari S.p.a.

Museo della Figurina
Il Museo della Figurina è nato dall’appassionata opera collezionistica di Giuseppe Panini, fondatore, nel 1961, dell’omonima azienda Panini assieme ai fratelli Benito, Franco Cosimo ed Umberto.
Il museo è stato aperto al pubblico il 15 dicembre 2006, nella sede di Palazzo Santa Margherita che ospita anche la Biblioteca Delfini, la Galleria Civica e l’Istituto Superiore di Studi Musicali O. Vecchi – A. Tonelli.
I sei armadi del Museo, sei grandi album da sfogliare, ripercorrono l’intera storia della figurina dagli antecedenti ad oggi: 2.500 pezzi tra stampe e oggetti originali, parte del patrimonio del museo di circa 500.000 esemplari. Accanto alle figurine vere e proprie, sono presenti anche collezioni di cigarette cards, fascette di sigari, scatole di fiammiferi, menu, etichette d’hotel, calendarietti da barbiere e bolli chiudilettera.

Casa Museo Luciano Pavarotti
Si trova in Stradello Nava, 6. La villa fu progettata seguendo le indicazioni e i disegni forniti agli architetti dal Maestro e riflette quindi la sua personalità. In occasione dell’Expo 2015 la casa venne aperta al pubblico. Le stanze custodiscono gli oggetti personali che Luciano Pavarotti amava, diversi costumi di scena, spartiti, lettere ricevute da personaggi illustri, premi, riconoscimenti, regali avuti da ammiratori, alcune delle tele da lui dipinte.

Musei universitari
Gemma 1786 – Museo Mineralogico e Geologico Estense è il Museo del Dipartimento Universitario di Scienze della Terra, voluto e arricchito con lasciti e donazioni da alcuni membri della Famiglia Estense, e la cui storia ha accompagnato l’evoluzione culturale che ha caratterizzato la città e il suo territorio.
Il Museo di Paleontologia possiede importanti collezioni storiche, raccolte a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e costituite da decine di migliaia di fossili di invertebrati (molluschi, echinodermi, artropodi, ecc.), vertebrati (tra i quali dinosauri e rettili marini) e vegetali. Nel 1991 nasce la Sala dei Dinosauri in cui sono presenti quattro scheletri di dinosauri e fossili di altri rettili e mammiferi.
Il Museo di Zoologia e Anatomia Comparata espone nelle sue 14 sale oltre 3.500 animali impagliati e provenienti da tutto il mondo e un’ampia collezione di insetti, collezionati a partire dalla fine del ‘700.
L’Orto Botanico nacque come “Giardino dei Semplici” nel 1758 per volere del duca Francesco III d’Este, che destinò parte dei Giardini Ducali alla coltura delle piante medicinali, sotto la guida di Gaetano Rossi. Nel 1772 il duca affidò all’architetto neoclassico Giuseppe Maria Soli la progettazione delle aiuole. In seguito gli illustri Botanici che diressero l’Orto incrementarono le collezioni viventi, gli Erbari, le raccolte di reperti vegetali. In particolare Giovanni de’ Brignoli di Brünnhoff (1818-1855) arricchì l’Orto di esotiche, in accordo con il collezionismo di Francesco IV. A quel tempo risale il complesso architettonico delle Serre Ducali e del Museo-Erbario, tuttora funzionali. L’Orto Botanico conserva l’antica suddivisione: il “sistema” ad aiuole e la vasca, la montagnola, l’area pianeggiante con l’arboreto. Tra i settori tematici, ispirati ai moderni principi di museologia scientifica: la serra delle succulente, la serra caldo-umida, la roccera, il fossato e le “collezioni di conservazione” per i progetti di tutela della biodiversità. L’Orto Botanico dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia è localizzato nel centro storico della città, ha un’estensione di circa 1 ettaro e dispone di 300 m² di superficie coperta per il ricovero e l’ostensione delle piante.
Il Museo Astronomico e Geofisico si trova nella torre orientale (costruita nel 1634) del Palazzo Ducale e conserva le apparecchiature della Specola, l’Osservatorio Astronomico e Meteorologico fondato dal duca Francesco IV d’Austria Este nel 1827, che testimoniano lo straordinario avanzamento delle conoscenze in campo scientifico nella Modena ottocentesca. Si può ammirare la carta lunare disegnata nel 1662 dall’astronomo e matematico modenese Geminiano Montanari, autentico monumento della selenografia seicentesca.
Il Laboratorio delle Macchine Matematiche raccoglie 150 macchine e copie funzionanti di antichi strumenti geometrici dalla Grecia classica ai giorni odierni, costruite da docenti del Liceo Scientifico Tassoni di Modena.
I Musei anatomici raccolgono reperti storico-scientifici creati a supporto dell’insegnamento dell’anatomia e la Collezione delle Terracotte ostetriche del ‘700 di Giovan Battista Manfredini.

Biblioteche e archivi

La Biblioteca Estense, oltre a volumi di ogni tipo per la consultazione e lo studio, ha una collezione di manoscritti, carte geografiche, spartiti musicali, xilografie, incisioni in rame e antichi libri a stampa tra le più grandi e importanti d’Italia, visibili in una mostra permanente all’interno della biblioteca. Fra tutti occorre ricordare i due volumi della Bibbia di Borso d’Este, uno dei testi miniati più famosi al mondo, le cui sgargianti miniature opera di Taddeo Crivelli ed altri sono considerate uno dei capolavori assoluti dell’arte del Quattrocento, e il De Sphaera, unanimemente considerato il più bel libro astrologico del Rinascimento italiano: miniato per la corte di Milano (reca infatti lo stemma Visconti-Sforza sulla copertina) forse da Cristoforo de Predis, pervenne agli Estensi di Ferrara nell’ambito dei frequenti interscambi con la corte sforzesca.

La Biblioteca civica è dedicata ad Antonio Delfini. Ha circa 150.000 documenti di cui oltre 100.000 sono volumi collocati a scaffale aperto. Tra le Biblioteche comunali spicca la Biblioteca Crocetta di nuova costruzione situata nei pressi di Viale Gramsci.

L’Archivio di Stato di Modena raccoglie i fondi documentali degli Stati Estensi preunitari (Ducato di Ferrara, Ducato di Modena e Reggio, Ducato di Massa e Carrara, Ducato della Mirandola, Principato di Correggio, Contea di Novellara, Garfagnana) e di Casa d’Este.

Monumenti e luoghi d’interesse

Architetture religiose

Duomo di Modena
In stile romanico, la cattedrale è stata edificata dall’architetto Lanfranco nel 1099, nel sito del sepolcro di san Geminiano, patrono di Modena. Al suo fianco sorge la torre campanaria detta la Ghirlandina.

Torre Ghirlandina
La Ghirlandina, alta 86 metri, è la torre campanaria del Duomo di Modena e simbolo della città. Riconosciuta come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1997, fu costruita a partire dal 1179, quando fu innalzata come Torre di San Geminiano, che fu rialzata poi nei due secoli successivi. Fu riparata alla fine dell’ottocento, e nel 2008 vennero iniziati lavori di restauro dovuti ad alcune lesioni, terminati nel 2011.

Chiesa di San Vincenzo
Eretta nel 1617 su una chiesa precedente di cui si hanno notizie già dal Duecento. Attribuita erroneamente al grande architetto modenese Guarino Guarini, il quale nacque però sette anni più tardi. In realtà l’esecuzione della chiesa fu affidata a Paolo Reggiano e in seguito a Bernardo Castagnini, con cui il giovane Guarini forse collaborò. La chiesa è impreziosita dagli affreschi di Sigismondo Caula (con architetture dipinte di Sebastiano Sansone), raffiguranti le vite dei santi Vincenzo e Gaetano di Thiene, fondatore dell’ordine dei Teatini a cui la chiesa era stata affidata (la cupola, affrescata dallo stesso Caula e Tommaso Costa, è stata distrutta durante la guerra in un bombardamento). La chiesa ha ospitato, nella prima cappella a sinistra, anche una tela di Guercino, rubata da ignoti nell’agosto 2014. Fortunatamente la tela è stata successivamente recuperata a Casablanca (Marocco) nel Marzo del 2017; i danni riportati si sono rivelati notevoli. Alla fine del restauro tornerà nella sua sede originaria.
San Vincenzo è la sede dei monumenti funebri dei duchi estensi.

Chiesa di Santa Maria della Pomposa – Aedes Muratoriana
È una delle chiese più antiche della città (se ne ha notizia dal 1153). Ma l’edificio conserva ben poco della sua struttura originale: oltre alla muratura della metà inferiore della chiesa, nella facciata è possibile distinguere la traccia di un’antica porta romanica poi chiusa, di cui rimangono i semplicissimi capitelli in cotto e parte dell’arco a tutto sesto, ed inoltre tracce della decorazione a denti di sega del sottotetto sinistro e dell’oculo centrale, mentre la torre massiccia al fianco dell’edificio (che forse nel Medioevo faceva parte di un castello) è mozza a una certa altezza. Più che per la sua rilevanza monumentale, l’importanza della chiesa è dovuta al fatto di essere stata la sede parrocchiale e la dimora di Ludovico Antonio Muratori, il grande storico modenese, che ne fu “prevosto” (parroco) dal 1716 al 1750. Per sua stessa volontà, Muratori, al tempo già studioso e scrittore di fama, si fece assegnare “la cura delle anime” di quello che era uno dei quartieri più poveri e malmessi della città. La chiesa stessa, in pessime condizioni, fu ricostruita dalle fondamenta, e Muratori vi fece aggiungere il coro. All’interno si trova un ciclo di dipinti del Seicento e del Settecento su San Sebastiano, opera di Bernardino Cervi e Francesco Vellani.
La chiesa, con annessa canonica (dove Muratori visse attendendo alle sue opere più celebri), costituisce oggi il complesso dell’Aedes Muratoriana (“Casa del Muratori”), sede della Deputazione di Storia patria e del Museo Muratoriano. Testimonianza di affetto dei modenesi per uno dei suoi cittadini più illustri è il monumento a L. A. Muratori, che sorge poco lontano, sull’omonimo Largo che si affaccia sulla via Emilia. Scolpito da Adeodato Malatesta, che non volle ricevere compenso, il monumento ritrae lo storico in un atteggiamento pensieroso, ma riesce anche a suggerirne la profonda umanità.

Chiesa del voto
La chiesa del Voto, che sorge sulla via Emilia di fronte a Corso Duomo e quindi a poca distanza da questo, prende il nome da un voto del Comune modenese e del duca Francesco I d’Este fatto nel 1630, quando la città fu investita da una gravissima epidemia di peste che, secondo un cronista, giunse a causare fino a duecento morti al giorno. Il voto del Comune fu appunto di costruire, se e quando fosse cessata l’epidemia, una chiesa che, per interessamento del duca (durante la peste rifugiatosi con la corte sulle colline del Reggiano), fu dedicata alla Madonna della Ghiara, protettrice di Reggio (che, a differenza di Modena, fu soltanto sfiorata dall’epidemia).
Non appena questa finì, a mantenimento del voto, su disegno dell’architetto modenese Cristoforo Galaverna, nel 1634 s’iniziò la costruzione della chiesa in uno stile piuttosto ibrido e sormontata da una cupola. Fu commissionata anche al pittore Lodovico Lana una grande pala che si trova ancora all’interno assieme ad altri dipinti e rappresenta nella parte inferiore scene della peste e in quella superiore la Vergine col Bambino con santi, angeli e su un piatto è l’offerta della città riconoscibile dalle torri del duomo e del palazzo comunale.

Chiesa di Sant’Agostino
Di fianco al palazzo dei Musei si affaccia sul piazzale Sant’Agostino questa chiesa (chiamata anche Pantheon Atestinum, in quanto adornata con statue e busti di santi e beati della casa d’Este, o in qualche modo imparentati con essa), che, eretta nel Trecento (nel sito di una precedente “chiesa degli agostiniani” fondata nel 1245) e recante ancora sul fianco sinistro numerose tracce di quell’epoca, ha però attualmente una spiccata fisionomia seicentesca. Essa fu infatti profondamente modificata nel 1663, per volere della duchessa Laura Martinozzi, che volle che fossero qui celebrati i solenni funerali del duca Alfonso IV suo marito: la sobria struttura trecentesca è ornata da una ricca decorazione di stucchi e da un pregevole soffitto a cassettoni, sul quale più artisti dipinsero ritratti di nobili e santi. Spicca invece per intensità drammatica il gruppo scultoreo in terracotta della Deposizione della Croce (1476), capolavoro del modenese Antonio Begarelli (nella prima cappella a destra). Altra traccia visibile dell’antica chiesa, conservata all’interno, è l’affresco trecentesco della Madonna della consolazione, di Tommaso da Modena: una Maria ritratta con delicata naturalezza nell’atto di allattare il bambino.

Chiesa di San Carlo
La Chiesa di San Carlo fu eretta a partire dal 1664 su disegno di Bartolomeo Avanzini; alla sua morte la progettazione fu affidata al capomastro muratore, il confratello Giovanni Pietro Piazza. Terminati i lavori, che durarono più di un secolo, fu infine consacrata nel 1766. La chiesa ripropone in dimensioni ridotte la chiesa di San Carlo ai Catinari di Roma (ad esclusione della cupola), ed era stata voluta per dare al Collegio San Carlo, o Collegio dei Nobili (fondato nel 1626) un degno luogo di culto. La facciata è costruita in laterizio con fregi marmorei e timpano triangolare che chiude il prospetto della facciata, mentre l’interno è a tre navate, sorrette da arcate e delimitate da quattro grossi corpi centrali su cui si imposta la cupola. L’abside ospita l’altar maggiore in marmo rosso di Verona, datato 1828. La monumentale ornamentazione in stucco che orna l’abside è opera di Antonio Traeri detto Il Cestellino, e ospita una tela di Marcantonio Franceschini rappresentante la peste di Milano del 1576: la Madonna col Bambino siede in cielo, sotto di lei l’infuriare del morbo e San Carlo Borromeo tra altri personaggi che prega inginocchiato presso la Croce. A seguito di numerosi interventi di restauro, l’ultimo dei quali risale dal 1980, la chiesa, non più officiata, è stata infine adibita ad auditorium. La chiesa di San Carlo fa parte di una struttura più ampia denominata complesso di San Carlo, che comprende anche una cappella, un teatro, una biblioteca, oltre allo scenografico porticato. Il complesso ospita la Fondazione Collegio San Carlo (già “Collegio dei Nobili di San Carlo”), istituto privato di ricerca che svolge funzioni di rilevanza pubblica in ambito formativo e culturale con particolare attenzione alla filosofia, alle scienze umane e sociali e alle scienze religiose.

Chiesa di San Giovanni Battista
Unica chiesa antica modenese completamente isolata (ossia senza edifici sorti addosso ai suoi muri), se si eccettua il Duomo (isolato agli inizi del secolo), è posta all’angolo tra via Emilia e l’odierna Piazza Matteotti. Sorta sul luogo di una più antica chiesa dedicata a San Michele, fu ricostruita nel Cinquecento, ma rivela nei decori e nella struttura (la cupola, ellittica e non circolare) le profonde modifiche subite nel Settecento. Notevole l’organo costruito dall’organaro Agostino Traeri.
Contiene tuttora il capolavoro dello scultore cinquecentesco modenese Guido Mazzoni, la Deposizione dalla croce (1476), un gruppo di statue in terracotta policrome particolarmente interessanti.

Chiesa di San Francesco
I frati francescani arrivarono a Modena molto presto: si ha notizia di un convento fuori le mura già nel 1221, quando Francesco d’Assisi era ancora vivo. L’attuale chiesa di San Francesco fu costruita molto lentamente, a partire dal 1244, e due secoli dopo non era ancora terminata. Di sobrio stile gotico all’esterno, le cui tracce restano visibili sul fianco settentrionale, ma principalmente nella facciata, che ha mantenuto pressoché integra la sua struttura, (ma in parte è dovuto a ristrutturazioni ottocentesche), all’interno è piuttosto rimaneggiata, ed ospita uno dei capolavori del Begarelli, la Deposizione del Cristo dalla Croce: un gruppo di tredici statue “fotografate” in un momento intensamente drammatico. Fronteggia la facciata della chiesa una piacevole fontana con statua di San Francesco, opera di Giuseppe Graziosi (1920).

Chiesa di San Pietro
La tradizione vuole che la Chiesa sorga nel sito di un antichissimo tempio a Giove Capitolino. La chiesa attuale è stata però edificata a partire dal 1476 secondo un progetto dell’architetto Pietro Barabani di Carpi. Venne consacrata nel 1518. Si tratta di un bell’esempio di architettura rinascimentale a Modena (oltre che di una delle più belle chiese in città), impreziosita all’interno da un organo cinquecentesco, con intagli in legno dorato e portelli molto ben dipinti, da una Madonna attribuita a Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato, e soprattutto dalle numerose opere in terracotta realizzate dal Begarelli: i sei santi disposti intorno alla navata centrale, la Pietà e soprattutto il cosiddetto Apogeo Begarelliano, un gruppo raffigurante l’assunzione della Madonna tra i santi Pietro, Paolo, Benedetto e Geminiano. Il notevole campanile a vela fu eretto nel 1629.
Adiacente alla chiesa è presente un’antica abbazia abitata da una congregazione di monaci benedettini. In origine il monastero di san Pietro venne fondato fuori le mura della città nel 996 come fondazione vescovile.

Chiesa di San Bartolomeo a Modena
Sede della Compagnia del Gesù fu eretta dai gesuiti tra il 1607 e il 1629; è una delle più grandi dell’intera provincia. La facciata è stata disegnata dal piacentino Andrea Galluzzi, mentre al suo interno sono presenti numerosi affreschi, tra cui spicca quello che ricopre l’intera volta, opera di padre Giuseppe Barbieri.

Chiesa di San Giorgio
È conosciuta anche come “Santuario della Beata Vergine Ausiliatrice del Popolo modenese”, secondo il nome che le era attribuito fino ad un secolo fa. La Beata Vergine Ausiliatrice è naturalmente l’immagine della Madonna presente sull’altare maggiore, che anticamente era posta all’esterno del santuario affinché i Modenesi del tempo potessero venerarla. L’altare maggiore della chiesa fu realizzato in marmi policromi da Antonio Loraghi (1666).
La chiesa è degna di nota per la sua pianta a croce greca (cioè composta di quattro bracci della stessa dimensione). Fu realizzata a partire dal 1647 da un progetto di Gaspare Vigarani e Cristoforo Malagola detto il Galaverna.

Chiesa di San Biagio
La chiesa vide le origini nel 1319, assieme al monastero in cui si stabilirono i frati Carmelitani, ad opera della famiglia modenese dei Sadoleto in onore della Beata Vergine del Carmine. Fu in seguito ricostruita tra il 1646 ed il 1658, durante il governo di Francesco I. All’interno la chiesa presenta una sola navata; presso le sei arcate (una per ogni lato) si trovano degli altari. Il coro e l’imponente cupola furono affrescati da Mattia Preti, allievo del Guercino. Accanto alla chiesa è presente un chiostro, ove è stata rinvenuta, a seguito di restauro, una lunetta affrescata del Trecento, raffigurante la Madonna col Bambino, San Martino e due offerenti

Chiesa di San Domenico
La chiesa è situata nel luogo dove nel 1243 i frati Predicatori eressero una prima chiesa, orientata liturgicamente con facciata ad ovest. All’arrivo degli Este a Modena e l’inizio dell’edificazione del nuovo Palazzo Ducale, la chiesa risultava molto vicina e disarmonica rispetto alla residenza estense, per questo nel 1707-1708 ne fu decisa la demolizione e l’edificazione di un nuovo tempio, con facciata allineata a quella del Palazzo. All’interno la chiesa conserva un pregevole plastico di Antonio Begarelli, opera di forte realismo, che raffigura Gesù in casa di Marta.

Chiesa di Sant’Eufemia o dell’Adorazione
Secondo la tradizione, la chiesa di Sant’Eufemia e l’attiguo (ex) monastero sorgono nel posto ove nel 681 era stato fondato, da una pia vedova avente sette figlie, un ospizio per donne riunite sotto la regola di San Benedetto. La chiesa ha pianta ottagonale con lati disuguali, molti dei quali ospitano il presbiterio, due cappelle laterali e la porta. Nel presbiterio di fronte all’entrata si trova l’altar maggiore, in marmo bianco, e un dipinto che raffigura la Pietà del XVII secolo. Esternamente, nelle cornici a stucco, si trovano dipinti di figure simboliche risalenti al Novecento, ad opera di Secondo Grandi; vi sono rappresentati San Pietro che predica il Vangelo, il martirio di Sant’Eufemia e quello di San Pietro.

Chiesa di Santa Maria delle Asse o della SS. Trinità
Situata in corso Canalgrande, la Chiesa di Santa Maria delle Asse è una delle chiese più antiche della città e deve la sua denominazione alla presenza di un ponte di legno, situato ove sorge oggi la chiesa, che permetteva l’attraversamento del canale. L’edificio risale al 1599; l’interno è ad una sola navata, con sei cappelle laterali riccamente decorate.

Chiesa di San Barnaba
La chiesa è stata ricostruita nel 1660, ma completata solo successivamente. Al suo interno, dipinti e arredi del XVIII secolo. La volta porta i dipinti di Jacopo Antonio Manini, autore anche delle parti architettoniche e dell’ornato con prospettive di mensole e festoni a chiaroscuro. I sei medaglioni che raffigurano temi allegorici e gli scudetti a chiaroscuro furono realizzati da Sigismondo Caula.

Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Documentata sino dal XV secolo, la chiesa risale al Settecento. L’interno è ad una sola navata con abside semicircolare; a lato sono presenti quattro cappelle e due cappellette. La volta fu dipinta da Fermo Forti nel XIX secolo. Sull’altar maggiore si ammira un’icona seicentesca che raffigura la Madonna con santi, opera di Francesco Vellani.

Chiesa di Gesù Redentore
Situata in Viale Leonardo da Vinci, 270, è opera dell’architetto Mauro Galantino, vincitore di un concorso indetto dalla Conferenza Episcopale Italiana. Consacrata nel 2008, la sua architettura modernissima ha suscitato ampio e vivace dibattito nella cittadinanza per le soluzioni innovative nell’articolazione degli spazi liturgici. Si inserisce in modo armonico nel tessuto urbano periferico, in rottura e allo stesso tempo in continuità con la tradizione più antica degli edifici religiosi modenesi.

Croce di san Geminiano
La Croce di san Geminiano o degli asini (San Geminiano è il patrono di Modena), fu edificata nel 1267 in una via del vescovado di Modena, adiacente a un pozzo dove si abbeveravano gli asini, da cui il nome. La croce rientrava probabilmente nella tradizione dei capitelli votivi, cioè croci, sacelli e colonne votive che venivano sovente costruiti agli angoli delle vie o altre zone simili, anche annessi alle fontane. (Il tema della croce di San Geminiano è comunque tradizionale nella cultura artistica modenese: si ricordi, ad esempio, l’omonima croce di san Gemignano collocata sulla fronte del Duomo di Modena, in prossimità della cuspide centrale).

Architetture civili

Palazzo Ducale
Il Palazzo Ducale di Modena è stato sede della Corte Estense tra Seicento ed Ottocento. Dall’Unità d’Italia, il Palazzo ospita la prestigiosa Accademia militare di Modena. Tra i più illustri ex-allievi dell’Accademia troviamo 10 Marescialli d’Italia, un Maresciallo dell’Aria, 31 ministri, sei Presidenti del Consiglio, 31 Senatori del Regno e tre Senatori della Repubblica e 1 Deputato: di questi i nomi più illustri sono ricordati nella Galleria della memoria del museo storico dell’Accademia militare, ubicato nella sede stessa del Palazzo Ducale.
La sua costruzione fu iniziata da Francesco I d’Este nel 1634 e fu finita da Francesco V. Il Palazzo sorse su un precedente “Forte Estense” e la sua architettura fu creata anche da interventi di Bernini e Borromini.
La maestosa facciata del Palazzo, alleggerita dal gioco cromatico dei marmi, è stata recentemente restaurata. Dalla porta centrale si accede all’elegante “Cortile d’onore”, sede delle cerimonie militari, e al suggestivo “Scalone d’onore”. Nel Salone centrale è degno di nota il soffitto, affrescato nel Settecento da Marco Antonio Franceschini con l’incoronazione di Bradamante, capostipite degli Este, già celebrata da Ariosto nell’Orlando furioso. Suggestiva testimonianza dello sfarzo della piccola corte modenese nel Settecento è il “Salottino d’oro”, il gabinetto di lavoro del duca Francesco III, che nel 1756 lo fece rivestire e decorare con pannelli rivestiti di oro zecchino.
Di fronte al Palazzo si alza una statua dedicata all’eroe risorgimentale Ciro Menotti, mentre alle spalle si trovano i principali “Giardini pubblici” di Modena, anteriormente detti giardini botanici estensi.

Palazzo Comunale
Non si tratta in realtà di un unico palazzo, ma del risultato della ristrutturazione sei-settecentesca di numerose costruzioni sorte a partire dal 1046, tutte con la medesima funzione di edifici amministrativi e di rappresentanza. L’antica Torre civica (oggi Torre Mozza) crollò nel 1671 in seguito a un terremoto. Interessante nell’ala nord è la Sala delle Bifore, ambiente in cui è tornata alla luce parte della precedente facciata medievale, arretrata di alcuni metri rispetto alla precedente.

Teatro comunale Luciano Pavarotti
Il teatro, concepito nel 1838, fu costruito su iniziativa del podestà di Modena (il marchese Ippolito Livizzani) e con il contributo del duca Francesco IV di Modena. L’architetto Francesco Vandelli lo progettò su un’area cittadina di oltre duemila metri quadri, ottenuta acquisendo e demolendo alcune abitazioni. Fu inaugurato tre anni dopo, il 2 ottobre 1841, con il nome di “Teatro dell’Illustrissima Comunità”.

Mercato Albinelli
Il “Mercato Albinelli” è un mercato ortofrutticolo nel centro storico di Modena, esistente dalla prima metà del XX secolo. I modenesi lo chiamano familiarmente anche “Mercato coperto”. Spesso, quindi, si parla di “Mercato coperto Albinelli”.

Complesso di Sant’Agostino
Il complesso di Sant’Agostino, che si estende per 25.000 m² circa, è situato alle porte del centro storico della città. Originariamente l’edificio ospitava un ospedale, il Grande Spedale degli Infermi, che il duca Francesco III volle verso la metà del XVIII secolo. Poco più tardi l’ospedale venne ampliato, raddoppiando il fronte su via Emilia, per ospitare anche l’infermeria militare. Nonostante la nascita del Policlinico, l’ospedale è rimasto in funzione fino al 2005, dopodiché il personale e l’attività sanitaria sono stati trasferiti nel nuovo ospedale di Baggiovara. Tra il 2005 e il 2008 l’intero edificio è stato acquisito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, che ha manifestato l’intenzione di trasformarlo nel nuovo polo della cultura, comprendente un polo bibliotecario, un centro linguistico per l’internazionalizzazione, un centro per la fotografia e per l’immagine, un polo espositivo, un centro di varie attività complementari ed economiche. Il progetto, che è stato curato dallo studio dell’architetto Gae Aulenti, scaturisce da un protocollo d’intesa firmato nel 2007 tra Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Ministero per i Beni Culturali, Comune di Modena.

Palazzo di Santa Margherita
Il Palazzo di Santa Margherita si trova in corso Canalgrande, in pieno centro storico, nel sito ove trovava posto anticamente una chiesa dedicata a Santa Margherita. Utilizzato nel XII secolo come convento, è divenuto poi caserma; successivamente, dal 1874 è stato sede del Patronato dei Figli del Popolo. Ora ospita la Galleria Civica, la Biblioteca Delfini, il Museo della Figurina e l’Istituto Musicale Orazio Vecchi. Gli spazi dedicati alla Galleria Civica comprendono la Sala Grande, che ospita le attività principali della Galleria; le sale al piano superiore, aperte nel 2004; un laboratorio didattico; un bookshop.

Foro Boario
Il Foro Boario è un edificio di notevole interesse architettonico e urbanistico, poiché costruzione unica nel panorama negli interventi di architettura ducale per dimensioni, tipologia e collocazione. È costituito da un lunghissimo edificio (circa 250 metri) perfettamente bifronte, con quattro facciate, uguali a due a due. Nel corpo centrale, che si estende per circa 45 metri, è presente nel fastigio un orologio e panoplia, opera di Luigi Righi, che vi ha raffigurato le Allegorie delle Armi, della Fertilità, delle Arti e del Tempo. Fu costruito nella prima metà dell’Ottocento per volontà di Francesco IV d’Austria d’Este (duca di Modena, Reggio e Mirandola dal 1815) che ne affidò la progettazione all’architetto Francesco Vandelli, autore di numerosi altri edifici pubblici e privati della città. A tutt’oggi sul lato che costeggia il versante sinistro di viale Berengario è presente una lapide voluta dal duca stesso, che riporta la data di edificazione (1831) e la dedica agli agricoltori (Honori et comodo fidelium agricolarum) impegnati nella costruzione del complesso. La struttura era inizialmente destinata al mercato bovino e all’immagazzinamento di prodotti agricoli, ma dopo poco più di un decennio l’edificio fu trasformato in caserma. In seguito, i cittadini ne rivendicarono l’uso (secondo ciò che peraltro il duca stesso aveva voluto) durante il regno di Umberto I. Nel 1989 vi iniziarono i lavori di restauro e riuso per la nuova sede della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Modena, inaugurata nel 1994 presso i piani superiori dell’edificio. A piano terra si trovano ora, nell’ala est, la biblioteca della Facoltà, e l’area adibita ad esposizioni temporanee, nella parte ovest. Dal 2002 la struttura ospita le mostre promosse dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.

Cimitero di San Cataldo
Poco fuori dal centro storico si trova il cimitero di San Cataldo, cimitero della città. È composto da due parti, un’antica e una recente. La prima porta il nome dell’architetto Cesare Costa ed è stata realizzata tra il 1858 e il 1876; vi si trovano numerose opere d’arte di notevole valore artistico. Tra i defunti seppelliti in questa parte si trova anche Enzo Ferrari, in una tomba a fianco di quella del figlio Dino; nonché Alberto Braglia (atleta) e Virginia Reiter attrice che visse molti anni a Modena. La parte recente, il cimitero monumentale “Aldo Rossi”, è costruita in base al progetto dell’architetto Aldo Rossi. La costruzione del cimitero è oggi parzialmente completata ed è articolata in modo da limitare gli ampi spazi verdi contrassegnati da sentieri di croci riservati ai pedoni. All’interno del cimitero ha sede la chiesa.

Teatro Storchi
Il teatro prende il nome da Gaetano Storchi, un ricco commerciante modenese che ne finanziò la costruzione. Sorge su un terreno della nuova area edificabile ricavata con la costruzione della barriera Garibaldi (1884), a seguito dell’abbattimento di porta Bologna (1882). L’ubicazione del teatro influenzò la singolare originale struttura dell’edificio, che presenta una doppia facciata: a settentrione si trova la facciata principale, che guarda su piazza Garibaldi, mentre quella da lato ovest si affaccia su viale Martiri della Libertà, un tempo il passeggio delle mura, ed è opera dell’architetto Maestri. L’edificio è nato sulla base di un progetto particolarmente ricercato, che prevedeva locali di servizio, ridotto, fumoir, caffè; tuttavia, la realizzazione avvenne in economia, su un terreno che apparve instabile fin dall’inizio, e soprattutto con l’impiego di materiali scadenti che ne compromisero ben presto la stabilità. A ciò si devono i numerosi successivi interventi di ristrutturazione e recupero dell’edificio. Tra i più rilevanti, si ricordano il rifacimento della copertura e la modifica della curvatura della sala ad opera dell’ingegnere Luigi Sfondrini di Milano; il restauro dell’esterno con rifacimento dell’intonaco e delle cornici del 1929, e un successivo intervento sulla sala nel 1931.

Modena. (22 ottobre 2018). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 12 novembre 2018, 08:54 da //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Modena&oldid=100499700.

Dettagli

Inizio:
lunedì 1 Gennaio 2018
Fine:
giovedì 31 Dicembre 2020
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Luogo

VARIE SEDI – MODENA
Modena, 41121 Italia + Google Maps