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Il mondo che non c’era – L’Arte Precolombiana nella Collezione Ligabue
venerdì 12 Gennaio 2018 - sabato 30 Giugno 2018
sede: Palazzo Loredan – Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti (Venezia).
cura: Jacques Blazy.
Tra la fine del XV e gli albori del XVI secolo l’Europa viene scossa da una scoperta epocale: le “Indie” – secondo Cristoforo Colombo che approda il 12 ottobre 1492 sulle coste delle nuove terre – in ogni caso “Il mondo che non c’era”.
Un fatto che scardina la visione culturale del tradizionale asse Roma – Grecia – Oriente; l’incontro di un nuovo continente che, secondo l’antropologo Claude Lévi-Strauss, è forse l’evento più importante nella storia dell’umanità. Alcuni anni dopo il 1492 fu il grande esploratore Amerigo Vespucci a comprendere per primo che le terre incontrate da Colombo non erano isole indiane al largo del Cipango (Giappone) e neppure le ricercate porte dell’Eden, ma un “Mundus Novus”, un nuovo continente che pochi anni dopo alcuni geografi che lavoravano a Saint-Denis des Voges vollero chiamare, in suo onore, “America”.
Palazzo Loredan sede dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, ospita la mostra “Il mondo che non c’era. L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue”, straordinaria esposizione dedicata alle tante e diverse civiltà precolombiane che avevano prosperato per migliaia di anni nel continente americano prima dell’incontro con gli Europei.
L’incontro di due civiltà che sono parte della medesima umanità.
Un’umanità fatta di comunanze e differenze di cui ci si rende ben conto grazie alle opere esposte nella mostra promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue, con main sponsor Ligabue Group, che racconta le antiche culture della cosiddetta Mesoamerica (gran parte del Messico, Guatemala, Belize, una parte dell’Honduras e del Salvador), il territorio di Panama, le Ande (Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia, fino a Cile e Argentina): dalla cultura Chavin a Tiahuanaco e Moche, fino agli Inca.
Un corpus di capolavori straordinari appartenenti una delle collezioni più complete e importanti in quest’ambito in Italia – la Collezione Ligabue – esposti al pubblico per la prima volta grazie a questo progetto.
Ideata poco dopo la scomparsa di Giancarlo Ligabue (1931- 2015) – imprenditore ma anche paleontologo, studioso di archeologia e antropologia, esploratore e appassionato collezionista – questa esposizione ha inteso essere anche un omaggio alla sua figura da parte del figlio Inti Ligabue, che con la “Fondazione Giancarlo Ligabue” da lui creata continua l’impegno nell’attività culturale, nella ricerca scientifica e nella divulgazione dopo l’esperienza del Centro Studi e Ricerche fondato oltre 40 anni fa dal padre Giancarlo.
Oltre infatti ad aver organizzato più di 130 spedizioni in tutti i continenti, partecipando personalmente agli scavi e alle esplorazioni – con ritrovamenti memorabili conservati ora nelle collezioni museali dei diversi paesi – Giancarlo Ligabue ha anche dato vita negli anni, con acquisti mirati, a un’importante collezione d’oggetti d’arte, espressione di moltissime culture.
Una parte di questa collezione è il cuore della mostra curata da Jacques Blazy specialista delle arti pre-ispaniche della Mesoamerica e dell’America del Sud. Tra i membri del comitato scientifico anche André Delpuech, Direttore del Musée de l’Homme – Muséum d’Histoire Nationale Naturelle di Parigi e già responsabile delle Collezioni delle Americhe al Musée du quai Branly e l’archeologo peruviano Federico Kauffmann Doig, entrambi anche componenti del comitato scientifico della Fondazione Giancarlo Ligabue.