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Mutina Splendidissima. La città romana e la sua eredità
sabato 25 Novembre 2017 - domenica 8 Aprile 2018
sede: Foro Boario (Modena).
cura: Musei Civici di Modena e Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Bologna.
L’evento espositivo è il punto di arrivo delle celebrazioni svoltesi durante il 2017 nell’ambito del programma dedicato alle celebrazioni dei 2200 anni dalla fondazione della città di Modena, attraverso le quali si è cercato di rendere percepibile la realtà sepolta della Mutina che si trova sotto le strade del centro storico.
La mostra racconta le origini, lo sviluppo e il lascito che la città romana ha trasmesso alla città moderna.
Un racconto accessibile a tutti, fondato su dati archeologici e storici esaminato con uno sguardo pluridisciplinare.
Definita da Cicerone “firmissima et splendidissima”, una delle più importanti colonie romane dell’Italia settentrionale, “Mutina” è sotto le strade del centro storico, custodita dai depositi delle alluvioni di età tardoantica. Con le celebrazioni 2017 si è voluto renderla percepibile con diverse iniziative e ora con la mostra che ne racconta le origini, lo sviluppo e il lascito trasmesso alla città moderna. Un racconto in un linguaggio accessibile, fondato su dati archeologici e storici esaminati con sguardo pluridisciplinare grazie alle collaborazioni di studiosi di diversi ambiti scientifici.
Nell’esposizione, curata da Luigi Malnati, Silvia Pellegrini e Francesca Piccinini, i reperti e le opere d’arte, accostati a testimonianze provenienti da numerosi musei, affiancano le ricostruzioni virtuali dei principali monumenti di Mutina (le mura, il foro, l’anfiteatro, le terme, una domus) realizzate a cura di Altair4 Multimedia e coinvolgenti videoracconti che fanno da contrappunto alla descrizione dalle città dal periodo precedente la sua fondazione, nel 183 a. C. , alla decadenza nella tarda età imperiale. Tra le novità che si presentano per la prima volta al pubblico, decorazioni parietali con scene tracciate con pigmenti pregiati e stucchi a rilievo, equiparabili a quelli di Pompei, esposte a fianco di elementi di arredo di pregio artistico.
Spazio in mostra anche alle testimonianze delle produzioni di eccellenza che le fonti attribuiscono a Mutina: lucerne e laterizi, vino e lane, tra le più pregiate e ricercate dell’impero, tanto da esser ricordate nell’Editto dei prezzi (III sec. d. C. ).
Una sezione è dedicata ai profili dei Mutinenses, dai primi coloni ai cittadini emigrati in altre regioni dell’impero, svelati coniugando dati epigrafici e storici che consentono di ricostruire il profilo sociale multiforme e variegato della città.
Dati geologici, archeobotanici e archeozoologici presentati con linguaggio semplice permettono di conoscere l’assetto ambientale di 2200 anni fa; alluvioni e terremoti, che hanno profondamente mutato il paesaggio, soprattutto in coincidenza con la fine dell’impero romano e le invasioni barbariche, sono ora interpretati anche alla luce dei recenti fenomeni naturali che hanno colpito il territorio. In ogni sezione archeologica uno degli oggetti esposti è affiancato dalla sua riproduzione che il pubblico potrà toccare e percepire non solo la forma o le decorazioni, ma anche il materiale. Il laboratorio che li realizza (3D ArcheoLab) usa infatti polveri che simulano la materia originaria, sia essa marmo, bronzo o ceramica.
La sezione sul periodo tardo-antico e l’alto-medioevo affronta il tema della continuità della città antica e costituisce la cerniera tra le due parti della mostra: tra dimensione archeologica e dimensione storico-artistica.
Il tema dell’eredità si sviluppa nella seconda parte evidenziando momenti significativi, con opere d’arte e documenti da diversi musei e biblioteche italiane, numerosi video e due ricostruzioni virtuali curate da Altair delle antichità esposte nel Rinascimento intorno al Duomo e della perduta Galleria delle antichità di Francesco II a Palazzo ducale. La costruzione del duomo ad opera dell’architetto Lanfranco e dello scultore Wiligelmo, nel quale il rapporto con l’antichità appare strettissimo, costituisce la giuntura tra la città antica e quella moderna. Nel periodo rinascimentale diventa più consapevole il richiamo al glorioso passato romano della città, le cui vestigia sono pubblicamente esibite nei luoghi più significativi. Tra Sei e Settecento il tema si declina tra passioni collezionistiche, richiamo ad un’antichità esemplare e nascita della tradizione erudita legata al nome di Muratori, che culmina nel primo ‘800 con la creazione del Museo Lapidario Estense. La precoce nascita di una cultura scientifico sperimentale a metà ‘800 e la fondazione del Museo Civico in età post-unitaria determinano approcci diversi al recupero della città sepolta fino al progressivo affermarsi nel ‘900 di una politica di tutela e valorizzazione.