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Piotr Hanzelewicz. Del resto

venerdì 13 Dicembre 2024 - domenica 26 Gennaio 2025

Piotr Hanzelewicz. Del resto

sede: Fondazione de Marchis (L’Aquila).
cura: Emiliano Dante.

Il primo piano di Palazzo Cappa Cappelli, sede della Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre, ospita la mostra “Del resto” di Piotr Hanzelewicz, a cura di Emiliano Dante, con i testi in catalogo di Emiliano Dante, Michela Becchis e Francesco Avolio.

Il progetto “Del resto” tratta la tematica del “denaro” e delle sue implicazioni, delle congetture che ne nascono intorno, di tutte le possibili declinazioni che esso assume ed ha assunto in passato nelle comunità umane, e costituisce il punto di arrivo di un percorso artistico, che fonde aspetti teorici e estetici, iniziato con la mostra Laborioso laborioso laborioso, presso l’Istituto Polacco di Roma nel 2013.

Il lavoro di Hanzelewicz fonda spesso sulla natura etimologica delle parole coinvolte nella sua ricerca artistica: lo stesso titolo della mostra è in realtà un gioco di parole riferito al termine “resto”. “Del resto” è una locuzione testuale di valore avversativo limitativo rispetto a quanto affermato in precedenza: così come dice l’Accademia della Crusca, sta ad intendere un “d’altronde”, “d’altra parte”. Tuttavia, se intendiamo il resto come la differenza in denaro che deve ricevere chi ha dato in pagamento una somma superiore alla spesa, ci troviamo di fronte ad un gioco di parole in cui quel “del” non è più parte della locuzione testuale ma diventa un retaggio linguistico, una derivazione latina che indica l’argomento di cui si tratta. In tal senso possiamo dire che il titolo della mostra riguarda “il resto” ovvero i soldi spicci, visto e considerato che le opere sono realizzate prendendo come spunto i tagli più piccoli delle monete e delle banconote euro. Guardando al territorio, alla storia sociale ed economica delle comunità, non è possibile non pensare, ad esempio, al termine “pecunia”, una parola latina che indica il denaro e che ha un legame specifico con le attività legate alla pastorizia (pecunia da pecus – pecora, bestiame). Il denaro ha, dunque, una eco universale ed al tempo stesso territoriale, proprio perchè incarnata dalle comunità umane nel loro farsi e trasformarsi continuo.

Come scrive il curatore, Emiliano Dante, nel testo critico: «Piotr sceglie per le sue opere la moneta da un centesimo perché è una moneta pressoché senza valore. Il suo unico fine è l’eufemismo mercantile – in effetti serve solo a dire che un prodotto non costa ben cinque euro, ma solo quattro euro e novantanove. È quindi una moneta fisica dal valore prettamente retorico. Piotr sottopone questa fisicità già intrisa di evanescenza al suo intruglio di acqua, sale e aceto. A questo, come dice lui, ci aggiunge anche il tempo, inteso sia come passaggio delle ore che, talvolta, come passaggio delle nuvole e delle piogge. Attraverso questo processo di deterioramento, le monete non divengono semplicemente stampo e pigmento, ma subiscono anche una traslazione simbolica: diventano ombra, segno, memoria. Dove prima erano resto al supermercato, ora sono resto sulla tela – è una migrazione fisica che è anche una migrazione semantica. Durante questa migrazione, si sostituisce un valore convenzionale, quello economico, con un valore personale, quello estetico. [… ] Tra la sala delle ossidazioni e il ballatoio, in Fondazione abbiamo uno spazio che è sempre problematico negli allestimenti, vista la presenza di librerie, libri e di un transito a L che non è facilissimo da gestire. Qui Piotr ha deciso di mettere una piccola opera costituita da file di calchi in gesso ceramico bianco delle monete da un centesimo. Ai lati, due librerie colme di mucchi di altri calchi identici e altrettanto bianchi, divisi in sedici scaffali, mucchio per mucchio. Nella loro quantità opulenta, queste montagnole di monete ricordano un pochino i tesori dei film di pirati – il che è particolarmente ironico, considerando che, in luogo dell’oro, qui ci sono letteralmente pallide copie di monete già senza valore. Se le ossidazioni mostrano la memoria delle monete, questi mucchietti paiono esserne il fantasma. A fare da contrappunto, nei sedici scaffali della libreria più lunga, Piotr ha disposto in modo piuttosto ordinato i resti di monetine ormai arrugginite e accartocciate, distrutte dall’acqua, dal sale, dall’aceto e, soprattutto, distrutte dal tempo. Dopo i fantasmi, quindi, questi che se ne stanno così allineati e decomposti devono essere i cadaveri. [… ] Nel ballatoio Piotr riprende l’idea di Paesaggio ideale, un’opera di enormi dimensioni che aveva realizzato sulla vetrata dell’Istituto Polacco di Cultura di Roma per Laborioso, Laborioso, Laborioso. Si tratta della riproduzione a matita su lucido del ponte che illustrava le prime banconote da 5 euro, realizzata site-specific per i vetri del ballatoio della Fondazione de Marchis. Se è vero che l’opera è fruibile tanto dall’interno, quanto dall’esterno dell’edificio, è anche vero che solo dall’interno si possono apprezzare i dettagli, mentre solo dall’esterno si può cogliere l’insieme. »

Inaugurazione
Venerdì 13 dicembre 2024 alle ore 18.00,

Immagine in evidenza
Piotr Hanzelewicz – Flumen in clausola (o dell’ultimo pensiero di Danae apre`s l’origine du monde par Courbet) 2024 ossidazione da monete da un cent 180×100 (part.)

Dettagli

Inizio:
venerdì 13 Dicembre 2024
Fine:
domenica 26 Gennaio 2025
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

FONDAZIONE DE MARCHIS
Palazzo Cappa Cappelli - Corso Vittorio Emanuele II, 23
L'Aquila, 67100 Italy
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