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Poeti / Pittori / Poeti – Mostra Collettiva

sabato 18 Novembre 2017 - domenica 17 Dicembre 2017

Poeti / Pittori / Poeti - Mostra Collettiva

sede: Palazzo Banca d’Alba (Alba)
cura: Marco Vallora.

Filippo de Pisis, Franco Fortini, Alfonso Gatto, Mario Lattes, Carlo Levi, Mino Maccari, Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Zigaina.
Artisti del Novecento dalle forme espressive spesso molto differenti, ma accomunati da una caratteristica in particolare: all’inizio della loro carriera hanno sperimentato forme d’arte diverse prima di scegliere quale intraprendere.
Pittori che sono anche poeti e poeti che scrivono attraverso la pittura.
Per indagare questi tratti e gli intrecci tra arte visiva e scrittura poetica in alcune personalità che hanno segnato la storia culturale italiana, la Fondazione Bottari Lattes propone la nuova mostra Poeti / Pittori / Poeti, curata da Marco Vallora presso il Palazzo Banca d’Alba.

“Il titolo della mostra – spiega il curatore Marco Vallora – richiama una circolarità, un volano che evoca un’incertezza feconda tra arte e poesia.
È un fenomeno ovviamente non soltanto italiano, ma in Italia ha avuto alcuni esiti assai curiosi: artisti che all’inizio del loro percorso sono indecisi sulla strada da prendere, se farsi pittori, poeti, musicisti o saggisti.
Il problema è comune a molti artisti europei, basterebbe rileggersi l’epistolario tra Schönberg e Kandinskij.
Si parte dal Beccaccino di Filippo de Pisis, simbolo di una vera amicizia con Eugenio Montale, due artisti nati nello stesso anno (1896), conosciutisi nel 1919 post-bellico.
Nel 1939 Montale invia al pittore, che sa anche essere poeta, una copia delle Occasioni, con dedica.
In risposta, De Pisis gli regala una bellissima beccaccia su sfondo marino, un dono importante, per catturare anche la benevolenza del poeta.
La mostra espone la lettera di Montale a De Pisis, in cui, tra orgoglio e ironia, Montale gli confida: “Lei non lo sa, ma sono anche io pittore, e forse più bravo di lei”.
Accanto a manoscritti di poesie del De Pisis-scrittore, sono esposti libri rari, suoi appunti sulla storia dell’arte, tele che omaggiano il tema del libro, della penna-piuma, del sonetto, oltre alla documentazione della sua amicizia con Marino Moretti, Palazzeschi e Comisso.
E un rarissimo nudino di donna, corredata da una lettera autografa di Ungaretti.
Si passa dunque al Montale-pittore, forse non così brillante nei risultati, ma assai pugnace: incisioni, tele, in dialogo con De Pisis, ma non solo.
Carte, lettere, autografi, fotografie.
Anche Pier Paolo Pasolini, che ha legami profondi con Montale, inizia a Bologna come De Pisis, quale allievo di Roberto Longhi.
La sua passione di storico dell’arte e di pittore non lo abbandona: la filtra nelle poesie, nei saggi, nel cinema.
Con Longhi prepara una tesi sulla pittura ferrarese, che però perde in treno.
Ciò cambia il destino della sua vita, e si laureerà su Pascoli con Calcaterra.
Nella mostra la sua posizione di pittore viene rappresentata da opere, come autoritratti dipinti, disegni o scritti poetici.
Si mette in luce la caratteristica, abbastanza unica, di Pasolini, di dipingere non solo con i colori tradizionali, ma con fondi di caffè, olio, vino.
Di qui si parte alla volta del suo cinema, con spezzoni scelti e montati: Ricotta, Terra vista dalla luna, Che cosa sono le nuvole?, Teorema, Salò.
Personale è il legame di Pasolini con Franco Fortini (Franco Lattes), un poeta difficile e intenso, che diventerà un saggista imprescindibile, critico severo del lavoro pasoliniano.
Pochi sono al corrente che non solo disegnava benissimo ritratti caustici degli amici, su libri e foglietti, ma che era anche un pittore vero, a differenza di Pasolini e Montale, avendo seguito i corsi dell’Accademia.
Mario Lattes, torinese di tradizione ebraica, ha scritto romanzi eccentrici e originali sul tema dell’ebraismo e della guerra (la sua tesi di laurea sul Ghetto di Varsavia è stata pubblicata nel 2016).
Lattes progetta e pubblica per anni una celebre antologia per le scuole con le sue illustrazioni visionarie.
Nella sua pittura omaggia le tematiche dei suoi romanzi, come L’incendio del Regio e Il Borghese di ventura, editi da Einaudi e ripubblicati da Marsilio.
Negli anni Quaranta Lattes pubblica un’importante rivista torinese “Questioni”, cui collaborano autori come Adorno, Simone Weil, Zolla, Abbagnano, Navarro, Albino Galvano, Italo Cremona, con temi nevralgici che si riflettono anche nella sua pittura e che rivelano la sua cultura altra.
A testimonianza del suo rapporto con la casa editrice Einaudi (di cui Fortini, tra l’altro, è autore-traduttore- consulente), sono in mostra alcuni scambi di lettere, in particolare con Calvino.
La mostra coinvolge altresì i nomi della linea del Realismo, come Carlo Levi, amico di Pasolini,  e talvolta in conflitto con lui, grande ritrattista di intellettuali vicini a questi personaggi.
Altri invece volano verso il fantastico visionario: Giuseppe Zigaina, che parte dal Realismo, prima socialista poi immaginifico, in alternativa a Guttuso, e poi aderisce a un suo curioso Realismo spettrale e visionario.
Amico d’infanzia di Pasolini, collaborò a vari suoi film, soprattutto a Medea.
Anche Zigaina è letterato, importantissimo soprattutto per l’attività critico-interpretativa dei testi ultimi di Pasolini, letti in modo originale, secondo l’ipotesi scandalosa di un progetto di suicidio cristologico dello stesso Pasolini.
Anche Alfonso Gatto ebbe rapporti con Pasolini come attore per Il Vangelo secondo Matteo, documentati da foto sul set.
Fondatore di una galleria a Salerno, collezionista di manoscritti e libri rari, era anche pittore (acquerelli, olii, tempere e disegni).
Ha scritto il libro Coda di paglia, che è stato illustrato da Mino Maccari, pittore decisamente fantastico o caricaturale, su una linea politica diversa da Pasolini e Fortini, anarchico e geniale, non incasellabile.
Maccari è in rapporto con Montale, Longhi e Pasolini per il quale disegna un manifesto di Accattone”.

Filippo de Pisis (Ferrara, 1896 – Milano, 1956), pittore e scrittore. È uno tra i maggiori interpreti della pittura italiana della prima metà del Novecento. Inizia adolescente a scrivere poesie, ma si dedica subito anche allo studio della pittura. Scrive prose, liriche e poesie, raccolte in Canti della Croara, in cui la malinconia crepuscolare si alterna alla ricerca di una dimensione cosmica, ed Emporio, entrambi del 1916. Nel 1920 inizia a redigere il saggio La città dalle 100 meraviglie, che sarà pubblicato nel 1923. La visione nostalgica e malinconica presente nelle opere scritte lo porta, nei primi quadri da autodidatta, a connettere la spazialità metafisica delle superfici distese e ben calcolate con una pittura di tocco, di tipo lirico e sensorio. La stagione metafisica si inaugura del tutto dopo l’incontro con Giorgio de Chirico e il fratello Alberto Savinio e Carlo Carrà, non senza l’influenza di Giorgio Morandi (1920-1924). Impiega sovente il collage, secondo una tecnica derivata dal Dadaismo, con intenzioni liriche e non polemiche. Al Futurismo si accosta attraverso Ardengo Soffici e Corrado Govoni, di cui coglie il valore ritmico delle opere. Stabilitosi a Parigi nel 1925 (dove conosce Edouard Manet, Camille Corot, Henri Matisse), amplia il suo timbro cromatico e accentua l’immediatezza e la gestualità del suo tocco grazie agli insegnamenti dell’Impressionismo e dei Fauves. Dipinge nature morte, nudi maschili e immagini di ermafroditi. Sottigliezze coloristiche di tipo nordico compaiono invece nei paesaggi londinesi del 1935 e del 1938. Tornato in Italia allo scoppio della guerra, lavora a Milano (1940-43) e a Venezia (1944- 48). Le ultime opere sono caratterizzate da labili tratti di colore su una tela lasciata in gran parte scoperta. Eugenio Montale definì il suo tratto pittorico e sincopato, “a zampa di mosca”.

Franco Fortini, pseudonimo dello scrittore Franco Lattes(Firenze, 1917 – Milano, 1994), poeta, critico letterario, saggista. Risale al periodo della sua formazione scolastica la scoperta della passione per la pittura e il disegno, che negli anni universitari avrà lo stesso peso di quella per la letteratura e la scrittura, tanto che lo stesso Fortini dirà: “[… ] ho continuato fino a diciotto, diciannove anni a non sapere se la mia vocazione fosse quella del pittore piuttosto che quella dello scrittore”. Rifugiatosi in Svizzera durante la guerra, per ragioni razziali, dopo un tentativo fallito di armare i soldati della propria caserma contro i tedeschi, passa alla Resistenza e partecipa alla Repubblica Partigiana dell’Ossola, prendendo parte alla ritirata e alla fine di quella repubblica, esperienze fondamentali per la sua formazione di uomo e di scrittore. In seguito alla Liberazione, Fortini può tornare in patria. Collabora con “L’Avanti”, “La lettura libera”, “Italia libera” e “Milano sera”. È tra gli scrittori di riferimento dei “Quaderni piacentini”. Prepara con Vittorini ed Albe Steiner “Il Politecnico” e corregge gli articoli dei collaboratori. Tra le sue opere: Foglio di via e altri versi 1946); Una facile allegoria (1954); Paesaggio con serpente. Versi 1973-1983 (1984); Composita solvantur (1994). Celebri i saggi di argomento non solo letterario ma anche politico-culturale: Dieci inverni: 1947-1957 (1959): Verifica dei poteri (1965); I cani del Sinai (1967); Saggi italiani (1974); Questioni di frontiera (1977); Extrema ratio. Note per un buon uso delle rovine (1990).

Alfonso Gatto (Salerno, 1909 – Orbetello, 1976), poeta, scrittore e critico d’arte. Dopo aver abbandonato l’Università di Napoli a causa di difficoltà economiche, pratica diversi lavori. Nel 1936, a seguito del suo dichiarato antifascismo, viene arrestato e trascorre sei mesi nel carcere di San Vittore a Milano. Due anni dopo fonda a Firenze, insieme con lo scrittore Vasco Pratolini, la rivista “Campo di Marte”, che diventa la voce del più avanzato ermetismo e che fa di Gatto uno dei protagonisti della poesia d’amore novecentesca. A partire dal 1943 entra a far parte della Resistenza: le poesie di questo periodo offrono una testimonianza delle idee che animano la lotta di liberazione. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Gatto è inviato speciale de “L’Unità”. Nel 1968 fonda a Salerno la galleria d’arte “Il Catalogo”, con l’intento di presentare alla città quanto di meglio si andava allora proponendo in Italia e non solo, e che divenne luogo d’elezione per generazioni di studiosi ed estimatori d’arte. Tra i volumi di poesia, sono da ricordare Isola (1932), Morto ai paesi (1937), La forza degli occhi (1954), Osteria flegrea (1962), La storia delle vittime (1966), Rime di viaggio per la terra dipinta (1969). Fratello del pittore Alessandro Gatto ed egli stesso acquerellista e disegnatore, negli ultimi anni della sua vita si dedica quasi totalmente alla critica: celebri sono le presentazioni degli amici Guidi, Broggini, Giò e Arnaldo Pomodoro. Sulla sua tomba è incisa una frase dell’amico Eugenio Montale: “Ad Alfonso Gatto per cui vita e poesie furono un’unica testimonianza d’amore”.

Mario Lattes (Torino, 1923 – Torino, 2001), pittore, scrittore ed editore. Nato a Torino. La sua pittura, dopo un iniziale periodo informale, è sempre stata figurativa, con valenze visionarie e fantastiche, tale da evocare illustri discendenze, da Gustave Moreau a Odilon Redon a James Ensor. Capace di dare vita a immagini oniriche, ha sperimentato tecniche e linguaggi eterogenei, con i quali ha espresso il dolore dell’esistenza e la propria rivendicazione di libertà da ogni pregiudizio. La sua opera racchiude momenti d’ispirazione ora astratta, ora espressionista, ora visionaria, per approdare a suggestioni visive, senza mai essere imprigionata in categorie o movimenti. Dagli olii su tela o su carta, alla grafica, fino agli acquerelli, alla tempera e alle tecniche miste, la produzione pittorica si distingue anche per i temi affrontati: le contraddizioni della vita, il dolore e le difficoltà nella quotidianità, le memorie e la consapevolezza della propria frammentata identità, la ribellione alle idee preconfezionate, alla volgarità delle mode. Tanto che il critico d’arte Marco Vallora commentava nel 2008: “Lattes è sempre là dove non te lo attendi, anche tecnicamente”. Del 1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino. Negli anni Cinquanta allestisce personali a Torino, Roma, Milano e Firenze e partecipa con successo a due edizioni della Biennale di Venezia. Segue una regolare attività espositiva in tutta Italia. Dopo la Seconda guerra mondiale si dedica alla casa editrice torinese Lattes, fondata nel 1893 dal nonno Simone. Nel 1953 fonda la rivista “Galleria” che dall’anno seguente, con il titolo “Questioni”, diventa voce influente del mondo culturale piemontese e non solo. Vi partecipano intellettuali italiani e stranieri come Nicola Abbagnano, Albino Galvano e Theodor W. Adorno. Tra il 1959 e il 1985 pubblica diversi di romanzi, tra cui: La stanza dei giochi (Ceschina, 1959), Il borghese di ventura (Einaudi, 1975), L’incendio del Regio (Einaudi, 1976; Marsilio, 2011), L’amore è niente (La Rosa, 1985).

La mostra si inserisce nella attività della Fondazione Bottari Lattes, organizzatrice del premio letterario Bottari Lattes Grinzane – che quest’anno ha premiato Ian McEwan per la sezione La Quercia – e di progetti per far conoscere la figura di Mario Lattes, editore, scrittore, pittore di rilievo e collezionista (tra i suoi autori preferiti Ensor, Füssli, De Chirico, Cézanne, Morandi, de Pisis, alcuni dei quali erano presenti nella sua collezione).

Mostra organizzata dalla Fondazione Bottari Lattes, Poeti / Pittori / Poeti è realizzata in collaborazione e con il sostegno di Banca d’Alba, Regione Piemonte, Cassa di Risparmio di Torino, Cassa di Risparmio di Cuneo, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, con il patrocinio del Comune di Alba e del Comune di Monforte.

Dettagli

Inizio:
sabato 18 Novembre 2017
Fine:
domenica 17 Dicembre 2017
Categoria Evento:
Sito web:
http://www.fondazionebottarilattes.it/

Luogo

PALAZZO BANCA D’ALBA
Via Camillo Benso Conte di Cavour, 4
Alba, 12051 Italia
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