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Premio d’Arte Contemporanea L’Arte che accadrà – II edizione

mercoledì 22 Novembre 2017 - lunedì 22 Gennaio 2018

Premio d’Arte Contemporanea L'Arte che accadrà

sede: Palazzo Fiano (Roma)
cura: Valentina Ciarallo.

L’arte torna protagonista a Palazzo Fiano, edificio quattrocentesco nel cuore di Roma e sede del gruppo Hdrà che mette a disposizione le sale di rappresentanza per il progetto a cura di Valentina Ciarallo, in un percorso espositivo con opere di Giovanni De Cataldo, Stanislao Di Giugno, Davide Monaldi, Matteo Nasini e Guendalina Salini.

Obiettivo finale dell’iniziativa è quello di sostenere l’arte contemporanea italiana e costruire, anno dopo anno, una collezione permanente del gruppo. L’opera che vincerà il Premio “L’Arte che Accadrà 2017” sarà acquistata da Hdrà (si legge accadrà) e si aggiungerà a quella di Marco Raparelli, artista vincitore della prima edizione. A decidere, come lo scorso anno, sarà una giuria composta dai 140 dipendenti che per due mesi saranno a stretto contatto con le opere d’arte all’interno del loro ambiente lavorativo.

Gli Artisti

Giovanni De Cataldo è un giovane artista romano (classe 1990) il cui lavoro si incentra prevalentemente sulla scultura, sperimentandone le differenti potenzialità. Rivolge un’attenzione particolare allo studio di materiali, in campo edile e industriale, dove l’occhio apparentemente non si sofferma, ma che fanno parte del nostro quotidiano. Guardrail stradali, cemento, segnaletiche catarifrangenti, reti arancio utilizzate per transennare aree di lavoro, diventano i soggetti principali su cui l’artista indaga. Sezioni di guardrail vengono così rivestite e impreziosite con feltri dai colori fluo, velluti cangianti, stoffe multicolor, quasi fosse una nuova “pelle” dando vita a singolari sculture come Paolina Borghese e Set Point che dialogano dinamicamente nel contesto storico del luogo.

Stanislao Di Giugno presenta une serie di lavori inediti: grandi tele e piccoli formati a confronto. Le sue opere sono legate tutte da un comune denominatore che è quello di mostrare una percezione diversa della realtà. Lo studio attento dei volumi, delle forme e del colore permette all’artista infinite soluzioni e possibilità al confine tra pittura e scultura. come il gesto semplice e abile della piegatura di un foglio che rivela ai nostri occhi l’illusione materica. Anche sulle grandi superfici, stesure geometriche di colore bianco intenso e nero profondo si sovrappongono e si sottraggono rivelando sfumature di tonalità inattese. Pennellate astratte di un non-finito si caricano della tridimensionalità del fare scultoreo. Su vassoi bianchi, come tavolozze per il colore, l’artista gioca con infinite combinazioni alla ricerca della cromaticità ideale.

Davide Monaldi, attraverso il suo linguaggio caratterizzato dal tratto molto personale, realizza opere fortemente autobiografiche, dove il richiamo alla sua immagine e quella degli oggetti e persone a lui vicine è sempre costante. Lavora la ceramica plasmando la materia con un fare quasi infantile dando vita a una trasposizione tridimensionale dei suoi disegni, evidenziando il suo distintivo tratto grafico permeato di ironia unita ad una sottile vena melanconica. Nell’inedito Ultras, che prende spunto dagli striscioni delle tifoserie da stadio, l’artista carica l’opera di gioia immaginando un prato fiorito di oltre 10:000 fiorellini in ceramica realizzati a mano di colore rosa e azzurro baby, simbolo di tenera unione. Nel coloratissimo medagliere delle Olimpiadi G.O.A.T. , acronimo di Greatest Of All Times, Monaldi utilizza luccicanti placche in ceramica al posto dell’oro. Una serie di mattonelle, appositamente realizzate per l’occasione, quasi come fossero un racconto di storie, si sostituiscono ai fogli per schizzi dei bozzetti preparatori.

Matteo Nasini è anche musicista e lo studio del suono si trasforma in linguaggio visivo. La scelta cromatica nelle sue opere, per lo più scultoree, è per lui immagine sonora, una costruzione armonica, come lo è stato nel passato per Kandinsky, per il quale il colore raggiunge l’anima tanto quanto la musica (“Lo Spirituale nell’Arte”). I suoi lavori riportano al mondo dell’infanzia, sono ludici e poetici allo stesso tempo, sono colorati, realizzati con tessuti morbidi come la lana. Ci si imbatte In le cose non crescono al buio, un grande pungiball da box sospeso, impreziosito di ricami dai toni pastello, che induce il visitatore ad una duplice riflessione: colpirlo o abbracciarlo? Come in un percorso incantato, il passaggio dell’aria fa muovere le corde di Blue Loss, producendo un flebile suono, una scultura sonora che ricorda i mondi fiabeschi. Lo studio degli angoli viene risolto dalla composizione Paesaggio Acre, fili di lana tesi dalle mille sfumature, mentre soffici gomitoli prendono forma sottovetro.

Guendalina Salini interviene in modo site specific nella maestosa Sala degli Specchi. Ispirandosi alla fastosità del salone, utilizzato nel passato come sala da ballo, trasforma la grande specchiera in una finestra sulla città, una veduta di Roma, trasparente ed effimera, si riflette attraverso il gioco di specchi. Di fronte, sulla specchiera gemella, la vanità della bellezza si rivela anche nell’immagine che si sgretola in una moltitudine di coriandoli festosi provocando un’inattesa mise en abyme. È il racconto nostalgico tra passato e presente. Una performance musicale sulle note di Vivaldi, realizzata appositamente per l’occasione, accompagnerà l’intero lavoro rifacendo vivere i fasti dell’epoca. Mentre l’opera Fine delle trasmissioni, che ci riporta al passato, quello della televisione in bianco e nero, si carica di intimità e poesia e conduce a riflettere sull’oggi e sul domani.

Dettagli

Inizio:
mercoledì 22 Novembre 2017
Fine:
lunedì 22 Gennaio 2018
Categoria Evento:

Luogo

PALAZZO FIANO – GRUPPO HDRÀ
Piazza San Lorenzo in Lucina, 4
Roma, 00186 Italia
+ Google Maps
Phone
06 68892401
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