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Riccardo Gemma. Fuori e dentro dal ring
sabato 22 Giugno 2019 - venerdì 12 Luglio 2019
sede: Fourteen ArTellaro (Tellaro, La Spezia).
cura: Gino D’Ugo.
Di cosa siamo fatti? Una verità pregressa della società predispone ad un ordine apparente.
Assolvere la funzione è qualcosa di assolutamente indispensabile per la continuità dell’esistenza quotidiana.
Riccardo Gemma da molti anni si guadagna da vivere con la grafica editoriale con una prevalenza di commissioni dal settore dell’arte.
Ascolta e interagisce alla necessità del lavoro per cui viene coinvolto. Con metodo.
Da anni il suo tavolo di lavoro è un campo di battaglia tra cataloghi, fogli sparsi, revisioni e commissioni da evadere.
Uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo, e farlo bene.
Da anni sul tavolo compaiono anche foglietti sparsi, quadernini e un’agenda dove si libera un’ altra dimensione, quella al di là della funzione.
Un lavoro completamente inedito.
Disegni, schizzi nervosi e immediati, un tratto che a volte scava la carta fino a consumarla, fino a sacrificarla, è il sintomo di un corto circuito che crea un superamento del pudore, scomodo e urlante.
Riccardo Gemma artista ingaggia un corpo a corpo con la realtà liberandosi da una dimensione prevedibile e conosciuta per aprirsi a una visione, tragica, crudele, emotivamente critica, mirata a possedere il reale oltre il reale stesso.
Guardare e descrivere in modo illustrativo o essere nell’espediente esclusivamente formale ha ben poco a che vedere con il mondo emotivo e critico in cui l’arte si rivela.
Il reale più del reale stesso si rivela oltre l’immagine tramite la sensazione, il contrario del definito, del clichè e dello spontaneo, non ha faccia, come gli esseri da lui disegnati, si dirama attraverso il sistema nervoso, il movimento vitale, l’istinto e ci evidenzia l’essere nel mondo.
Il sistema nervoso non fa sconti, e ben distante dalla narrazione e dalla raffigurazione, porta con sè una sensazione accumulata, fonte critica e vitale.
Sulla superficie, dal tratto e dalla sensazione, emergono corpi senza volto, privi di arti, organi di movimento, costretti ad uno spazio precluso, a volte schermato, a volte inserito in uno spazio geometrico, ragionevole costruzione a contenere il troppo, la sofferenza, la crudeltà.
Spesso la parola si dimena dagli organi interni come a cercare il senso, la logica, fuoriesce fuori e dentro dal ring, scomposta, frammentaria, come a evidenziare un fallimento dell’ordine stesso.
E fuori dalla morale, il corpo perfetto non trattiene più la sua compostezza.
Il corpo si è fatto vendetta.