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Roberta Giovannini. A mia madre
sabato 28 Settembre 2024 - giovedì 10 Ottobre 2024
sede: Galleria Arianna Sartori (Mantova).
cura: Arianna Sartori.
“Roberta Giovannini è conosciuta come artista colta e sensibile ed è una scultrice solida, essenziale nella sua capacità di creare e comunicare con le sue opere. La mia convinzione è che Roberta consideri, nella sua azione creativa, gli esseri umani come misura di tutte le cose e che al centro di tutto vi sia la loro istintiva e insopprimibile forza dell’unirsi, nel fondersi come atto generatore della vita, della continuità della esistenza. Nel legno ha trovato la materia più consona, calda e piena di vita cioè di calore e colore e perciò ricca di una forza di attrazione notevole. Le sue creature scultoree si uniscono, si separano e si riuniscono ancora perché ognuna possiede un “Antro” per l’altra: possono sedursi, adescarsi, completarsi, fondersi per una terza vita. E, se vogliamo, anche noi possiamo partecipare con la nostra fantasia all’emozione vitale del loro “movimento”. Roberta Giovannini, evitando la possibile banalizzazione di tale tema, ha trovato con eleganza una “sua” forma di rappresentazione umana imprimendogli una notevole forza plastica capace di un richiamo ad una possibile emozione, anche di gioia giocosa. La raffinatezza, mai estetizzante perché sempre controllata e razionale, come appare anche nei dipinti e nei collages, che sono studi e nel contempo opere autonome in modo completo, attiva a mio parere un moto di avvicinamento al suo mondo creativo che si esprime in un clima ricco di quell’autentica semplicità, la sola che, aspirando alla verità, parla di sentimenti e alla ragione”.
Mario Cadalora
“(…) Non convenzionale il materiale, non già vista la pittura: una sorta di “ricamo”, ottenuto per effetto di sapienti sovrapposizioni di colori acrilici e di resine sintetiche, stabili alla luce, che fa emergere linee sinuose e raffinate, che ricordano le precise ornamentazioni rituali, incrostanti le cupole delle architetture orientali, linee, che, qui diventano un nostalgico rimando a luoghi esotici, ancorché amati e ripercorsi nell’intatta sfera della memoria. Più vicine per il loro caldo colore familiare le lignee forme delle sculture, come delicatamente accarezzate dalla gomma lacca e dalla cera, tuttavia misteriosamente partecipi della mobilità della vita, per quel loro continuo comporsi e ricomporsi in modi nuovi e liberi, secondo la fantasia di chi sta contemplando. Tuttavia, al di là del gioco, cui le forme volentieri inducono, chi le osserva non può non ricordare primordiali archetipi di simboli universali, quali la maternità, la pace, l’amore, oggi troppo spesso traditi e fraintesi, da una comoda morale trasgressiva. Accade così che la nostra artista, proprio perché si serve di materiali relativamente semplici, che, per la loro pregnanza quotidiana, la costringono a confrontarsi con le rigorose leggi della tecnica, possa più sinceramente esprimere la sua “piccola frase”, la cui eco, nello spettatore sensibile non può non evocare ancestrali memorie di sublime profondità”.
Carlo Ceccarelli
Inaugurazione
Sabato 28 settembre alle ore 16.30