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Roberto Steve Gobesso. DecorAzioni – Non legitur e ConTesti

sede: Micro Galleria Fondaco unGiappone (Todi, Perugia).
Le opere esposte indagano le “forme della scrittura”, intese in senso segnico e semantico; sono per lo più decorazioni su carta del XVIII secolo, di piccolo e medio formato (cm 23 x 17 e cm 34 x 23), grafie e calligrafie a tecnica mista: pennarello nero e rosso, biro nera – blu e rossa ā e sigilli in pasta rossa. A volte arricchite con francobolli d’epoca e ritagli di parole crociate.
Questi lavori sono spesso intesi come dei “grammelot” visivi, dei non legitur. Nel linguaggio scenico il “grammelot” non si fonda sull’articolazione in parole, ma riproduce alcune proprietĆ del sistema fonetico di una determinata lingua o varietĆ , come l’intonazione, il ritmo, le sonoritĆ , le cadenze, la presenza di particolari foni, e le ricompone in un flusso continuo, che assomiglia a un discorso e invece consiste in una rapida e arbitraria sequenza di suoni. In questo caso sono una arbitraria e complessa sequenza di segni, di ritmi, di inchiostrazioni.
La locuzione latina “Graeca sunt, non leguntur”, nota anche nella variante “Graecum est, non legitur”, si riscontra in numerosi manoscritti dell’etĆ medievale. L’espressione, che letteralmente significa “ĆØ (scritto) in greco, non si legge”, veniva inserita dagli amanuensi in sostituzione dei passi in lingua greca incontrati nel corso dell’opera di trascrizione. Essi infatti non conoscevano il greco (la cui tradizione si era persa in occidente) e, non essendo in grado di trascriverlo, si limitavano a segnalare la presenza nel testo di tali passi.
Roberto Steve Gobesso, diplomato nel 1979 all’Isia di Urbino, dal 2001 al 2005 ĆØ stato docente e coordinatore allo Ied di Roma; ha insegnato Grafica editoriale all’Isia di Urbino dal 2006 fino al 2021.
Informazioni
info@gobesso.com; 329.7330333
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Dittico – Gobekli-Tepe (part.)